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Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi
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Vediamo un po' ... 
di Ninni Raimondi
 
Giusto per scambiare due chiacchiere ... 
 
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Green pass, oggi si decide. Obbligatoria almeno una dose per i luoghi al chiuso 
 
Green pass, oggi si decide.  
La linea è tracciata: nonostante il pressing della Lega sarà obbligatorio con una dose di vaccino per i luoghi al chiuso, ristoranti compresi, con doppia dose per tutte le occasioni a rischio assembramenti. La cabina di regia, convocata per questa mattina a Palazzo Chigi, avrà il compito di definire ogni dettaglio prima dell’approvazione dei Consiglio dei ministri che dovrebbe arrivare in giornata. Nel decreto, che entrerà in vigore lunedì, è stabilito che chi ha già ricevuto la prima dose debba effettuare la seconda, previo appuntamento, altrimenti il Green pass non avrà più validità. 
 
Green pass, scontro nel governo 
«Mi auguro non ci siano scelte draconiane, improvvise, inponderate, che escludono la maggioranza degli italiani dal diritto al lavoro, allo spostamento», è il commento del leader della Lega  Salvini. Ma per Mariastella Gelmini «il Green pass serve per incentivare le vaccinazioni ed evitare possibili nuove chiusure» mentre Mara Carfagna incalza: «Non è una camicia di forza, ma uno strumento di libertà che consenta agli italiani di svolgere in sicurezza attività che oggi o non si possono svolgere o possono svolgersi ad altissimo rischio». 
 
Milioni di italiani non sembrano però pensarla come i due ministri, puntualizza Salvini: «Il Green pass domani mattina significa togliere 30 milioni di cittadini italiani il diritto alla vita». Il ministro della Salute Roberto Speranza sottolinea invece come il Green pass «serve a mantenere tutta Italia in zona bianca, scongiurando il rischio determinato dall’aumento di contagi che alcune Regioni passino in zona gialla durante l’estate». 
 
Cambiano gli indicatori 
Con il nuovo sistema l’incidenza dei positivi smetterà di essere fondamentale: lo sarà invece l’indicatore del numero di ricoverati in area medica e in terapia intensiva. Si pensa a una percentuale del 5% per le intensive e al 10% per i reparti medici. Le Regioni storcono il naso e chiedono tassi di occupazione rispettivamente al 20 e al 30%. In giornata la cabina regia fisserà il tetto. L’accordo eviterà che cinque Regioni — Toscana, Lazio, Sicilia, Calabria e Campania — entrino da domani in fascia gialla. 
In fascia bianca basterà una prima dose per stare nei ristoranti al chiuso. Sugli altri luoghi chiusi si pronuncerà oggi la cabina di regia dopo il confronto con le Regioni e una volta ascoltato il Comitato tecnico scientifico. 
 
Governatori: sì al Green pass per grandi eventi 
I governatori danno l’ok per il Green pass ai grandi eventi. «La Conferenza delle Regioni — conferma il governatore del Friuli-Venezia Giulia  Massimiliano Fedriga — ha elaborato alcune proposte sull’uso del Green Pass in un’ottica positiva, ovvero per permettere la ripresa in sicurezza di attività fino ad oggi non consentite o limitate. Ad esempio grandi eventi sportivi e di spettacolo, discoteche, fiere e congressi» 
 
Hanno diritto al Green pass i vaccinati, chi è guarito dal Covid e chi si è sottoposto a un tampone negativo nelle 48 ore precedenti. Ieri il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Giovanni Rezza ha firmato la circolare che prevede «un’unica dose di vaccino per i soggetti con pregressa infezione da Sars-CoV-2 (decorsa in maniera sintomatica o asintomatica), purché venga eseguita preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa e comunque non oltre 12 mesi dalla guarigione». 
 
 
 
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Immigrazione, giro di vite anche in Svezia: via il permesso permanente 
Stretta sull’immigrazione in Svezia, stop ai permessi di soggiorno permanenti. Il mese scorso il parlamento svedese ha approvato una legge che renderà limitata nel tempo la permanenza dei rifugiati nel Paese. Il provvedimento andrà in sostituzione della legislazione temporanea introdotta cinque anni fa nel tentativo di ridurre il numero record di richieste di asilo. 
 
