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a cura di Ninni Raimondi 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La Costituzione degli 
Stati Uniti d'America 
 
 
La Costituzione degli Stati Uniti d'America è la legge fondamentale degli Stati Uniti d'America. Il testo, che originariamente comprendeva sette articoli, delinea la struttura di governo nazionale.  
 
I suoi primi tre articoli incarnano il concetto democratico basilare della separazione dei poteri, per cui il governo federale è diviso in tre rami: il potere legislativo, costituito dal Congresso degli Stati Uniti (articolo I); il potere esecutivo, composto dal Presidente degli Stati Uniti d'America e dal suo gabinetto di governo (Articolo II); e il potere giudiziario, composto dalla Corte Suprema degli Stati Uniti d'America e da altri tribunali federali (Articolo III). L'articolo IV, l'articolo V e l'articolo VI incarnano i concetti del federalismo, descrivendo i diritti e le responsabilità delle legislature dei singoli stati federati degli Stati Uniti d'America, e della loro relazione col governo federale e il processo condiviso di emendamento costituzionale. L'articolo VII stabilisce la procedura successivamente utilizzata dalle originali Tredici colonie per la ratifica. 
 
La Costituzione venne completata nel settembre 1787 dalla convenzione di Filadelfia e ratificata nel giugno 1788. Entrò in vigore nel marzo 1789 e da allora è stata modificata 27 volte, per soddisfare le esigenze di una nazione che è profondamente cambiata nel corso dei secoli. In generale, i primi dieci emendamenti, noti collettivamente come Bill of Rights (la "Carta dei Diritti"), offrono protezioni specifiche per le libertà e la giustizia relative agli individui e pongono restrizioni ai poteri del governo. La maggior parte dei diciassette emendamenti successivi ampliano ulteriormente le protezioni dei diritti civili individuali.  
 
Altri affrontano questioni relative all'autorità federale o modificano i processi e le procedure del governo. Tutte e quattro le pagine della Costituzione originale sono scritte su pergamena. 
 
Secondo il Senato degli Stati Uniti: "Le prime tre parole della Costituzione—«We the People» ("Noi, il Popolo")—affermano che il governo degli Stati Uniti esiste per servire i suoi cittadini. Per oltre due secoli la robusta Costituzione è rimasta in vigore perché i suoi autori hanno sapientemente separato ed equilibrato i poteri dello stato così da salvaguardare gli interessi della maggioranza, i diritti delle minoranze, delle libertà e dell'uguaglianza, del governo federale e di quelli dei singoli stati".  
 
È la prima, e più antica, costituzione scritta e codificata in vigore ancora oggi e la sua stesura ed entrata in vigore hanno segnato un momento di enorme importanza nella storia della democrazia che ha influenzato le successive costituzioni di molte altre nazioni. 
 
 
 
 
Storia 
 
Dopo la guerra d'indipendenza, i tredici stati formarono inizialmente un governo centrale molto debole in base agli Articoli della Confederazione.  
 
Questo governo non aveva, ad esempio, alcun potere di imporre tasse poiché non aveva l'organizzazione necessaria a far rispettare i pagamenti. Non poteva nemmeno controllare i commerci tra gli stati, per cui si venne a creare una serie di leggi tributarie e di tariffe in conflitto tra i vari stati. Inoltre, gli Articoli richiedevano il consenso unanime di tutti gli stati prima che potesse essere attuato qualsiasi cambiamento.  
Gli stati prendevano il governo centrale con tale leggerezza che i loro rappresentanti erano spesso assenti e la legislatura nazionale veniva di frequente bloccata, anche su questioni marginali, a causa della mancanza di un quorum. 
 
A seguito di questi problemi, venne indetta una convenzione, a causa di una disputa territoriale tra Virginia e Maryland, per vagliare la possibilità di emendare gli articoli e rafforzare il governo federale. L'ordine del giorno prevedeva solo l'emendamento di quegli articoli, ma il comitato ignorò le sue limitazioni. La Convenzione si riunì a Filadelfia, Pennsylvania, nell'estate del 1787, votò subito per tenere segrete le delibere e decise la stesura di un nuovo modello di governo, stipulando infine che solo 9 stati su 13 avrebbero dovuto ratificarlo per farlo entrare in vigore.  
Tutto ciò venne criticato in quanto andava ben oltre il mandato della Convenzione, oltre a essere fuori dalla legalità, ma la paralisi del governo degli Articoli della Confederazione era evidente e si concordò di sottoporre la proposta agli stati nonostante le eccezioni sollevate. Il 17 settembre 1787, la Costituzione venne completata e firmata a Filadelfia e il nuovo governo da questa prescritto entrò in funzione il 4 marzo 1789, dopo che in molti stati ci fu un'aspra lotta sulla ratifica. Queste dispute portarono alla creazione di una Costituzione basata sul compromesso tra i diversi stati e le diverse fazioni politiche. 
 
