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La scuola che accoglie: i genitori contro le limitazioni alla riapertura 
di Ninni Raimondi
 
La scuola che accoglie: i genitori contro le limitazioni alla riapertura 
 
“Abbiamo il dovere di aprire le scuole a volto scoperto e di difenderle con coraggio dal distanziamento dei bambini e dei ragazzi e dall’abuso delle tecnologie a discapito delle relazioni umane”. A dirlo sono i professionisti dell’educazione, riuniti nel movimento “La scuola che accoglie”: insegnanti, educatori, docenti, professori i quali, dopo aver osservato il suicidio della vita civile dovuto alle regole imposte dall’emergenza coronavirus, in vista della riapertura di settembre, hanno inviato a diversi parlamentari il Manifesto per la Scuola, per spiegare agli esperti del comitato tecnico-scientifico che “non è distanziamento di un metro nè aule dove riecheggia l’eco ma guardarsi negli occhi, fare pace dandosi la mano, la carezza tenera della maestra, stare vicini, lavorare in gruppo a un progetto comune mentre digitalizzare gli istituti scolastici con banda ultra-larga non rappresenta una proposta seria e formativa per il Paese”. 
 
Bambini a scuola come automi 
Secondo gli esperti del comitato, invece, sarà del tutto normale, alla ripresa dell’anno scolastico, imparare a mantenere un distanziamento interpersonale di almeno un metro, portare mascherine sulla faccia per ore, evitare di toccarsi, accarezzarsi, darsi spintoni o fare cucù. Ma davvero le famiglie sono disposte a chiedere ai loro figli di adeguarsi ad un modello che pare orientato a farli crescere come automi, costretti a giocare distanziati, parlare da soli alimentando frustrazione e sfiducia? 
 
“Scrivo in qualità di padre, ma, soprattutto in qualità di medico – si legge in una lettera pubblicata su La Repubblica il 24 maggio, indirizzata al dirigente di un istituto di San Lazzaro di Savena – le misure pensate dalla task force di pseudoscienziati facenti capo al Cts, ledono le più semplici e basilari nozioni scientifiche di “Igiene e Microbiologia” che tutti gli studenti di Medicina hanno studiato per sostenere il relativo esame al 2° anno di Facoltà. L’uso di questo DPI è, se usato maldestramente, causa di danni alla salute di chi ne fa uso, comporta il fatto di obbligare l’utilizzatore a respirare la propria anidride carbonica con il conseguente stato di acidosi metabolica  universalmente riconosciuto dalla letteratura medica come l’innesco di molteplici processi patologici fino al cancro. La fisiopatologia del cancro insegna che la cellula tumorale vive, prospera e si riproduce in un ambiente povero di ossigeno, nel mentre l’uso non corretto di DPI determina ipertensione, obnubilamento dei sensi, la crescita di batteri, virus, funghi e abbassamento delle difese del sistema immunitario. Nel caso in cui non fosse possibile fare valere il diritto alla verità e alla libertà, chiedo di continuare ad far effettuare ai miei figli lezioni via web per evitare che si ammalino”. 
 
Costi altissimi e disuguaglianza 
Durante la fase 1, in piena emergenza, in Norvegia, il Norwegian public health institute ha elaborato un rapporto di 60 pagine dove sono stati tracciati tutti i circa 8000 casi di Covid-19, senza trovare un caso chiaro in cui il virus si sarebbe diffuso alla fascia inferiore ai 20 anni. Allo stesso tempo, gli osservatori  hanno notato che la chiusura della scuola ha avuto enormi costi consequenziali per la salute pubblica, per i bambini e le famiglie coinvolte. Analizzando i dati hanno poi dedotto che la chiusura di alcuni servizi sanitari, come ad esempio la fisioterapia o le pratiche del dentista, non erano necessarie. Il rapporto si conclude affermando che le misure messe in campo dalle autorità possono essere irrealistiche e che è meglio imparare a convivere con il virus in modo sostenibile, una modalità da applicare non solo in campo ambientale. 
Chiudere le scuole e privare milioni di studenti del fondamentale diritto costituzionale allo studio è, infatti, insostenibile nonché intollerabile. La chiusura della scuola ha creato disuguaglianze dovute alla disparità dei mezzi e delle capacità, ha privato gli studenti della componente umana, di ciò su cui si fonda il patto educativo tra docente e discente e, lo ripetiamo, del diritto costituzionale allo studio. Nonostante ciò il pool ha proposto misure alienanti come se fossimo ancora nella Fase 1, insistendo sul distanziamento, ordinanza anti umana che in questi mesi ha snaturato la vita sociale ed affettiva delle persone, la loro salute psicologica, prodotto disturbi cognitivi e della sfera affettiva e relazionale in bambini, ragazzi e adulti. 
 
Sarà quindi molto importante in questi tre mesi che precedono l’inizio dell’apertura del nuovo anno scolastico, che le associazioni che si occupano dei diritti delle famiglie, i comitati nati in difesa dei figli (ma dove sono finiti?), i responsabili istituzionali, i politici e le persone di buona volontà, si mettano seriamente al lavoro. E’ imperativo il ritorno alla normalità, mantenendo – queste sì – le buone abitudini di igiene personale che, grazie al virus, abbiamo imparato. Lo dobbiamo soprattutto ai nostri figli e nipoti, a cui non possiamo chiedere indefinitamente di fare altri sacrifici insostenibili. 
Licenza Creative Commons  30 Maggio 2020
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