Interni
Esteri
Cultura
Parolatio
Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi
Si avvisano i lettori che questo sito si serve dei cookie per fornire servizi e per effettuare analisi statistiche completamente anonime. Pertanto proseguendo con la navigazione si presta il consenso all' uso dei cookie.. 
La ripresa? Forse a fine 2022 
di Ninni Raimondi
 
La ripresa? Forse a fine 2022. E per ora il mondo del lavoro non riparte 
 
Sarà 4,7, 6% o un valore intermedio all’interno di questa forchetta? Sulla ripresa ognuno dà i numeri. Normale, dopo le devastazioni del 2020. Tanto più se parliamo di cifre con le quali non eravamo più abituati a confrontarci. Giusto per dare un’idea: era dal 1988 che il tasso di crescita annuale del Pil non superava i quattro punti percentuali. 
 
Per la ripresa dovremo aspettare il 2022 
La differenza rispetto ad allora è che l’ultima recessione fu registrata qualcosa come 13 anni prima, nel 1975. Insomma, il +4% dell’ultimo anno con il muro di Berlino ancora in piedi seguiva i lusinghieri +3,2% del 1987, +2,9% del 1986 e via dicendo. Cifre lontanissime dal -8,9% registrato l’anno scorso. E’ da qui che occorre partire per inquadrare bene cosa intendiamo per “ripresa”. 
 
Anche qualora dovessimo collocarci dal lato più ottimista delle previsioni (secondo Confindustria sarà così), infatti, saremo comunque al di sotto di livelli del 2019. Ammesso e non concesso che si prospetti lo scenario migliore e in attesa di stime più precise, la piena ripresa potrebbe essere raggiunta a fine 2022. Forse. E comunque, faremo in ogni caso peggio rispetto al resto d’Europa. 
 
Lavoro: crescono solo i contratti a termine 
A corroborare l’analisi sulle tinte non proprio chiarissime del quadro giungono i più recenti dati sul lavoro. Se da un lato gli occupati hanno fatto segnare, da gennaio ad oggi, +550mila unità, dall’altro rimangono a quota -329mila rispetto al periodo appena precedente la pandemia. Segnando, per di più, una diminuzione (pari a -23mila) nel mese di luglio. 
 
A soffrire sono soprattutto gli autonomi, ma anche i lavoratori a tempo indeterminato che sono ancora 100mila in meno rispetto a gennaio 2020. Il tutto considerando che bisognerà aspettare l’autunno perché si possa parlare di vero e proprio sblocco dei licenziamenti, oggi limitato solo ad alcuni settori. L’unica vera ripresa, al momento, resta quella dei lavoratori a tempo determinato, che già in primavera avevano raggiunto i livelli pre-crisi.  
 
La componente temporanea dell’occupazione è d’altronde “quella più reattiva al ciclo economico”, spiega sempre il centro studi di Confindustria. Indicando però, allo stesso tempo, che la fiducia delle imprese è ben lontana dal toccare i livelli pre-crisi. 
 
14 Settembre  2021