Nel 1776 Benjamin Franklin contribuì alla stesura della dichiarazione di indipendenza americana. Nel 1787 partecipò alle riunioni in cui venne stilata la costituzione statunitense, il documento che rimpiazzò gli articoli della confederazione. Fu l'unico dei Padri Fondatori a partecipare alla stesura di tutti e tre i principali documenti degli Stati Uniti d'America. Uno dei modelli ispiratori per Benjamin Franklin e la Costituzione statunitense fu "La Scienza della Legislazione" del napoletano Gaetano Filangieri, con il quale aveva una fitta corrispondenza. 
 
La Costituzione statunitense si definisce come "legge suprema del Paese". Le corti hanno interpretato la frase in questo senso: quando le leggi (incluse le costituzioni dei singoli Stati) che sono state approvate dalle legislature statali, o dal Congresso (nazionale), vengono ritenute in conflitto con la Costituzione federale, tali leggi sono nulle e prive di effetto. Le decisioni della Corte suprema nel corso di oltre due secoli hanno ripetutamente confermato e rafforzato questa dottrina della "supremazia costituzionale" (o "clausola di supremazia"). 
 
In base alla Costituzione, l'autorità ultima, politica e governativa, è affidata all'elettorato statunitense, che può cambiare la legge fondamentale, se lo desidera, emendando la Costituzione o, come caso estremo, stilandone una nuova. Il popolo comunque non esercita questo diritto in maniera diretta, ma delega gli affari quotidiani del governo ai funzionari pubblici, sia eletti sia nominati, alcuni dei quali sono previsti dalla Costituzione. 
 
Il potere dei funzionari pubblici è limitato. Le loro azioni ufficiali devono essere conformi alla Costituzione e alle leggi fatte in accordo con essa. I funzionari eletti possono mantenere il loro ufficio solo se rieletti a intervalli periodici. I funzionari nominati prestano servizio, in genere, a piacere della persona o autorità che li ha nominati, e possono essere rimossi in qualsiasi momento. L'eccezione a questa pratica è la nomina a vita, da parte del Presidente, dei giudici della Corte Suprema e di altri giudici federali. Lo scopo di questa eccezione è di rendere questi incarichi liberi da obblighi o influenze politiche. 
 
 
I principi del Governo 
 
Pure se la Costituzione è cambiata sotto molti aspetti fin dalla sua prima adozione, i suoi principi base sono ancora gli stessi del 1787. 
 
Esistono tre rami principali di governo — potere esecutivo, potere legislativo, e potere giudiziario — separati e distinti l'uno dall'altro. I poteri dati a ogni ramo sono bilanciati e controllati dai poteri degli altri due: ogni ramo controlla così i potenziali eccessi degli altri. 
Gli Stati Uniti hanno una struttura federale. I poteri elencati nella Costituzione sono dati al governo federale, mentre tutti gli altri poteri non indicati rimangono ai singoli stati. 
 
La Costituzione, insieme alle leggi emesse secondo i suoi dettami e i trattati firmati dal Presidente e approvati dal Senato, è al di sopra di tutte le altre leggi, atti esecutivi e normative. Fin dal caso Marbury v. Madison, il potere giudiziario degli Stati Uniti è stato attivo nel processo di judicial review. Ciò significa che le corti federali esaminano le leggi emesse e, nel caso le ritengano incostituzionali, possono disapplicarle. Inoltre esaminano anche gli atti dei pubblici ufficiali — incluso il Presidente stesso (United States v. Nixon). 
Il popolo ha il diritto di cambiare la sua forma di governo nazionale con i mezzi definiti dal quinto articolo della Costituzione stessa. 
 
