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Regolarizzazione immigrati, il grande flop della Bellanova. Solo 9.500 le domande 
di Ninni Raimondi
 
Regolarizzazione immigrati, il grande flop della Bellanova. Solo 9.500 le domande 
 
Doveva essere la panacea contro tutti i mali, dall’ingiustizia sociale al lavoro in nero. Invece la manovra “sudore e lacrime” (della Bellanova) tanto spinta dal ministro dell’Agricoltura per regolarizzare circa 600mila immigrati clandestini sembra essere un bel flop. A fronte di centinaia di migliaia di richieste di regolarizzazione stimate, ne sono arrivate meno di 10mila. 
 
Bellanova: “Non importa il risultato, non è un flop” 
“Questa norma costruisce condizioni per la giustizia sociale: quale che sia il risultato, non sarà mai un flop. Fosse anche una sola la persona che viene strappata all’invisibilità e a condizioni di lavoro oscene, lo considero comunque un successo. Per me è sempre stato chiaro: mai con la mafia dei caporali”: dice così il ministro Teresa Bellanova in un’intervista a Repubblica. Insomma, non importano i numeri, importa … il sentimento. 
 
Solo 9.500 richieste a fronte delle 600mila previste 
Rimane il fatto che, secondo le previsioni della Bellanova, dovevano essere regolarizzati fino a 600 mila lavoratori in nero. Ad oggi, però, le domande sono state 9.500: “Ho registrato il fabbisogno di lavoro stagionale indicato dalle organizzazioni agricole tra i 270 e i 350 mila lavoratori. E ho affermato, sulla scorta dei dati di molti Osservatori indipendenti, l’esistenza nel nostro paese di circa 600 mila invisibili. Nel lavoro di cura e domestico, in altri settori, costretti a vivere in insediamenti informali, alla mercé del caporalato e del lavoro nero che significa spesso riduzione in schiavitù”. Tuttavia, visto che il “boom” di richieste è ben lontano dall’arrivare, pare che questa non sia stata la giusta manovra per mettere un freno ai fenomeni di cui parla la Bellanova. 
 
Denuncia “delegata” ai datori di lavoro 
Anche perché questa dichiarazione costituirebbe una sorta di “autodenuncia” per chi tiene i propri braccianti in nero, cosa che non molti sembrano disposti a fare. Ma la Bellanova non ha orecchie per sentire: “E’ interesse di tutti garantire l’emergere del lavoro irregolare, italiano e straniero. In quest’ultimo caso per ragioni legate all’emergenza e alla sicurezza sanitaria loro e nostra, e perché solo svuotando la platea del lavoro sommerso e clandestino si toglie acqua ai caporali e alla concorrenza sleale che avvelena e inquina i rapporti. È necessaria una informazione quanto più corretta e capillare possibile rivolta a questi lavoratori. Chi di dovere si muova di conseguenza. La norma non va boicottata ma sostenuta“. E chi è di dovere, se non il governo? 
 
Poca chiarezza e poco tempo 
Secondo Europa Today, sono non poche le criticità legate alla chiarezza e alle tempistiche con cui questo decreto di “regolarizzazione” è andato in porto: il decreto attuativo è stato infatti pubblicato di notte il 29 maggio e apertura delle domande 48 ore dopo. Nessuno (Caf compresi) ha avuto il tempo di capire come usufruire di questa manovra, e questa “sanatoria” di fatto è delegata al buon cuore dei datori di lavoro che si devono attivare essi stessi per la regolarizzazione. Insomma, un insieme di problematiche che già abbiamo riscontrato molte volte nelle manovre e nei decreti di questo governo. 
 
Lega: “La Bellanova si dimetta” 
“Ci avevano detto che la sanatoria sarebbe servita all’agricoltura. E invece le richieste di regolarizzazione degli immigrati in ambito agricolo sono solo poche centinaia in tutta Italia” dichiara Fabio Rolfi, assessore regionale lombardo all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi.  “Il Governo” continua Rolfi “continua ad ascoltare solo i sindacati e non le associazioni agricole di categoria che chiedono la reintroduzione dei voucher per la regolarizzazione del lavoro stagionale, tagli decisi alla burocrazia e fondi adeguati per le filiere in crisi”. Silvia Scurati, consigliere regionale lombardo della Lega, è d’accordo col collega: “Se il ministro Bellanova fosse coerente avrebbe già rassegnato in silenzio le proprie dimissioni. Meno di 10mila richieste di regolarizzazione, con il racket che la sta facendo evidentemente da padrone e con il rischio di aumento del lavoro in nero. Dove sono finiti tutti i lavoratori irregolari di cui il Ministro blaterava, come se i nostri imprenditori agricoli fossero tutti degli sfruttatori di manodopera in nero?” 
Licenza Creative Commons  10 Giugno  2020
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