Servizio  
 
 
 
Questo Sito non ha fini di lucro, né periodicità di revisione. Le immagini, eventualmente tratte dal Web, sono di proprietà dei rispettivi Autori, quando indicato.  Proprietà letteraria riservata. Questo Sito non rappresenta una Testata Giornalistica in quanto viene aggiornato senza nessuna periodicità. Pertanto non può essere considerato, in alcun modo, un Prodotto Editoriale ai sensi e per gli effetti della Legge n.62 del 7 Marzo 2001.
 
 
Scarica il PDF della situazione
Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.
Interni
Esteri
Cultura
Parolatio
Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi
Si avvisano i lettori che questo sito si serve dei cookie per fornire servizi e per effettuare analisi statistiche completamente anonime. Pertanto proseguendo con la navigazione si presta il consenso all' uso dei cookie..
Non c’è un complotto del coronavirus 
di Ninni Raimondi
 
Non c’è un complotto del coronavirus. E se c’è non è interessante 
Tra le varie riflessioni che un po’ ovunque si stanno sviluppando sul fenomeno del coronavirus, quelle complottiste sono, al solito, non solo le meno convincenti, ma anche le meno interessanti (anche se imbattibili restano il tizio della zona rossa che accarezza gli alberi per colmare la mancanza di contatti umani e i biglietti con scritto «tutto andrà bene», che in effetti sono nettamente peggio).  
Complottismo, giova ricordarlo, è il nome di un metodo, non di un contenuto. Gli articoli di Repubblica sui troll russi che muovono i fili di qualsiasi fenomeno sovranista nel mondo, per esempio, sono complottisti, mentre uno studio che dimostrasse scientificamente l’esistenza degli alieni non lo sarebbe. Insomma, il complottismo non dipende da quello che si dice, ma dal come lo si dice. Ora, il tratto specifico del metodo complottista è la sovrainterpretazione della realtà. Il «piano», sempre presupposto dai complottisti, va a colmare le lacune e i punti ciechi di una realtà troppo semplice o troppo assurda. In questo senso, il complottismo è l’ideologia antitragica per eccellenza, laddove lo spirito tragico è dato per l’appunto dalla dialettica mai risolta tra caso e volontà, esattamente i due elementi non contemplati nei supposti piani cospirativi. 
 
Altro che complotto 
Torniamo al coronavirus. L’idea che si tratti di un attacco batteriologico da contestualizzare in qualche diatriba geopolitica (contro chi, poi? Cina? Iran? Corea del Sud? Giappone? Italia? Francia? Usa?) non solo ha il non trascurabile difetto di essere sprovvista di prove, ma finisce per farci perdere per strada persino l’aspetto dell’emergenza in corso che più profondamente ci interroga. L’aspetto «filosoficamente» più interessante della crisi sanitaria globale è infatti proprio la sua inspiegabilità, la sua dimensione di assurdità e insensatezza. Che una società complessa e potenzialmente grande quanto il mondo possa bloccarsi davvero per un virus diffusosi casualmente in un mercatino cinese è qualcosa che ci chiama a riflessioni molto più articolate di quanto non lo faccia il solito copione della Spectre alla conquista del pianeta. 
 
Il fiato corto dell’estrema sinistra 
Ci piace immaginare la colossale cospirazione per innalzarci alla sua grandezza, laddove qui è questione di un piccolo, piccolissimo virus che per essere compreso abbisognerebbe di un po’ di senso della terra zarathustriano.  
Lo stesso fiato corto di fronte all’emergenza lo mostra del resto la riflessione che viene dall’estrema sinistra, apparsa nell’occasione particolarmente imbolsita.  
Hanno tirato fuori il solito minestrone di Foucault ribollito sul potere che sfrutta le emergenze per restringere i diritti e controllarci meglio, con punte di negazionismo scientifico francamente costernanti, a conferma del fatto che ormai l’estrema sinistra è solo un’estrema destra con le note a pie’ pagina. La verità è che tutti noi dobbiamo ancora cominciare a pensare il coronavirus. Ma in fondo anche questa sembra una frase da bignami heideggerriano, a proposito di luoghi comuni filosofici. 
Licenza Creative Commons   7 Marzo 2020
2013
2014
2015
2016
2017
2018
2019