Le modifiche 
Ci sono due sistemi per emendare la Costituzione: il primo prevede la votazione a maggioranza di due terzi di ciascun ramo del Congresso, mentre il secondo prevede che il potere legislativo di due terzi degli Stati che compongono l'Unione richieda al Congresso la preparazione di una "convention nazionale", nella quale discutere dei possibili emendamenti. Fino a oggi, è stato solo il Congresso a proporre emendamenti. In entrambi i casi, comunque, prima di entrare a far parte della Costituzione, le proposte di emendamenti devono essere ratificate da tre quarti degli Stati federati, e una volta accettate vengono poste in calce alla carta costituzionale, senza modificarla direttamente. 
Gli autori della Costituzione erano consci che modifiche sarebbero potute rendersi necessarie nel corso del tempo. Per tutelarne al contempo la stabilità, tuttavia, tali modifiche non avrebbero dovuto essere troppo semplici da apportare. Nel bilanciare le modalità di emendamento, requisiti troppo rigidi di unanimità non avrebbero dovuto bloccare un'azione desiderata dalla vasta maggioranza della popolazione. La loro soluzione fu di escogitare un processo duale con il quale la costituzione potesse essere cambiata. 
 
La prima opzione deve prendere il via dal Congresso, il quale, con due terzi del voto (con un quorum) in ogni camera, può dare il via a un emendamento. In alternativa, le legislature dei due terzi degli stati possono chiedere al Congresso di indire una convenzione nazionale per discutere e stilare gli emendamenti. In entrambi i casi, gli emendamenti devono avere l'approvazione delle legislature o delle convenzioni di tre quarti degli stati esistenti, prima di diventare parte della costituzione. Alcuni ritengono che i cambiamenti demografici negli Stati Uniti, in particolare la grande disparità tra la popolazione degli stati, ha reso la costituzione troppo difficile da emendare, con stati che rappresentano appena il 4% della popolazione che sono teoricamente in grado di bloccare emendamenti desiderati da oltre il 90% dei cittadini statunitensi; altri invece ritengono che risultati così estremi possano verificarsi con estrema improbabilità. A ogni modo, qualsiasi proposta di cambiare il metodo di approvazione degli emendamenti richiede un emendamento della costituzione. 
 
Oltre al processo di modifica diretta della Costituzione, l'effetto pratico di delle sue statuizioni può essere conseguito per decisione giudiziaria. Gli Stati Uniti sono un paese che adotta la common law, e le corti sono obbligate a seguire i precedenti stabiliti nei casi passati. Comunque, quando una decisione della Corte Suprema chiarifica l'applicazione di una parte della Costituzione alla legge comune, l'effetto è quello di stabilire il significato di tale parte per tutti gli scopi pratici. Non molto dopo l'adozione della Costituzione, nel caso Marbury v. Madison del 1803, la Corte Suprema stabilì la dottrina della revisione giudiziaria, che consiste nel potere della corte di esaminare la legislazione e altri atti del Congresso, per deciderne la costituzionalità. 
 
La dottrina abbraccia inoltre il potere della Corte suprema di spiegare il significato di diverse disposizioni della costituzione, chiarendo il modo in cui si applicano a casi particolari portati davanti alla corte. Siccome tali cause riflettono cambiamenti nelle condizioni legali, politiche, economiche e sociali, ciò fornisce in pratica un meccanismo per adattare la costituzione al di fuori degli emendamenti. Nel corso degli anni, una serie di decisioni giudiziarie, su questioni che vanno dalla regolamentazione governativa di radio e televisione, ai diritti dell'accusato in cause penali, hanno avuto l'effetto di modificare quello che era il significato precedentemente inteso di molte clausole costituzionali, senza portare alcun cambiamento al testo della costituzione stessa. 
 
La legislazione del Congresso, approvata per implementare le condizioni previste dalla Costituzione o per adattare tali implementazioni alle mutate condizioni, amplia anch'essa, e in modo sottile cambia, il significato della Costituzione. Fino a un certo punto, le regole e i regolamenti delle diverse agenzie del governo federale hanno un effetto simile. In caso di obiezione, la verifica in entrambi i casi è se, nell'opinione delle corti, tali legislazioni e regolamenti si conformano al significato della Costituzione. 
 
