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Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi
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Ecco perché i talebani fanno paura a Biden 
di Ninni Raimondi
 
Ecco perché i talebani fanno paura a Biden (e non solo a lui) 
 
“America is back” di Sleepy Joe Biden, come ama chiamarlo Donald Trump, era una frase buttata lì. E si è rivelata una maledizione non solo per gli Stati Uniti ma per il G7 riunitosi in videoconferenza sotto la direzione del ministro degli Esteri inglese. L’Afghanistan era ovviamente all’ordine del giorno. E l’attenzione dei sette si è concentrata sulla modalità con la quale l’Occidente dovrà rapportarsi al governo talebano che, volenti o nolenti, c’è e vi rimarrà per molto tempo. 
 
Nessun Paese riuscirà a mettere in salvo tutti gli afghani che hanno collaborato per 20 anni 
In particolar modo è stato discusso l’ultimatum del 31 agosto, data utile per portare via dall’inferno più persone possibili, sebbene già oggi girino video raccapriccianti ritraenti i talebani pestare chiunque osi avvicinarsi all’area attigua l’aeroporto di Kabul. Il punto è che nessun Paese riuscirà a portare in salvo entro i propri confini tutti coloro che meritano di essere salvati. E non ci riferiamo alla massa di profughi che si riverserà sull’Europa. Bensì a tutte quelle persone che negli ultimi vent’anni hanno collaborato con Paesi come l’Italia e che oggi vengono cercati casa per casa. Gli Stati Uniti per primi non riusciranno in questa corsa contro il tempo, eppure Sleepy Joe mantiene un atteggiamento all’incirca menefreghista e preimpostato. Come se stesse seguendo un copione dal quale non può uscire neppure se si rivela un’enorme cazzata. 
 
Gli Usa di Biden si piegano ai talebani 
Biden, insomma, intenderebbe rispettare il limite del 31 agosto, senza imporre ai talebani altro tempo per la corretta evacuazione. Sembra addirittura, secondo una rivelazione del Washington Post, che il direttore della Cia William Burns si sia incontrato col numero due dei talebani, tale Abdul Ghani Baradar, per formalizzare l’accettazione di questa imposizione temporale francamente indecente e inaccettabile. Indecente perché si tratta di quel Baradar che nel 2009 venne arrestato proprio dalla Cia, e col quale oggi la stessa agenzia tratta. Riconoscendogli il ruolo di statista. E, di conseguenza, etichettando l’Afghanistan dei talebani come uno stato bell’e fatto. Inaccettabile, inoltre, perché mentre i Paesi del G7 stanno tentando in ogni modo di imporre le proprie necessità anche tramite la diplomazia, gli Stati Uniti di Biden e di Kamala Harris si piegano docilmente alle richieste dei barbuti figli di Allah. 
 
Le opzioni per ottenere una proroga del termine del 31 agosto per la fine delle evacuazioni 
Appurato che gli Stati Uniti in mano ai democratici e al loro governo mediocre si sono trasformati in uno zimbello, il nocciolo della questione rimane e riguarda la possibilità di ottenere una proroga del termine del 31 agosto. Ma come? La soluzione più semplice consisterebbe nel concedere ai talebani i 450 milioni di dollari di aiuti congelati dal Fondo monetario internazionale. Oppure sbloccare parte dei nove miliardi di riserve valutarie in dollari attualmente bloccate presso la Federal Reserve di New York. E come spesso capita, la strada più semplice è la più disastrosa. Prché si innescherebbe un meccanismo ricattatorio per il quale i talebani potrebbero in futuro ottenere qualsiasi cosa in cambio del loro ammorbidimento nel campo dei diritti umani. 
 
L’utilizzo della forza per eliminare la cupola talebana 
La soluzione più adatta per persone intrise di malvagità come loro è l’utilizzo della forza, o comunque l’avvertimento che la si potrebbe utilizzare in modo mirato e micidiale per eliminare la cupola talebana. Donald Trump lo fece con quel pagliaccio di Kim Jong Un. Il dittatore nordcoreano cui venne recapitato l’avviso che al prossimo esperimento nucleare il suo Paese sarebbe stato trasformato dalle bombe americane in un inferno di fuoco. 
 
Perché i talebani fanno paura agli occidentali 
In gioco non c’è solo la vita dei disperati che vogliono fuggire dal regime degli jihadisti. Ma anche la faccia delle più importanti potenze mondiali che oggi si stanno piegando clamorosamente sotto i colpi inferti da chi probabilmente crede che sia il Sole a girare attorno alla Terra. Perché? La paura di confrontarci con bestie simili, ma dotate di grande motivazione, ci taglia le gambe e ci toglie il respiro, gettandoci nel terrore di morire senza motivo e di aver vissuto senza uno scopo. A cosa servirebbe tale sacrificio? Meglio assicurarci il prossimo apericena. Mentre in Medio Oriente gli studenti musulmani allevati nelle scuole coraniche e nelle madrase pakistane forgiano la propria vita e la propria identità su valori che loro ritengono non negoziabili ed anzi da imporre a tutto il mondo. 
 
In Italia non c’è posto per certi valori 
Nell’Italia in cui la laicità è stata fraintesa e scambiata con un’avversione verso la cristianità e le nostre radici, in cui è Federico Lucia in arte Fedez a spiegare i rapporti tra Romana Chiesa e Stato italiano tramite diretta Instagram, non vi è posto per la consapevolezza di cosa si è e, quindi, per cosa si viva e si muoia. Si preferisce, dopo vent’anni di impegno militare e la relativa immensa spesa sostenuta, chinare il capo di fronte al male anziché dichiarargli guerra e combatterlo. Si hanno le armi migliori, ma non sappiamo per quale motivo dovremmo usarle. 
27 Agosto  2021