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Infanzia bruciata: il coronavirus è solo la punta dell’iceberg 
di Ninni Raimondi
 
 
 
                  
 
Infanzia bruciata: il coronavirus è solo la punta dell’iceberg 
 
Potremmo trascorrere ore a dibattere quanto ai bambini della società attuale: complice la globalizzazione, come il liberismo tecnologico, il mondo contemporaneo ha prodotto classi infantili (teoricamente) più avanzate, quanto differenti e per certi versi preoccupanti, rispetto a quelle dei decenni precedenti. Non occorre una cultura pedagogica per comprendere che la condivisione degli spazi e l’interazione con i coetanei, al pari della formazione scolastica, siano fondamenta da cui si sviluppi in seguito la totale crescita dell’infanzia. Eppure famiglie, enti scolastici e classe politica attuali sembrano non aver comprensione che determinate situazioni, ultima in ordine cronologico quella del coronavirus, rischino di comportare danni caratteriali e profondi traumi, che si presenteranno poi in periodo adolescenziale. 
 
I danni del lockdown 
L’emergenza sanitaria, complice l’incompetenza del governo in carica in Italia, ha costretto tutti nelle mura domestiche per quasi tre mesi. Migliaia di bambini sono stati catapultati dalla normalità della lezione giornaliera scolastica, o del corso di calcetto pomeridiano, ad una lontananza forzata, ed improvvisa, da tutto ciò che per loro significasse importanza e routine. In più per ragioni incomprensibili data l’età. Eppure diversi esperti avevano messo in guardia quanto ai rischi che tale azione potesse comportare: lo psichiatra Alessandro Meluzzi, in pieno lockdown, denunciò che lunghi periodi di costrizione in ambienti talvolta stretti, ed una cessazione della vita sociale, avrebbero danneggiato in maniera ragguardevole la psiche dei più piccoli. 
 
Denunce del genere non hanno però sortito gli effetti sperati: i bambini non hanno ricevuto permessi speciali per poter evadere dalle proprie case, accompagnati da un genitore, senza avere così alcuna possibilità di svago e rilassamento, certamente necessario visto il momento senza precedenti. 
 
Il caos sulla riapertura della scuola 
Il tema della scuola, tralasciato colpevolmente in Italia, a differenza di altre nazioni, non ha ancora trasmesso chiarezza, specialmente alle famiglie: dalle assurde proposte di plexiglas tra i banchi, si è passati alle gare per i banchi a rotelle fino alle mascherine obbligatorie dai 6 anni in avanti. Appare allucinante dover constatare che, in nome della difesa da un virus con bassissima (e praticamente assente per l’infanzia) mortalità, si sia pronti a forzare un bambino a dover portare una mascherina per ore, così come lo si voglia dividere dal compagno di banco, figura di fondamentale apporto amichevole e formativo. Il tutto tramite distanziamento sociale, che finirà per ammazzare psichicamente una società come la nostra già turbata da crisi economiche che non ha tardato a trasformarsi in crisi di valori. 
 
 
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      Grazie per aver letto 
 
          
           Ninni Raimondi 
Licenza Creative Commons  26 Agosto  2020
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