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Struttura 
 
 
Preambolo 
Il preambolo alla Costituzione degli Stati Uniti consiste di una singola frase che introduce il documento e i suoi scopi. Il preambolo in sé non garantisce alcun potere né inibisce alcuna azione. Esso spiega solamente la logica dietro alla Costituzione. Il preambolo, in particolare nelle sue prime tre parole, «We the People» ("Noi, il Popolo") scritte più in grande rispetto al resto del testo, è una delle sezioni più citate della Costituzione. 
 
Gli articoli 
Il resto della Costituzione consiste di sette articoli; la loro separazione riflette, in generale, l'idea della separazione dei poteri per non affidarli a un'unica persona. 
 
Articolo I 
L'articolo I stabilisce la branca legislativa del governo, il Congresso degli Stati Uniti d'America, che comprende la Camera dei Rappresentanti e il Senato. L'articolo stabilisce il metodo di elezione e la qualifica dei membri di ciascuna camera. Inoltre, delinea le procedure legislative e indica i poteri del ramo legislativo. Infine, stabilisce i limiti del potere legislativo federale e di stato. 
 
L'articolo I è il più lungo dei sette articoli. Gli emendamenti all'articolo I, contrariamente agli emendamenti agli altri articoli, sono limitati dalla Costituzione. Nessun emendamento fatto prima del 1808 può influenzare la prima e la quarta clausola della sezione 9 di questo articolo. La prima clausola impedì al Congresso di proibire la tratta degli schiavi fino al 1808; la quarta richiedeva che le tasse dirette fossero proporzionate agli stati in ragione della loro popolazione. Inoltre, la Costituzione preclude al Congresso di privare uno Stato dell'equa rappresentanza al Senato (vide infra) senza il suo consenso. L'articolo I inoltre comprende la Clausola di Commercio, che garantisce al Congresso il potere di regolare i commerci interstatali e internazionali. 
 
Articolo II 
L'articolo II descrive la presidenza (il ramo esecutivo): i poteri dell'ufficio, i requisiti per essere presidente e le procedure per l'elezione. Prevede inoltre l'incarico di Vicepresidente degli Stati Uniti d'America, una figura il cui ruolo ufficiale è quello di sostituire il presidente, se questi è impossibilitato a svolgere le sue funzioni o si dimette, e di presiedere ai dibattiti in Senato, con diritto di voto in caso di parità. L'articolo II contiene anche la clausola che permette l'impeachment dei funzionari costituzionali (Presidente, Vice Presidente, Giudici). 
 
Articolo III 
L'articolo III descrive il sistema giudiziario statunitense, compresa la Corte Suprema. L'articolo richiede che esista una corte chiamata Corte Suprema; il Congresso, a sua discrezione, può creare corti inferiori, i cui ordini e sentenze possono essere rivisti dalla Corte Suprema. L'articolo III inoltre richiede il processo con giuria in tutti i casi penali, definisce il crimine di tradimento, e incarica il Congresso di stabilire la pena relativa, imponendovi al tempo stesso dei limiti. 
 
Articolo IV 
L'articolo IV descrive le relazioni tra gli stati e tra questi e il governo federale. Ad esempio, richiede che gli Stati diano "piena fiducia e credito" agli atti pubblici, registrazioni e procedimenti giudiziari degli altri stati. Al Congresso è permesso regolare il modo in cui tali atti o procedimenti possono essere ammessi. La clausola dei "privilegi e immunità" proibisce la discriminazione dei cittadini di altri stati in favore di quelli del proprio (ovvero, prevedere pene più pesanti per individui di altri stati condannati per un crimine commesso all'interno di un certo Stato). Inoltre stabilisce le norme di estradizione tra gli stati, così come istituisce una base legale per la libertà di movimento tra gli stati. 
 
Articolo V 
L'articolo V descrive il processo necessario per emendare la Costituzione. Fornisce due metodi per proporre gli emendamenti: nel primo caso i due terzi delle legislature di stato possono richiedere una convenzione allo scopo di valutare gli emendamenti, nel secondo il Congresso può proporre un emendamento con una maggioranza dei due terzi in ogni camera. Gli emendamenti proposti dalla convenzione o dal Congresso devono comunque essere ratificati dai tre quarti degli stati per entrare in vigore; l'articolo dà al Congresso l'opzione di richiedere la ratifica dalle legislature statali o da convenzioni indette in ogni stato. Attualmente l'articolo V pone un solo limite al potere di emendamento: nessun emendamento può privare uno Stato della sua equa rappresentanza nel Senato, senza il consenso di tale stato. 
 
