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Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi
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No foibe no party 
di Ninni Raimondi
 
“No foibe no party”: così gli antifascisti celebrano i 20 anni del G8 
 
«No foibe no party»: con questo vergognoso striscione i sedicenti «antagonisti» — genovesi e non — hanno ricordato il ventennale del sanguinoso G8 del luglio 2001. Dovevano commemorare la morte di Carlo Giuliani, la macelleria messicana alla Diaz, le torture di Bolzaneto — capitolo «devastazioni dei black bloc» non pervenuto; invece le poche centinaia di persone presenti in piazza hanno preferito prendersela, per l’ennesima volta, con i martiri torturati, stuprati, uccisi e infoibati dai partigiani titini.  
 
“No foibe no party”: al G8 va in scena la viltà 
Il corteo, che partiva da piazza Alimonda — dove Giuliani è morto — ha poi raggiunto piazza De Ferrari alla presenza di Giuliano Giuliani, padre di Carlo. Che non ha avuto nulla da ridire sullo striscione, a quanto pare. Così come non hanno avuto nulla da ridire i due «don», Luigi Ciotti e padre Alex Zanotelli, intervenuti in videoconferenza con un redivivo Vittorio Agnoletto al convegno intitolato Un altro mondo è possibile. I due sacerdoti si sono ben guardati dallo stigmatizzare il vergognoso slogan portato in giro dagli antifascisti genovesi. 
 
Piana (Lega): “E’ una vergogna” 
Il vile striscione è stato duramente condannato dal consigliere regionale e commissario provinciale di Genova della Lega Alessio Piana. «I manifestanti che ieri hanno partecipato al corteo da piazza Alimonda a piazza De Ferrari per ricordare il ventennale del G8 hanno mostrato anche uno striscione con la scritta ‘No foibe No party’. E’ una vergogna», ha dichiarato ai microfoni di LiguriaNotizie. 
 
«Genova fu devastata e messa a ferro e fuoco da centinaia, se non migliaia, di ‘black bloc’ e manifestanti violenti. Non si può, dopo tutti questi anni e le inchieste giudiziarie che non hanno fatto piena luce sui devastatori e violenti, inneggiare ancora alla violenza» impunemente, infierendo sui cadaveri dei martiri delle Foibe. «Fermo restando la libertà di manifestare, i tragici fatti dell’Olocausto italiano e della pulizia etnica messa in atto dai partigiani titini, che videro vittime migliaia di nostri connazionali soltanto perché italiani, non possono essere evocati in una città che ha sempre dimostrato di difendere la democrazia. Occorre rispetto per i Martiri delle foibe», conclude. 
 
20 Luglio  2021