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Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi
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Letta e la tassa di successione 
di Ninni Raimondi
 
Letta e la tassa di successione: dacci oggi la nostra patrimoniale quotidiana 
 
Coronavirus, il Pd vuole la patrimoniale per i più ricchi. “Una Covid-tax contro la povertà” 
Una mini patrimoniale contro la povertà causata dalla crisi per il coronavirus.  
E’ questa la “ideona” che “il gruppo del Pd della Camera, in piena sintonia con il partito”, ha lanciato oggi: “un contributo di solidarietà a carico dei redditi più elevati”, per il 2020 e 2021. Ma la proposta ha subito scatenato la bufera tra le opposizioni ma anche tra le forze dell’esecutivo, a partire dal capo M5S Vito Crimi che si è affrettato a dissociarsi: “E’ una loro iniziativa”. 
 
Ideatori e illustratori della proposta sono stati il capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio e il capogruppo in commissione Bilancio Fabio Melilli spiegando che “la somma versata sarà deducibile e andrà da alcune centinaia di euro fino a decine di migliaia per redditi superiori al milione”, si legge in una nota congiunta dei due capigruppo. “La proposta prevede l’istituzione di un contributo di solidarietà per gli anni 2020 e 2021, che dovranno versare i cittadini con redditi superiori ad 80.000 euro e che inciderà sulla parte eccedente tale soglia. La somma”, si legge nella nota “partirà da alcune centinaia di euro per le soglie più basse fino ad arrivare ad alcune decine di migliaia di euro per i redditi superiori al milione. Il gettito atteso è pari ad un miliardo e trecento milioni annui”. 
 
Un coro di reazioni sdegnate è arrivato dalle opposizioni. La capogruppo di Forza Italia al Senato Anna Maria Bernini accusa il Pd di voler colpire “ancora una volta un ceto medio già impoverito da un decennio di congiuntura negativa e messo in ginocchio dagli effetti drammatici della crisi sanitaria. La patrimoniale non ha mai funzionato perché punisce l’Italia che lavora, produce, risparmia”. Il governatore della Liguria Giovanni Toti stigmatizza così su Facebook: “L’ultima trovata è una tassa in più per i redditi medio-alti. Affossiamo anche coloro che per ora riescono a sopravvivere. Lo propone il Pd”. 
Non solo l’opposizione ha espresso il proprio dissenso. Il capo M5s Vito Crimi parla della Covid-tax come di “una loro iniziativa. Noi con garbo e spirito unitario abbiamo proposto ai parlamentari di tagliarsi lo stipendio, cosa che il M5s già fa senza ricevere risposta. Ora non è il momento di chiedere ulteriori sacrifici agli italiani, rimaniamo contrari a qualunque forma di patrimoniale”. Levata di scudi anche tra gli esponenti di Italia Viva, con il commento della deputata Silvia Fregolent: “Ora che il Paese è in ginocchio pensare a nuove tasse è da irresponsabili. Sono gli italiani ad aver bisogno di solidarietà da parte dlelo Stato, non il contrario”. 
 
Ma il Pd incalza: “Ci sono famiglie che in questi giorni non hanno risorse sufficienti per provvedere all’acquisto nemmeno dei beni di prima necessità: c’è un rischio povertà per un ulteriore milione di bambini. Un primo intervento è stato messo in campo dal governo che ha stanziato 400 milioni di euro perché i Comuni possano cominciare a dare risposte. Tutti i Sindaci, di ogni appartenenza politica, segnalano la grande quantità di richieste che vengono presentate da famiglie in difficoltà”. 
Prima tolgono il lavoro ai giovani e poi, quando erediteranno, li tassano pure. Prima la Fornero, insomma, poi la tassa di successione. Enrico Letta mette così in fila nel giro di pochissimi giorni una serie di priorità: lo ius soli, il Ddl Zan, adesso il prelievo sul patrimonio del caro estinto. Con la scusa, ovviamente, dell’equità tra generazioni. Come se il de cuius non si fosse spaccato la schiena per metterlo da parte. 
 