Articolo VI 
L'articolo VI impone la Costituzione, le leggi e i trattati degli Stati Uniti stipulati in accordo con essa, come legge suprema del Paese. Inoltre convalida il debito nazionale creato dagli Articoli della Confederazione e richiede che tutti i legislatori, i funzionari federali e i giudici prestino giuramento di sostenere la Costituzione. 
 
Articolo VII 
L'articolo VII delinea i requisiti per la ratifica della costituzione. La Costituzione fu in origine proposta come emendamento degli Articoli della Confederazione, per cui era richiesta la ratifica di tutti i tredici stati per poter apportare cambiamenti. L'articolo VII della Costituzione richiese la ratifica di solo nove dei tredici stati per poter entrare in vigore. Gli studiosi hanno di norma risolto questa contraddizione sostenendo che quando il nono Stato ratificò la Costituzione e questa entrò quindi in vigore, si ebbe implicitamente una secessione di quei nove stati dall'unione governata dagli Articoli e si creò al suo posto una nuova unione federale distinta. Secondo questa teoria, quegli stati che non ratificarono la Costituzione rimasero parte di una federazione separata.  
 
In ogni caso, la Costituzione fu poi ratificata da tutti gli stati. 
 
 
Gli emendamenti 
 
La Costituzione è stata emendata in diciassette occasioni dal 1791, in quanto i primi dieci dei ventisette emendamenti vennero ratificati dagli stati simultaneamente. I cambiamenti più importanti avvennero nell'arco di due anni dall'adozione della costituzione. In quel periodo vennero aggiunti i primi dieci emendamenti, noti come "Carta dei Diritti" (Bill of Rights). 
 
Molti studiosi hanno fatto notare il numero relativamente piccolo di emendamenti alla costituzione. Alcuni attribuiscono questo fatto alla semplicità della Costituzione e alla sua flessibilità, in quanto viene continuamente reinterpretata dalle corti di giustizia. Altri comunque ritengono che i cambiamenti demografici abbiano dato troppo potere agli stati più piccoli, sopprimendo così quelle che reputano essere riforme necessarie. 
 
 
La Carta dei diritti (Bill of Rights) degli Stati Uniti 
La Carta dei Diritti consiste dei primi dieci emendamenti della Costituzione, tutti approvati nei primissimi anni di storia della nuova federazione, e condivide il tema della limitazione del potere del governo federale. Essi vennero aggiunti come conseguenza delle obiezioni mosse alla Costituzione durante i dibattiti sulla ratifica negli stati e basate sulle critiche del nuovo documento (incluse quelle di Thomas Jefferson, che era all'estero durante la stesura della Costituzione); l'obiezione più diffusa era che un forte governo centrale avrebbe tiranneggiato i cittadini se lasciato senza vincoli. Nel settembre 1789 Il Congresso approvò questi emendamenti in un blocco di dodici e le legislature di un numero sufficiente di stati ratificarono dieci di questi dodici entro il dicembre 1791; essi divennero quindi parte del principale documento giuridico dello Stato. 
 
Originariamente la Carta dei diritti non era intesa per applicarsi agli Stati; ad esempio, alcuni Stati nei primi anni dello Stato stabilirono una religione ufficiale. Questa interpretazione degli emendamenti rimase fino al 1868, quando venne approvato il XIV emendamento, che in parte dichiara: 
«Nessuno Stato farà o metterà in esecuzione una qualsiasi legge che limiti i privilegi o le immunità dei cittadini degli Stati Uniti; né potrà qualsiasi Stato privare qualsiasi persona della vita, della libertà o della proprietà senza un processo nelle dovute forme di legge; né negare a qualsiasi persona sotto la sua giurisdizione l'eguale protezione delle leggi.» 
 
La Corte suprema ha interpretato questa clausola per estendere alcune, ma non tutte, le parti della Carta dei diritti agli Stati. Ciononostante l'equilibrio tra potere statale e federale è rimasto luogo di scontro nella Corte Suprema; ad esempio, un caso recente ha dovuto stabilire se uno Stato può essere citato in giudizio da un impiegato in base all'Americans with Disabilities Act del 1990. 
 