Svezia, stretta sull’immigrazione 
Prima del 2016, infatti, dal 1984 il paese scandinavo aveva sempre rilasciato permessi di soggiorno permanente a immigrati e richiedenti asilo. Le nuove regole, introdotte dal governo socialdemocratico-verde a fine aprile, ribaltano questa norma. I permessi saranno rinnovati solo se permangono le stesse circostanze in cui sono stati rilasciati. La legge introduce inoltre l’obbligatorietà di sottoporsi a test di lingua svedese e di educazione civica per chiunque desideri rimanere nel Paese più a lungo. 
 
Protestano le Ong 
Scontate le proteste di alcuni gruppi pro immigrazione, come Amnesty Sweden. Le nuove norme sull’immigrazione avranno effetto su chiunque entrerà in Svezia con un visto di lavoro, per studio o sulle famiglie in cerca di residenza permanente. I nuovi arrivati dovranno soggiornare in Svezia per almeno tre anni prima di presentare domanda per la residenza permanente. 
 
Gli immigrati che si trasferiscono in Svezia per unirsi a un membro della famiglia riceveranno solo un permesso di soggiorno temporaneo. Devono inoltre dimostrare di potersi mantenere raggiungendo una soglia di reddito di 8.287 corone (circa 809 euro) al mese per l’anno 2021. L’Agenzia svedese per l’immigrazione ha specificato che la legislazione introdotta non è transitoria, quindi gli immigrati che hanno presentato domanda di residenza permanente prima del 20 luglio verranno trattate ai sensi della nuova legge. Il disegno di legge finale non contiene però limiti al numero di richiedenti asilo. 
 
 
 
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La farsa dei monoclonali italiani: efficaci contro le varianti, ma mancano candidati per i test 
Che fine hanno fatto gli anticorpi monoclonali? Seppelliti dalla narrazione vaccinale, costituiscono una delle migliori cure per i pazienti affetti da Covid — e ne prevengono le forme più virulente — se somministrati nelle fasi più precoci della malattia. basta una flebo e mezza giornata di osservazione in day-hospital e si è liberi di tornare a casa. Non se ne è più saputo niente. Nemmeno dei monoclonali di fabbricazione italiana prodotti e studiati dal team di Rino Rappuoli, direttore scientifico e responsabile Ricerca e sviluppo di GlaxoSmithKline (Gsk) Vaccines. Funzionano, sono efficaci contro le varianti. Eppure la sperimentazione arranca.  
 
Monoclonali italiani, la sperimentazione arranca 
Lo scienziato spiega l’arcano: gli anticorpi di seconda generazione hanno superato la prima fase clinica con ottimi risultati. Ma «I tempi della fase 2 e 3 non sono attualmente prevedibili», spiega Rappuoli al Sole24Ore. «Il programma prevede che il test venga effettuato su 800 persone che hanno avuto tampone positivo, abbiamo cominciato a metà maggio e finora ne abbiamo reclutato solo un centinaio. È difficile contattare eventuali candidati per ragioni di privacy».  
 
Il rischio è quello di vanificare gli sforzi fatti fino ad ora. «Speriamo che questa campagna di informazione produca risultati efficaci, altrimenti dovremo continuare il lavoro all’estero», prosegue Rappuoli. «In Italia si può fare una buona ricerca ma oggi mancano ancora finanziamenti per avere laboratori competitivi a livello internazionale. Speriamo che con i fondi del Pnrr si facciano gli investimenti necessari». 
 
Efficaci ed economici 
Rappuoli scende poi nei dettagli e spiega le caratteristiche che diversificano gli anticorpi monoclonali sviluppati e studiati in Italia rispetto alle loro omologhe di altri Paesi. «Si differenziano dagli altri perché sono più potenti di altri oggi disponibili, ad esempio quelli usati per Trump, che hanno bisogno di essere infusi solo per via endovenosa in grandissima quantità» spiega Rappuoli. Un altro elemento positivo è dato dalla maggiore facilità di sviluppo e quindi dal minor costo oltre che dalla maggior semplicità logistica di somministrazione. «Dei nostri ne servono molti meno e quindi sono meno costosi. Inoltre possono esser fatti con un’iniezione fatta ovunque, senza necessariamente andare in ospedale». 
 
 
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Per oggi è tutto 
22 Luglio  2021