La tassa di successione di Letta 
Nel corso di un’intervista a 7, il settimanale del Corriere della Sera, Letta ne parla come di “una dote” per i giovani. “Per la generazione più in crisi un aiuto concreto per studi, lavoro, casa. Per essere seri va finanziata non a debito (lo ripagherebbero loro) ma chiedendo all’1% più ricco del paese di pagarla con la tassa di successione”, ha chiosato sul proprio profilo Twitter. 
 
Intendiamoci.  
Il problema dei più giovani in Italia esiste.  
Ma non è un problema di redistribuzione, quanto di creazione di ricchezza. Un problema di lavoro, insomma. Ci chiediamo dove fosse, quell’Enrico Letta che oggi sponsorizza la tassa di successione, quando Elsa Fornero varava la sua riforma pensionistica. Quella, per parlarci chiaro, che costringendo lontano dall’Inps milioni di lavoratori per svariati anni ha di fatto azzerato il (già programmato, in molti casi) ricambio all’interno delle aziende. Da qui l’esplodere della disoccupazione giovanile, che la Fornero imputava alla schizzinosità – sottinteso: poca voglia di fare – dei nostri ragazzi. Ebbene, l’attuale numero uno del Pd era vicesegretario dello stesso partito. Siedeva in parlamento e votava tutte le fiducie – dalla prima all’ultima – al governo Monti. 
 
Draghi freddo: “Non è il momento di prendere soldi ai cittadini, ma di darli” 
Ci ha dovuto pensare Draghi a mettere una pezza. “Vogliamo un Paese per giovani”, ha spiegato il premier, puntualizzando però subito dopo di non averne mai parlato con il leader dem: “Non è il momento di prendere i soldi ai cittadini ma di darli“. 
Incalzato dalla polemica – e non ottenendo nemmeno l’appoggio totale del partito che guida – sulla tassa di successione Letta non ha però fatto mezzo passo indietro. Anzi, ha rilanciato: “Con #dote18 (questo il nome scelto, ndr) proponiamo che l’1% degli italiani che eredita patrimoni sopra i 5 milioni di euro finanzi il diritto al futuro di 280.000 ragazze e ragazzi ogni anno. È una proposta del Partito Democratico #perigiovani, è una proposta per l’#equità e per la #giustiziasociale”, scrive sempre su Twitter. 
 
Una patrimoniale inutile: ecco perché 
Una sinistra che ritorna alle origini? Nella retorica, forse sì. Nel merito (e nel metodo), tutt’altro. Nel merito perché la soluzione non può essere quella di abbassare i ricchi – o considerati tali – al livello dei poveri, in un inutile conflitto verticale. Tanto più che la sedicente redistribuzione firmata Letta non risolverebbe alcun problema alla radice. Hai voglia, infatti, a parlare di “diritto al futuro” quando, come detto, è il lavoro che manca. Un lavoro stabile, sicuro, ben pagato. L’esatto contrario del modello che il partito del Jobs Act ha pensato per gli anni a venire. Riducendosi così a fantasticare di mancette da dare ai neomaggiorenni. Praticamente il reddito di cittadinanza in salsa emozional-generazionale. 
 
Nel metodo perché la proposta della tassa di successione è, ad oggi, inattuabile.  
Per un motivo molto semplice: i (o parte dei) patrimoni di una certa consistenza sono già (o finiranno) al riparo ben lontano dalle mire di chi vorrebbe aggredirli. 
 
Nessuna evasione o elusione del fisco, qualcosa di perfettamente lecito: si chiama libera circolazione dei capitali ed è un caposaldo dell’Unione Europea. Chi ha scritto un libro intitolato “Morire per Maastricht” dovrebbe saperlo. 
21 Maggio  2021