Un'undicesima proposta, riguardante il compenso dei membri del Congresso, rimase non ratificata fino al 1992, quando la legislatura di un numero sufficiente di Stati l'approvò e, come risultato, divenne il XXVII emendamento, nonostante sia rimasto in sospeso per più di due secoli. Una dodicesima proposta — ancora tecnicamente pendente davanti alle legislature di Stato per la ratifica — riguarda l'aggiustamento delle quote della Camera dei rappresentanti dopo ogni censimento decennale. Lo Stato i cui legislatori hanno ratificato più di recente questo emendamento è il Kentucky durante il primo mese di esistenza come Stato degli Stati Uniti nel 1792. 
 
 
Gli Emendamenti 
 
 
 
I dieci emendamenti noti come Carta dei diritti sono ancora nella forma in cui vennero adottati oltre due secoli fa. 
 
Il primo emendamento garantisce la libertà di culto, parola e stampa, il diritto di riunirsi pacificamente e il diritto di appellarsi al governo per correggere i torti. Esso inoltre proibisce al Congresso di "fare alcuna legge per il riconoscimento di qualsiasi religione" — rendendo questo emendamento un campo di battaglia delle guerre culturali della fine del XX secolo. 
 
Il secondo emendamento garantisce il diritto di possedere armi; l'idea era quella che una nazione è veramente libera solo quando riesce a difendersi da sola. Questo emendamento oggigiorno è molto contestato, ma ai tempi era assai giustificato data la presenza di indiani e altri pericoli della natura selvaggia. Se tale diritto sia esteso ai privati cittadini o solo alle milizie statali è stata questione di acceso dibattito, e le varie corti hanno interpretato il suo significato in diversi casi sin dal 1900. Tuttavia nel luglio del 2008 la Corte suprema degli Stati Uniti ha riconosciuto il diritto dei cittadini di possedere armi, dichiarando incostituzionale la legge del distretto di Columbia che invece ne vietava ai residenti il possesso. È così stabilito il diritto individuale dei cittadini statunitensi a essere armati annullando la legge che da trentadue anni proibiva di tenere in casa una pistola per difesa personale nella città di Washington. La sentenza ha fornito un'interpretazione definitiva al secondo emendamento della Costituzione che dal 1791 sancisce il diritto di portare le armi. 
Il terzo emendamento prevede che le truppe non possano essere acquartierate in abitazioni private senza il consenso del proprietario. Prima della guerra d'indipendenza, nel 1765 e 1774, il Parlamento britannico aveva imposto ai coloni americani, con i Quartering Acts, di fornire vitto e alloggio ai soldati britannici operanti nell'area qualora si fosse reso necessario. I Quartering Acts erano stati tra le principali fonti di tensione tra il governo di Londra e i coloni, e la presenza dei soldati nelle case private fu tra la rimostranze citate nella Dichiarazione d'Indipendenza. 
 
Il quarto emendamento difende da perquisizioni, arresti e confische irragionevoli. 
I quattro emendamenti successivi trattano il sistema della giustizia. 
 
Il quinto emendamento sancisce: "Nessuno sarà tenuto a rispondere di reato, che comporti la pena capitale, o che sia comunque grave, se non per denuncia o accusa fatta da un "Grand Jury" (in italiano "gran giurì"), a meno che il caso riguardi membri delle forze di terra o di mare, o della milizia, in servizio effettivo, in tempo di guerra o di pericolo pubblico; e nessuno potrà essere sottoposto due volte, per un medesimo reato, a un procedimento che comprometta la sua vita o la sua integrità fisica; né potrà essere obbligato, in qualsiasi causa penale, a deporre contro sé medesimo, né potrà essere privato della vita, della libertà o dei beni, senza un giusto processo; e nessuna proprietà privata potrà essere destinata a uso pubblico, senza equo indennizzo". 
 
Il sesto emendamento garantisce un processo penale rapido e pubblico. Richiede il processo da parte di una giuria (di pari), garantisce il diritto alla difesa per l'accusato, e prevede che i testimoni debbano assistere al processo e testimoniare in presenza dell'accusato. 
 
Il settimo emendamento garantisce un processo davanti a una giuria per le controversie civili il cui valore sia superiore ai 20 dollari. 
 
