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Il prezzo delle chiusure 
di Ninni Raimondi
 
Il prezzo delle chiusure: persi 514mila posti di lavoro in ristoranti e alloggi 
 
Chiusure e restrizioni hanno fatto strage nel settore della ristorazione e del turismo, con il crollo dell’occupazione in Italia. A lanciare l’allarme è il Rapporto Ristorazione 2020 di Fipe-Confcommercio, presentato ieri in presenza del ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. Alloggio e ristorazione sono i comparti più penalizzati dalle misure anti-coronavirus: hanno perso 514mila posti di lavoro, il doppio di quelli creati tra il 2013 al 2019, che erano stati 245mila. In 14 mesi sono stati bruciati il doppio dei posti di lavoro creati tra il 2013 e il 2019. E l’incertezza – complice ache lo scarso coraggio del governo sul fronte delle riaperture – è diventata il sentimento prevalente. Lo dimostra la riduzione del 50% del numero di nuove attività avviate nell’anno. 
 
“Dal primo lockdown a oggi odissea per imprenditori dei pubblici esercizi” 
“Dal primo lockdown ad oggi – spiega Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio – gli imprenditori dei pubblici esercizi hanno vissuto una vera e propria odissea, dovendo fare i conti con il crollo del loro fatturato, l’impossibilità a pianificare la loro attività e una diffusa sensazione di accanimento dei provvedimenti, non giustificato dai dati, nei loro confronti. Ai primi 70 giorni di chiusura forzata, si sono aggiunti altri mesi di confusione normativa collegata all’interpretazione delle prescrizioni da adottare per l’esercizio delle attività, per poi cominciare, subito dopo l’estate, con il valzer dei colori”, fa presente Stoppani. “Un caos istituzionalizzato che permane – rincara la dose il numero uno di Fipe-Confcommercio -, ad un anno dall’avvio della pandemia e ad ormai 6 mesi dall’avvio della campagna vaccinale“. “Eppure, nonostante tutto questo, l’85% degli imprenditori – chiarisce – ha sostanzialmente fiducia di tornare in futuro ai livelli pre-pandemia, senza tuttavia l’illusione di tornare quelli di prima. Gli imprenditori del settore hanno già cominciato un profondo processo di ripensamento e innovazione”. 
 
Ristori bocciati dall’89,2% degli addetti: “Inutili o poco efficaci” 
Sul fronte dei ristori, l’89,2% degli imprenditori boccia il governo. I sostegni sono stati inutili o poco efficaci, in base a una ricerca condotta Fipe-Format Research. Sfiducia ai massimi storici per i pubblici esercizi. Nel 2010 le nuove imprese avviate erano oltre 18mila, nel 2020 sono state solo 9.190 (anche perché le chiusure di certo non erano un incentivo). E nel primo trimestre 2021 non va meglio. Crolla infatti l’indice di fiducia sul futuro per gli imprenditori della ristorazione rispetto allo stesso periodo del 2020: -68,3%. Oggi l’84,3% degli imprenditori scommette su una ripresa del settore, subordinata però alla fine dell’emergenza. Il 2021 sarà ancora un anno di fatturati in calo, mediamente del 20%. Il 66% dei responsabili di grandi aziende della filiera (industria, distribuzione e ristorazione)prevedono una ripresa non prima del 2022-2023. Mentre il 27% pensa che solo nel 2024 ci sarà una vera inversione di tendenza. 
 
Bar e ristoranti: 31 miliardi di spesa in meno 
Con gli italiani tappati in casa per mesi, crolla la spesa in bar e ristoranti: 31 miliardi di euro in meno. Il 97,5% delle imprese ha registrato nel 2020 un calo di fatturato. Per oltre 6 ristoratori su 10 la riduzione ha superato il 50% del volume d’affari dell’anno precedente. Ora, con il coprifuoco (inutile e ingiustificato) spostato dalle 22 alle 23, i ristoranti potranno organizzare due turni e recuperare un po’ del mancato guadagno. Ma è con la riapertura di quelli al chiuso – che sono la gran parte – che il settore potrà davvero tornare a respirare. 
22 Maggio  2021