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Durigon è indifendibile, ora si dimetta 
di Ninni Raimondi
 
Durigon è indifendibile, ora si dimetta 
 
“Quello che fa le indagini sulla Lega lo abbiamo messo noi”. Sono parole sconcertanti, a maggior ragione se di un esponente del governo. E bastano per chiedere le immediate dimissioni di chi le ha pronunciate, ovvero il leghista Claudio Durigon. L’inchiesta di Fanpage ha scoperchiato un vaso di pandora, da cui sono schizzate fuori d’un tratto affermazioni inammissibili e incredibili promesse di posti nelle aziende partecipate da parte del sottosegretario all’Economia e alle Finanze dell’esecutivo guidato da Mario Draghi. 
 
Durigon in grado di condizionare l’inchiesta sulla Lega? 
Durigon afferma infatti di essere in grado di poter condizionare l’inchiesta sulla Lega, il suo partito, in quanto il generale della Guardia di finanza che sta conducendo le indagini è stato scelto proprio da lui. E non è tutto, perché come mostrato sempre da Fanpage, la sua ascesa sarebbe “legata a un sistema di tessere gonfiate, di incarichi pubblici ottenuti grazie a questo escamotage, di rapporti quantomeno ‘pericolosi’ con esponenti della criminalità di Latina e vicini alla ‘ndrangheta”. Di conseguenza questa inchiesta non può che generare un terremoto politico ed è molto probabile che – come anticipato da La Presse –  “il tema venga affrontato nella riunione del Consiglio dei ministri di oggi”. 
 
Il deputato Andrea Colletti fa sapere che presenterà “un’interrogazione affinché il ministro dell’Economia Daniele Franco venga al più presto a riferire in Parlamento sull’operato del suo sottosegretario e una al ministro della giustizia Cartabia sullo sviluppo delle indagini che riguardano il partito di Matteo Salvini”. Secondo Coletti “in ogni caso Durigon dovrebbe dimettersi per le sue parole e per tutta una serie di rapporti opachi a lui riconducibili emersi dall’inchiesta di Fanpage”. Dalle parti di Pd e M5S si valuta intanto “una mozione di sfiducia”. Probabilmente, se Durigon non fosse un esponente dello stesso governo sostenuto anche da dem e pentastellati, la mozione sarebbe già stata annunciata in pompa magna. 
 
Un problema etico 
Al contrario il deputato leghista Edoardo Ziello si appella al garantismo da tutelare: “Siamo stanchi di vedere quest’Aula trasformata dai 5 stelle in un’aula di Tribunale. Il garantismo vale sempre, non a giorno alterni. Basta essere forcaioli con la politica, perché la politica è una cosa seria. Dal punto di vista giudiziario non c’è nulla“. Ecco, qui emerge un equivoco di fondo. Il garantismo è sacrosanto e può darsi benissimo che dal punto di vista giudiziario non ci sia nulla, come sostiene Ziello. Ma non sta alla politica accertarlo, quello è appunto compito dei magistrati. 
 
Viceversa in questo caso c’è un problema etico, molto grosso, che la stessa Lega dovrebbe evidenziare. E proprio perché la politica deve ritenersi una cosa seria, per quanto spesso dimostri di non esserlo, adesso è il caso che faccia la sua parte. E il primo a dare l’esempio, rassegnando le proprie dimissioni, auspichiamo sia proprio il protagonista di questa vicenda. D’altronde dal punto di vista giudiziario “non c’era nulla” neppure quando Claudio Durigon chiese le dimissioni del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. “Questo governo, e gli organi di sottogoverno non fanno eccezione, ci ha abituato a un attaccamento direi viscerale alle poltrone. Difficilmente qualcuno lascerà, anche di fronte a uno scandalo”, disse lo scorso settembre il già sottosegretario al Lavoro nel primo governo Conte. Di fronte a questo, di scandalo, l’attuale sottosegretario all’Economia è disposto a lasciare? 
 
1 Maggio 2021