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“Defund the police”: dagli Usa l’ennesima iniziativa pseudo-progressista 
di Ninni Raimondi
 
“Defund the police”: dagli Usa l’ennesima iniziativa pseudo-progressista 
 
Abbiamo bisogno della polizia, senza poliziotti la situazione peggiorerà”: così ha tuonato ai microfoni di Fox News il nonno di Davon McNeal, il ragazzino afroamericano di 11 anni ucciso durante una sparatoria a Washington DC. In seguito alla morte di George Floyd un’ondata di proteste ha travolto gli interi Stati Uniti. Mentre buona parte dei manifestanti ha portato avanti le proprie istanze pacificamente, molti hanno preferito usare la violenza in maniera sistematica, soprattutto contro negozi e attività commerciali di cittadini inermi. Tuttavia entrambe le fazioni si sono mostrate favorevoli allo slogan ‘Defund the police’, traducibile in italiano con ‘togliamo i fondi alla polizia’. 
 
Ridurre i fondi alle forze di polizia? 
Se da una parte i più radicali vorrebbero un vero e proprio smantellamento dei dipartimenti, con conseguenze disastrose per la collettività, in linea di massima i manifestanti auspicherebbero una forte riduzione dei fondi erogati alla polizia, in modo da destinarli ad attività socialmente utili. Purtroppo però, come è già successo molteplici volte nell’ultimo mese, queste iniziative pseudo-progressiste vanno a scontrarsi con la realtà dei fatti. 
 
Secondo un recente sondaggio pubblicato dal Pew Research Center, il 73% degli statunitensi è contro il taglio dei fondi destinati alle forze dell’ordine e circa il 60% degli afroamericani ritiene che i fondi in questione debbano rimanere inalterati se non aumentati. Inoltre 7 persone su 10 sembrerebbero “abbastanza/molto soddisfatte” dal lavoro della polizia locale. Insomma, l’avversione per le forze dell’ordine tanto propagandata dai media, spesso attraverso video amatoriali falsi e manipolati, sembra essere un fenomeno molto più contenuto di quanto si voglia far credere. 
 
I sostenitori del “defund the police” ritengono in aggiunta che l’aumento dei finanziamenti alla polizia non abbia col passare del tempo provocato un abbassamento del numero di reati perpetrati. Dati alla mano, il Bureau of Justice Statistics ha invece stimato che i crimini violenti e i reati contro la proprietà privata negli ultimi 30 anni si siano più che dimezzati. Pur non esistendo una correlazione empirica, se non dettata dal buon senso, una maggiore presenza della polizia porterebbe inoltre ad una diminuzione dei crimini, più in particolare secondo diversi studi aumentando gli agenti in servizio del 10% si riscontrerebbe un calo dei reati del 3-4% circa. 
 
Tagliare i finanziamenti pubblici alle forze dell’ordine sarebbe d’altronde controproducente nel medio e lungo termine. Investire sulla polizia significa infatti avere per strada agenti più preparati fisicamente e psicologicamente, e soprattutto capaci di affrontare situazioni pericolose e stressanti. Se si decidesse di punto in bianco di non stanziare più risorse per addestrare gli agenti, tragedie come quella di George Floyd avverrebbero senza dubbio con molta più frequenza. Al tempo stesso diminuire la presenza della polizia, soprattutto nelle zone più a rischio, potrebbe far sprofondare intere città nell’anarchia, esattamente come è successo nella “CHOP/CHAZ zone”, dove interi quartieri sono stati ‘liberati’ dalla polizia e auto-governati per intere settimane da sedicenti attivisti antirazzisti. Risultato (tralasciando i danni ai negozi, alle proprietà e i furti): quattro sparatorie e un morto, tra l’altro afroamericano. 
 
“Defund the police” uguale più criminalità 
Un‘ulteriore problematica che graverebbe pesantemente sulla collettività nel caso in cui venisse seguita la linea ‘Defund the police’ è la cancellazione di tutte quelle attività di promozione sociale che quotidianamente aiutano i ragazzi delle comunità più povere, specialmente quelle afroamericane, a non entrare nei giri della malavita. Inoltre verrebbero meno le centinaia di iniziative sportive, scolastiche ed culturali che avvicinano i cittadini al mondo della polizia, e che permettono di accrescere la fiducia verso le istituzioni (oltre a ridurre notevolmente i crimini). 
 
Non si può di certo nascondere che negli Stati Uniti ci sia un problema con le forze di polizia, anzi è senza dubbio necessaria una riforma seria e costruttiva, ma è al tempo stesso sbagliato scaricare miopemente tutte le colpe sulle spalle dei singoli poliziotti senza porsi qualche domanda sull’origine dei problemi e sulla validità del sistema individualista americano stesso. In aggiunta, è insensato tagliare i finanziamenti destinati alla gestione della sicurezza interna senza intaccare quelli che ogni anno vengono spesi per esportare democrazia in decine di Paesi nel mondo. Solo nel 2019 la spesa militare degli Usa ha toccato la cifra di 649 miliardi di dollari: non sarebbe quindi meglio ridurre i fondi con cui si bombardano i civili in Siria piuttosto che quelli usati per proteggere i cittadini dalla criminalità? 
Licenza Creative Commons  3 Agosto 2020
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