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Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi
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Scissione M55 
di Ninni Raimondi
 
Scissione M55, in ballo ci sono 13 milioni. E al partito di Conte servono soldi… 
 
Scissione M5S, in ballo ci sono 13 milioni di euro: sono i rimborsi annuali ai gruppi parlamentari dei 5 Stelle. Il nuovo partito di Giuseppe Conte quindi potrà contare su un bel bottino. Intanto nel M5S Vito Crimi sfida il garante Beppe Grillo e indice la votazione per il comitato direttivo su SkyVote invece che su Rousseau, come gli aveva chiesto il comico genovese. C’è grande confusione sotto il cielo pentastellato ma l’ex premier non sembra intimorito e va avanti a testa bassa. Anche se storicamente i partiti nati in Parlamento e quelli alla Monti, fomentati dai sondaggi, sono andati a schiantarsi contro la dura realtà dei voti. 
 
Scissione M5S, il bottino che fa gola a Conte 
Per quanto riguarda il bottino pentastellato, alla Camera, il Movimento percepisce circa 53 mila euro l’anno per ciascuno dei 161 deputati rimasti tra le file pentastellate. Mentre a Palazzo Madama lo Stato rimborsa circa 55 mila euro per ciascuno dei 75 senatori ancora grillini. Per un totale dunque di 8,5 e 4,1 milioni l’anno. Poi ci sono 130 dipendenti – circa 80 a Montecitorio e 55 al Senato – che lavorano alla macchina pentastellata. Con la scissione, molti di loro rischiano il licenziamento perché verrebbero a mancare i fondi per gli stipendi. 
 
Il partito virtuale di Conte in Parlamento (in tandem con il Maie al Senato) 
Proprio i soldi peraltro sono una questione dirimente per Conte e il suo nuovo partito, dopo lo strappo con Grillo e l’inevitabile scissione. Come abbiamo detto, inizialmente sarebbe un partito virtuale, nato in atmosfera protetta (quella del Parlamento). L’ex premier creerebbe dunque due nuovi gruppi parlamentari. Alla Camera, dove il regolamento è meno stringente, può dar vita al nuovo partito. Al Senato, invece, dove le norme sono più rigide, il gruppo di Conte dovrebbe per forza fare un tandem con un partito che si era presentato alle elezioni del 2018 con un proprio simbolo. E potrebbe essere il Maie-Italiani all’estero. Con i dovuti distinguo, sarebbe la stessa operazione condotta da Matteo Renzi. Nel 2019 con la scissione dal Pd (al Senato sfruttò il simbolo del Psi) e la nascita di Italia viva, l’ex premier portò via al Nazareno 41 parlamentari, e oltre 3 milioni di euro. Nel caso del M5S i numeri sono maggiori, sia in termini di parlamentari che di soldi. 
 
Spadafora: “Conte ci ha divisi, chi se ne va lasci gli incarichi di governo” 
Certo, poi per dar vita a un partito vero, fuori dal Parlamento servono altri soldi. Ma Conte per adesso il problema non se lo pone. Ora è concentrato nel braccio di ferro con il garante del M5S. Intanto il grillino Spadafora, in una intervista al Corriere, attacca l’ex premier – “Conte ci ha divisi” – e poi avverte i contiani: “Chi se ne va abbia la decenza di lasciare gli incarichi”, compresi quelli di governo. Tornando a Crimi, che avverte gli iscritti che è stata indetta la votazione del comitato direttivo, “come chiesto dal garante Beppe Grillo”, il voto se non effettuato sulla piattaforma Rousseau rischia di non essere valido. Caos che si aggiunge al caos, dunque. 
2 Luglio  2021