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Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi
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Origine del Covid 
di Ninni Raimondi
 
Origine del Covid, ora l’Oms mette in dubbio il rapporto Oms 
 
Un capolavoro di disorganizzazione mondiale. L’Oms se la prende con l’Oms per l’indagine dell’Oms sull’origine del Covid. “Anche se la squadra” di esperti dell’Oms mandati in Cina “ha concluso che una fuoriuscita da un laboratorio sia l’ipotesi meno probabile, questa richiede ulteriori indagini, potenzialmente con nuove missioni che includano esperti specializzati, che sono pronto a dispiegare”. E’ quanto dichiarato dal direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, l’etiope Adhanom Ghebreyesus. 
 
Il rapporto dell’Oms sull’origine del Covid 
L’Oms ha infatti inviato i propri esperti in Cina per appurare come e da dove ha iniziato a diffondersi il virus che da oltre anno sta mettendo in ginocchio il mondo. Una missione che avrebbe dovuto fugare ogni dubbio o quantomeno stabilire l’origine più probabile della pandemia. Così, subito dopo la missione in questione, l’Oms ha messo a punto un rapporto in cui si precisa che la trasmissione del Covid-19 è avvenuta a partire da un pipistrello, attraverso un altro animale, per poi arrivare all’uomo. E nello stesso documento redatto, come rivelato in esclusiva dall’Associated Press, gli esperti inviati in Cina precisano che è “estremamente improbabile” la fuga del virus da un laboratorio. 
 
Insomma alla fine, nonostante i diversi punti ancora da chiarire, il team dell’Oms non aveva fatto altro che ribadire il passaggio del Covid dall’animale all’uomo. Chiudendo quindi all’ipotesi di una fuga dall’ormai celebre laboratorio di Wuhan a lungo al centro di sospetti e congetture. Si tratta di pura e semplice zoonosi, fine delle polemiche e passo avanti rispetto all’indagine di febbraio scorso. 
 
La piroetta dell’Oms 
E invece ecco che la stessa Organizzazione mondiale della sanità compie una piroetta nell’arco di 48 ore che neppure un derviscio danzante della comunicazione. Non per dire totalmente il contrario di quanto scritto nel rapporto, certo, ma per mettere in dubbio l’attendibilità della sua stessa ricerca in Cina. 
 
Questo perché, secondo il direttore generale dell’Oms, probabilmente Pechino non ha messo a disposizione tutti i dati in suo possesso ai ricercatori inviati sul posto. E chi l’avrebbe mai detto? E noi che avremmo puntato un fiorino sulla totale trasparenza cinese. “Mi aspetto che i futuri studi collaborativi includano una condivisione dei dati più tempestiva e completa”, dice Ghebreyesus. “Sarà comunque necessario avere accesso a tutti i luoghi appropriati e a tutti i dati disponibili”, fa notare l’Ue. 
 
Mentre in una nota congiunta di Stati Uniti e 13 Paesi alleati si sottolinea come la missione dell’Oms in Cina sia “stata notevolmente ritardata e non ha avuto accesso a dati e campioni completi e originali“. Possibile, anzi per dirla con l’Oms si può anche pensare che sia “estremamente improbabile” che Pechino abbia messo a disposizione tutti i dati. Sta di fatto però che l’Oms è riuscita a contraddirsi per l’ennesima volta, generando ulteriore confusione su una questione che continua ad essere dibattuta dopo oltre un anno. Un capolavoro di cialtronaggine. 
 
2 Aprile 2021