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Legalizzazione delle droghe leggere? 
di Ninni Raimondi
 
La legalizzazione delle droghe leggere? Un favore al capitale 
Si torna ciclicamente a parlare, nel nostro Paese, del “problema” della legalizzazione delle droghe leggere. Ho volutamente posto tra virgolette l’espressione, dacché, invero, come usa dire, i problemi sono altri. E sono precipuamente quelli legati al lavoro e ai diritti sociali, dei quali la ragion liberista sta con solerzia facendo strame indisturbata: e ciò mentre tutti, giust’appunto, si accapigliano intorno a problemi che non sono tali; o, meglio, che sono problemi, in un altro senso, poiché dividono e distraggono le masse in fase di pauperizzazione organizzata dalla classe dominante no border. Com’è evidente, mentre in basso si guerreggia orizzontalmente tra legalizzatori e proibizionisti, in alto i padroni del caos fanno indisturbatamente i loro affari, portandoci via fino all’ultimo diritto. Nihil novi sub sole. 
 
Lo diceva già Costanzo Preve 
Ha buoni argomenti sia chi è per il proibizionismo, sia chi è per la legalizzazione. Ma non è questo il punto. Il vero punto lo inquadrò splendidamente, e con la consueta sua lucidità, il mio maestro Costanzo Preve, che così scriveva nella sua “Storia critica del marxismo” (2007): “Il nuovo potere è flessibile, non rigido. Esso deve liberalizzare tutto, dal sesso all’uso delle droghe, e soprattutto deve demolire ogni autorità, da quella paterna a quella religiosa e persino quella del merito professionale, in modo che si possa fare posto per l’unica autorità legittima, l’Autorità della Merce, che non ha né razza né lingua, né religione né filosofia”. 
 
Un mondo senza limiti né autorità 
È proprio questo, in effetti, il punto decisivo per inquadrare la questione. Un punto già del tutto chiaro a Pasolini, invero. Il nuovo potere non è più restrittivo e autoritario. È, invece, edonista e consumista: deve abbattere ogni limite e ogni autorità, perché la merce non conosce limiti e autorità. E un mondo ridotto a merce è un mondo, per definizione, senza limiti e senza autorità, con annessa liberalizzazione individualista dei costumi e dei consumi. Tutto deve essere possibile per l’individuo consumatore, a patto che egli possa economicamente permetterselo. O, se preferite, in astratto tutto è possibile e, in concreto, puoi quanto può il valore di scambio del quale disponi. Ecco perché per il capitale anche la droga deve essere liberalizzata. E presto lo stesso sarà per tutte quelle realtà – poche, a dire il vero – che ancora non sono state “liberalizzate”, cioè riconfigurate in merci disponibili per consumatori a volontà di potenza consumistica smisurata. 
Licenza Creative Commons  10 Luglio  2020
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