L'ottavo emendamento vieta le cauzioni e le multe eccessive, e le punizioni crudeli o inusitate. 
Gli ultimi due dei dieci emendamenti contengono dichiarazioni di autorità costituzionale di ampio respiro. 
 
Il nono emendamento dichiara che l'elenco dei diritti individuali non è inteso come esaustivo; che il popolo ha altri diritti non specificamente menzionati nella Costituzione. 
Il decimo emendamento prevede che i poteri che non sono delegati dalla Costituzione al governo federale, o da essa non vietati agli Stati, sono riservati ai rispettivi Stati o al popolo. 
 
La Carta dei Diritti e gli emendamenti successivi hanno posto alcuni diritti umani fondamentali al centro del sistema legale statunitense e sono serviti da modello per altri. 
 
Emendamenti successivi (11-27) 
Gli emendamenti alla costituzione successivi alla Carta dei Diritti, coprono un'ampia gamma di argomenti. La maggioranza dei diciassette emendamenti successivi trae origine dal continuo sforzo di espandere le libertà individuali, civili o politiche, mentre alcuni riguardano la modifica delle strutture basilari del governo disegnate a Filadelfia nel 1787. 
 
Ci sono stati anche molti tentativi falliti di emendare la Costituzione. Alcuni di questi sono tutt'oggi in corso. 
 
XI emendamento (1795): chiarifica il potere giudiziario sui cittadini stranieri e limita la capacità dei cittadini di citare in giudizio gli stati. (testo) 
XII emendamento (1804): cambia il metodo delle elezioni presidenziali. 
XIII emendamento (1865): abolisce la schiavitù. (testo) 
XIV emendamento (1868): definisce ulteriormente i "Cittadini Statunitensi" e include le clausole di "privilegi e immunità", "giusto processo" e "pari protezione"; regola le elezioni al Congresso; impedisce agli Stati di infrangere protezioni costituzionali quali la "Carta dei Diritti" e altri "diritti fondamentali" dei cittadini e delle persone sotto la giurisdizione degli Stati Uniti. (testo) 
XV emendamento (1870): assicura il diritto di voto agli ex-schiavi. (testo) 
XVI emendamento (1913): autorizza la tassa sul reddito. (testo) 
XVII emendamento (1913): stabilisce l'elezione diretta dei senatori. (testo) 
XVIII emendamento (1919): proibisce il consumo e la produzione di bevande alcoliche (Annullato dal XXI Emendamento). (testo) 
XIX emendamento (1920): assicura il diritto di voto alle donne. (testo) 
XX emendamento (1933): cambia i dettagli del mandato del Congresso e del Presidente, e della successione presidenziale. (testo) 
XXI emendamento (1933): annulla il XVIII Emendamento, ma permette agli Stati di vietare l'importazione di alcolici. (testo) 
XXII emendamento (1951): limita a due i mandati di un presidente. (testo) 
XXIII emendamento (1961): concede elettori presidenziali al Distretto di Columbia. (testo) 
XXIV emendamento (1964): abolisce le tasse elettorali. (testo) 
XXV emendamento (1967): cambia i dettagli della successione presidenziale, fornisce regole per la rimozione temporanea del Presidente e per la sostituzione del Vicepresidente. (testo) 
XXVI emendamento (1971): concede il diritto di voto ai diciottenni. (testo) 
XXVII emendamento (1992): limita l'aumento degli stipendi del Congresso. (testo) 
 
 
Emendamenti bocciati 
Oltre 10.000 emendamenti alla Costituzione sono stati sottoposti al Congresso fin dal 1789; in un tipico anno congressuale, da diversi decenni, ne vengono proposti tra 100 e 200. La maggior parte di queste proposte non esce mai dai comitati del Congresso, molti meno vengono passati dal Congresso. I sostenitori di alcuni emendamenti hanno tentato il metodo alternativo menzionato nell'Articolo V, ma nessuna proposta di questo tipo ha mai fatto abbastanza strada da essere considerata da tutte le legislature degli stati. 
 
Il XVIII emendamento è l'unico a essere stato specificamente e direttamente annullato da un altro (il XXI). L'episodio mise in evidenza l'importanza di proporre e ratificare solo i più importanti, e meno evanescenti, tra gli emendamenti. 
 
