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Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi
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È la famiglia che crea la mafia 
di Ninni Raimondi
 
È la famiglia che crea la mafia  
Ma Saviano sbaglia per tre motivi 
 
Sembrava un meme.  
L’ultima boutade di Roberto Saviano aveva tutto per essere scambiata con una presa in giro, un po’ come quelle vecchie bufale sulla (in realtà inesistente) sorella di Laura Boldrini implicata nelle coop sull’accoglienza. Sì, a prima vista l’impressione era questa: qualcuno aveva voluto giocare un brutto tiro al coraggioso scrittore, inventando una sua frase troppo folle per essere vera al fine di esporlo al ludibrio della rete. E così, quando è spuntato il link al vero articolo, pubblicato per giunta sul Corriere della Sera, persino i nemici di Saviano hanno fatto un balzo dalla sedia, perché alle boutade dello scrittore partenopeo ci si era abituati, ma a tutto c’è un limite. 
 
Per Saviano è la famiglia che crea la mafia 
Ebbene sì, Roberto Saviano vuole combattere la mafia abolendo l’istituzione della famiglia. Lo ha scritto davvero, nel suo ritratto di Maria Licciardi, la capomafia che ha ispirato il personaggio di Scianel della serie Gomorra. «Se non esistesse il concetto di famiglia non esisterebbero le organizzazioni criminali», scrive Saviano, sapendo di sparare un’enormità così grossa da non avere controprove possibili. E rincara la dose: «Quando mi chiedono quando finiranno le mafie rispondo quando finiranno le famiglie. Quando l’umanità troverà nuove forme d’organizzazione sociale, nuovi patti d’affetto, nuove dinamiche in cui crescere vite». 
 
Ma sbaglia per tre motivi 
Ora, provando per un secondo a prendere sul serio questa cosa che seria non può esserlo, vengono in mente almeno tre obiezioni, tra le mille possibili. 
 
a) Tanto per cominciare, resta indimostrato e indimostrabile, perché falso, il nesso causale. Se è vero che la mafia si basa spesso su reti di parentela, è anche vero che non tutti i parenti di mafiosi sono a loro volta mafiosi, che non tutti i mafiosi sono parenti di mafiosi e soprattutto che la stragrande maggioranza delle famiglie non dà luogo a organizzazioni criminali. La famiglia è un’istituzione che riproduce e trasmette valori. In alcune famiglie questi valori sono valori mafiosi, in altre famiglie, molto più numerose, sono valori antimafia. E resta comunque inteso che il singolo ha la facoltà e la responsabilità di discernere e scegliere anche valori differenti da quelli appresi nel contesto familiare. Certo le famiglie danno protezione e generano solidarietà al loro interno, ma tutto questo avviene all’interno dello Stato, in una cornice di leggi, diritti, doveri. Le famiglie che creano un contropotere oltre lo Stato e contro lo Stato sono un’infima eccezione, anche se Saviano sembra volerne fare la norma. 
 
b) Con il suo sproposito, inoltre, Saviano sposta la fine delle mafie in un altrove indefinito e utopistico, quindi in definitiva dà un messaggio smobilitante, fatalista. Intendiamoci, il concetto di famiglia varia nel tempo e nello spazio. La stessa famiglia «tradizionale» come la intendiamo noi è un’istituzione molto più recente di quanto si pensi. Non è assurdo in sé pensare a «nuovi patti d’affetto». Ma si tratta di meccanismi sociali lenti, non determinabili con la bacchetta magica (ammesso e non concesso che siano desiderabili). La lotta alla mafia è invece un fattore innanzitutto poliziesco, da rendere efficace qui e ora, e poi sicuramente anche politico e culturale, quindi da far valere sul medio periodo, ma comunque orientato su tempistiche e coefficienti di realizzabilità ben diversi dalle utopie tardo fricchettone di Saviano. Dire che la mafia si sconfigge abolendo la famiglia è molto simile a dire che non la si sconfiggerà mai. 
 
c) Merita di essere fatto notare, inoltre, un ulteriore cortocircuito: Saviano attacca la famiglia in una fase in cui la sinistra ha smesso di volerla decostruire, preferendo semmai integrarla nel suo orizzonte. Ma come, dopo le lotte per il «matrimonio egualitario», la stepchild adoption, l’adozione ai gay, dopo tanti cortei all’insegna del «famiglia è dove c’è amore», dopo le pubblicità delle caramelle e dei sofficini in cui lui, lui e un frugoletto si sorridono vicendevolmente in cucina, ora veniamo a scoprire che questo bel valore che si voleva estendere a tutti i tipi possibili di unione è in realtà un ricettacolo di violenza e sopraffazione? Abbiamo subito ore di talk show e lenzuolate di articoli su povere coppie Lgbt la cui vita era letteralmente resa insopportabile dal fatto di non poter mettere su una famiglia come quella dei vicini etero. Ora scopriamo che concedere loro questo diritto sarebbe un po’ come affiliarle a una ‘ndrina.  
 
È la solita sinistra omofoba: le meraviglie del mondo senza famiglie vogliono riservarle sono a quei privilegiati degli eterosessuali. 
 
 
11 Agosto  2021