Interni
Esteri
Cultura
Parolatio
Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi
Si avvisano i lettori che questo sito si serve dei cookie per fornire servizi e per effettuare analisi statistiche completamente anonime. Pertanto proseguendo con la navigazione si presta il consenso all' uso dei cookie.. 
Cosa succede a Cuba 
di Ninni Raimondi
 
Cosa succede a Cuba e perché stanno sbagliando tutti 
 
Cosa succede a Cuba?  
Intanto, alzi la mano chi conosce il nome di un attuale leader cubano. Neppure a sinistra, se non tra analisti e osservatori più attenti, nessuno si fila più l’Isla bonita. A Cuba i barbudos sono appena un nostalgico ricordo e il fascino del socialismo in salsa caraibica si è lentamente spento, malinconica eclissi di un sogno tratteggiato con pastelli. Da tempo agonizzante, le onde che si infrangono sul Malecón de La Habana oggi appaiono come la prattiana ballata di un mare salato. Eppure dal 1959 Cuba appare immutata, sembra aver fermato le lancette e continua a dividere l’Occidente. 
 
Cuba, quale modello alternativo? 
Per alcuni – sempre meno– rappresenta da sempre un modello alternativo al sistema capitalista, per altri è semplicemente una dittatura comunista. I primi si sono divisi in due fazioni, da una parte i guevaristi che accusavano Castro di aver tradito gli ideali del Che, dall’altra i guevaristi che accusavano gli Usa di aver impedito a Cuba di realizzare fino in fondo il sogno rivoluzionario del Che. Per tutti gli altri l’isola caraibica è solo l’ultima stella dello scomparso firmamento sovietico, da non disdegnare come meta turistica perché il clima è invitante e il sesso a buon mercato. Qui si ferma la superficialità analitica occidentale, obnubilata dal più ottuso dei manicheismi. E da qui, come ogni volta che si parla di Cuba, dobbiamo partire per comprendere cosa sta accadendo adesso. 
 
A suon di equivoci 
Perché la verità stavolta non sta nel mezzo, come da inflazionato adagio romano. Sta oltre, al di là dei paraocchi storpianti. Le rivolte di questi giorni sono il segno di un’epoca archiviata dalla storia. Quando si invoca il pane e domina la repressione, non è possibile perpetrare il sostegno incondizionato a un modello fallimentare. E quello cubano tale si è rivelato: un sistema politico che non garantisce un’alternativa credibile al liberismo in campo economico. Il richiamo alla sanità gratuita e all’istruzione per tutti è condivisibile, ma non basta a giustificare una decennale paralisi. E’ un esempio buono al massimo per rinsaldare la fascinazione vintage di un Gianni Minà o plaudire ai documentari di Michael Moore. Vista da fuori, dal comodo divano Ikea dell’ingenuità social socialista, la povertà dignitosa risulta ammaliante. E’ sempre da quella candida postazione che si può allora imputare soltanto all’embargo – seppur vergognoso – la devastazione. 
 
Dunque? 
Viceversa chi ritiene che Cuba possa trasformarsi in terra prospera soltanto rimuovendo l’illusione comunista pecca di sciocca presunzione. Non si può guardare a un’isola dei Caraibi come a una potenziale Svizzera. Farlo significa non contestualizzare, chiudendo gli occhi di fronte alla mappa geopolitica. Chiunque invochi la “democrazia” per Cuba, basata sui parametri occidentali, dovrebbe osservare la situazione di Haiti. La tragica illusione comunista può trasformarsi in un incubo liberista, in un soffio di vento caldo. 
 
Cosa succede a Cuba 
La verità è che La Habana è stata abbandonata da tutti. Azzoppata dall’isolamento internazionale, dalle ottuse sanzioni Usa e dall’evaporazione prima dell’Urss e poi del Venezuela. Con la Cina che scruta sorniona da lontanissimo, senza troppo immischiarsi. E adesso senza turismo Cuba rischia il tracollo. Quel turismo che muoveva gran parte dell’economia dell’isola ora non c’è. Non a caso lo scorso anno l’economia cubana ha subito un crollo dell’11%, il peggior calo in quasi trent’anni. Ma il processo di cambiamento non sarà immediato, i cubani non hanno mai avuto fretta, la fretta è una peculiarità del nostro mondo sotto continuo stress, incapace di sedersi su un malécon ad osservare il lento tramonto tropicale. Eppure un cambiamento ci sarà ed è quello che adesso più spaventa tutti. La fine dell’isolazionismo di Cuba è un’arma a doppio taglio per tutte le parti in gioco, anche per gli Usa che temono un’ondata di sbarchi in Florida e una difficile gestione del dopo. 
 
Una poesia di José Martí, rivoluzionario cubano considerato tuttora a La Habana padre della nazione, recita così:  
 
Per l’amico sincero  
che mi tende la sua mano franca  
e per il nemico che mi strappa,  
non coltivo spina né bruco,  
coltivo la rosa bianca”.  
 
E’ quella differenza che nessuno riesce a cogliere.  
E che mantiene Cuba imprevedibile. 
15 Settembre  2021