Dei trentatré emendamenti che sono stati proposti dal Congresso, sei hanno fallito la ratifica da parte dei richiesti tre quarti delle legislature statali — e quattro di questi sei sono ancora tecnicamente pendenti di fronte ai legislatori statali. A partire dal XVIII emendamento, ogni emendamento proposto (eccetto il XIX e l'ancora pendente emendamento sul lavoro minorile del 1924) ha specificata una data di termine per l'approvazione. I seguenti sono gli emendamenti bocciati: 
 
Il dodicesimo emendamento non ratificato, proposto dal I Congresso il 25 settembre 1789, definiva una formula per stabilire quanti membri avrebbe avuto la Camera dei Rappresentanti dopo ogni censimento decennale. Ratificato da 11 stati, l'ultimo dei quali fu il Kentucky nel 1792, questo emendamento non ha una data di scadenza e potrebbe essere ancora ratificato. 
 
Il cosiddetto tredicesimo emendamento mancante, "emendamento del titolo nobiliare", proposto dall'XI Congresso il 1º maggio 1810, che avrebbe tolto la cittadinanza a qualsiasi statunitense che avesse accettato "qualsiasi onore o titolo nobiliare" da qualsiasi potenza straniera. Un piccolo numero di persone sostiene che questo emendamento venne in effetti ratificato dalla legislatura di un numero sufficiente di stati, e che è stato rimosso illegalmente dalla Costituzione. Ratificato con sicurezza dai legislatori di almeno dodici stati, l'ultimo nel 1812, questo emendamento non ha data di termine e può ancora essere ratificato. 
 
Una proposta a favore della schiavitù, nota come Emendamento Corwin, proposta dal XXXVI Congresso il 2 marzo 1861 che avrebbe presumibilmente impedito il passaggio di qualsiasi futuro emendamento costituzionale che permettesse al Congresso di regolare "le istituzioni domestiche" interne a qualsiasi stato. Venne ratificato solo dall'Ohio e dal Maryland prima dello scoppio della guerra di secessione. I legislatori dell'Illinois —riuniti all'epoca come Convenzione Costituzionale dello Stato— lo approvarono anch'essi, ma tale azione ha una validità discutibile. L'emendamento proposto non contiene una data di scadenza per la ratifica. L'approvazione del XIII, XIV e XV emendamento dopo la guerra di secessione hanno reso questa proposta in effetti priva di significato legale (presumibilmente, comunque, ogni futuro emendamento sulla materia conterrà il ritiro della proposta ancora pendente). 
 
Un emendamento sul lavoro minorile proposto dal LXVIII Congresso il 2 giugno 1924 così prevede: "Il Congresso deve avere il potere di limitare, regolare, e proibire il lavoro delle persone sotto i diciotto anni di età". Poiché questo emendamento non venne ratificato, tale potere resta in teoria ai singoli stati: comunque, le successive leggi federali sul lavoro minorile sono state uniformemente sostenute come valido esercizio dei poteri del Congresso in base alla Clausola sul Commercio. Questo emendamento non contiene una data di scadenza e quindi può ancora essere ratificato. 
 
Equal Rights Amendment, un emendamento sui pari diritti, che recita in una sua parte "La parità dei diritti davanti alla legge non devono essere negati o ridotti, dagli Stati Uniti o da un qualsiasi stato, in base al sesso." Proposto dal XCII Congresso il 22 marzo 1972, venne ratificato dalle legislature di 35 stati, ed è scaduto il 22 marzo 1979 o il 30 giugno 1982, a seconda del punto di vista che si ha su una controversa estensione di tre anni della data di scadenza della ratifica, passata dal XCV Congresso nel 1978. Dei 35 stati che lo hanno ratificato, cinque hanno in seguito rescisso la ratifica ben prima del 1979. Le opinioni differiscono (oggi come allora) se questi passi indietro siano validi; nessuna corte ha sentenziato sulla questione, nemmeno la Corte Suprema. 
 
Un emendamento proposto dal XCV Congresso il 22 agosto 1978 che darebbe a Washington due senatori e almeno un deputato, come se fosse uno Stato. Ratificato dalle legislature di 16 stati —meno della metà dei 38 richiesti— è scaduto il 22 agosto 1985. 
 
 
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