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L’analfabetismo funzionale dei progressisti 
di Ninni Raimondi
 
L’analfabetismo funzionale dei progressisti 
La locuzione “analfabeti funzionali” è il nuovo “must” di una certa sinistra colta (da taluni definita “al caviale”) per definire tutti coloro che hanno difficoltà a capire un brano scritto, interpretandolo a piacimento secondo le proprie influenze ideologiche. È anche analfabeta funzionale chi crede alle bufale trovate su internet, chi condivide articoli senza leggerli, chi ha una visione distorta dei termini in lingua italiana. 
 
Attenzione!  
Soffermiamoci su quest’ultimo punto. I semicolti radical chic, dall’alto del loro piedistallo, sono sempre pronti ad additare come “fascista” e “razzista” chiunque si discosti anche solo di poco dalla via che essi stanno cercando di far percorrere al mondo, la via del pensiero unico mascherato da democrazia libertaria. Eppure, nessuno si prende la briga di leggere attentamente quale sia il significato di queste parole. 
Il razzismo è una teoria parascientifica e politica secondo cui al mondo esistono gruppi etnoculturali diversi secondo una gerarchia definita: ve ne sono alcuni considerati inferiori, che pertanto devono essere sottomessi se non sterminati, ed altri superiori. A livello emotivo ed irrazionale, il razzismo sfocia nella xenofobia, sentimento che a sua volta porta ad episodi di violenza e discriminazione, che vengono giustificati appunto da forzature etiche e biologiche. 
Stando a questa definizione, non può considerarsi razzismo la differenziazione delle etnie e delle culture del mondo. Al contrario, la consapevolezza dell’esistenza del “diverso” è alla base di ogni sentimento nazionale. Abbiamo bisogno anche dell’altro per caratterizzare noi stessi e nessuno ci vieta di vivere in armonia con tutte le culture del mondo, preservandole da una mescolanza forzata tanto cara al cosmopolitismo materialista. 
La chiusura delle frontiere e la difesa della propria base etnica, linguistica, religiosa e culturale non prevede l’odio verso il diverso in quanto tale, ma la lotta contro chi vuole minare questa caratterizzazione nazionale (e spesso non è il diverso a volerla abbattere, ma questo diventa solo uno strumento utilizzato in primis dai mondialisti di casa nostra).  
Ora, salvo forse qualche commento sgradevole di alcuni sostenitori ignoranti, frainteso o ingigantito, abbiamo mai sentito dagli esponenti attuali del sovranismo incitamenti all’odio, alla violenza, alla supremazia razziale? Vi è nei loro programmi di partito la schiavitù o lo sterminio di altri popoli? Hanno firmato un nuovo manifesto della razza? E tutto ciò lo troviamo tra i movimenti del nazionalismo radicale? 
 
Ovviamente, la risposta è no, a meno che non ci si inventi un nuovo significato del concetto di razzismo e di odio, oppure se ne ignori il significato vero senza approfondirlo, atteggiamento tipico dell’analfabeta funzionale. 
La seconda domanda che ci poniamo è questa: possono i partiti sovranisti definirsi fascisti? Tralasciando l’origine dei suddetti movimenti e le trasformazioni subite, non vi è nulla che possa ricondurre al disciolto partito fascista, la cui ricostruzione sarebbe impedita dalla legge. Leggendo i programmi, non vi è traccia delle dottrine in campo economico e sociale che caratterizzarono il PNF prima e il PFR poi, non vi è nemmeno un cenno alla gerarchizzazione dello Stato. 
Definire questi partiti “fascisti” solo in virtù del rapporto con l’immigrazione (aspetto tra l’altro estraneo al fascismo storico) o con altri aspetti tipici del conservatorismo, denota una grande ignoranza di ciò che fu l’ideologia fascista e l’utilizzo del termine per dare un’etichetta ai movimenti sovranisti è oltremodo inappropriato. Appunto, anche questo è da analfabeti funzionali. 
 
Il voler mettere fuori legge certi partiti utilizzando la legge e inventando una connessione inesistente con razzismo e fascismo, può diventare anche pericoloso per la democrazia stessa, anche perché porta a giustificare ogni azione, anche violenta, contro chi razzista e fascista non è.  
L’ignoranza e la malafede di chi dice di combattere l’odio sono i grandi nemici di questo secolo, non il cinquantenne che condivide sulle piattaforme una bufala. 
Licenza Creative Commons  3 Marzo 2020
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