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Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi
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Noi tedeschi siamo ancora nel 1945 
di Ninni Raimondi
 
Noi tedeschi siamo ancora nel 1945: così nacque la colonia Germania 
 
Attraverso la storia della sua Costituzione è possibile far luce sulla posizione geopolitica della Germania di oggi: una nazione fuori dalla storia e schiava delle sue ossessioni 
 
Se si volesse credere all’interpretazione oggi dominante in Germania sulla nascita della sua Costituzione, il 23 maggio 1949 – giorno della proclamazione della «legge fondamentale della Repubblica federale tedesca» – rappresenterebbe una pietra miliare nella storia della democrazia tedesca moderna. Dopo gli orrori del Terzo Reich, dopo l’apocalisse militare del 1945 e dopo l’occupazione degli anni 1945-1949 – così recita la vulgata – si sarebbe costituita sul territorio dell’allora Germania occidentale una repubblica autonoma e autodeterminata, la cui Costituzione avrebbe garantito ai suoi cittadini una serie di diritti fondamentali e avrebbe fornito allo Stato un regime parlamentare in grado di resistere alle turbolenze della storia. Inoltre, dopo la riunificazione del 1990 con i territori della Germania centrale (non orientale, come si sente spesso ripetere), e con il recupero della sovranità (recuperata al più tardi in quel momento), la legge fondamentale sarebbe ormai valida in tutta la Germania, riconoscendo così a tutti i tedeschi un ruolo paritario nel grande concerto delle nazioni sorelle d’Europa. 
 
Dal 1945 a oggi: la colonia Germania 
Se invece guardiamo a quel che successe dietro le quinte, facendo luce sulla situazione storica in cui nacque la legge fondamentale, emerge un quadro ben diverso da quello tratteggiato dalla vulgata: «Saremo noi, e non i tedeschi, a scrivere la loro Costituzione», aveva dichiarato già nel marzo 1948 Lucius D. Clay, governatore militare statunitense delle zone di occupazione della Germania. Fu proprio in base a questo principio che, nel periodo 1948-1949, nacque non una Costituzione del libero e sovrano popolo tedesco, bensì un ordinamento costituzionale provvisorio che segnava un’evidente rottura con la sovranità della Germania rimasta integra fino al 23 maggio 1945, giorno in cui gli Alleati imprigionarono i membri del governo del grand’ammiraglio Dönitz. È in questo contesto – quello dell’incipiente Guerra fredda – che le potenze occidentali, e in particolare gli Stati Uniti, si impegnarono energicamente a sottrarre ai territori della Germania Ovest la loro posizione geopolitica nel cuore dell’Europa, per legarli in maniera indissolubile all’Occidente e al blocco antisovietico. 
 
Per raggiungere questo scopo, gli Alleati fecero uso di metodi a dir poco sbrigativi: vennero fatte profilazioni psicologiche di tutti i membri del collegio parlamentare che, sempre nel periodo 1948-1949, era stato incaricato di preparare una bozza della Costituzione tedesca. Ogni telefonata dei membri del collegio veniva intercettata e il loro contenuto analizzato e messo a disposizione degli ufficiali di collegamento alleati, che potevano così influenzare direttamente i deputati. I quali, inoltre, venivano spesso invitati a feste mondane dagli uffici di collegamento degli Alleati: in questo modo, anche grazie alla somministrazione di bevande alcoliche, i politici tedeschi venivano convinti a perseguire gli obiettivi politici dell’Occidente. Senza contare che, per rendere l’eterodirezione ancora più efficace, non pochi di questi deputati erano stati messi a libro paga dalle forze d’occupazione americane. 
 
Tenendo a mente queste circostanze, non sorprende che la volontà del popolo tedesco abbia giocato un ruolo assai marginale nella nascita della legge fondamentale. Del resto, degli acuti costituzionalisti notarono molto presto che il popolo veniva sì spesso citato nel testo, ma lo era in maniera piuttosto insignificante, quasi fosse un articolo da mettere in vetrina a bella posta. In pratica, quello che fecero i partiti fu di mediatizzare il popolo, senza però conferirgli concreti poteri. Come disse il giurista Werner Weber, nella sua sostanziale impotenza il popolo appare come il «dio lontano della legittimazione democratica». E se per Ernst Forsthoff la Repubblica federale nacque «in una condizione di totale irresponsabilità» (cioè tutto il contrario dello Stato totale schmittiano come «Stato responsabile»), anche Winfried Martini specificò che la Repubblica federale fu fondata dalle forze di occupazione, le quali privarono gli sconfitti del 1945 (soprattutto la Germania) di qualsiasi forma di sovranità. 
 
La nostra Costituzione è lo statuto di occupazione 
A ben vedere, fu proprio questo deficit di sovranità popolare il motivo per il quale, in sede parlamentare, non si poté approvare la Costituzione di uno Stato sovrano, ma solo la legge fondamentale (Grundgesetz) di uno Stato dimidiato. Presagendo le nefaste conseguenze di una possibile divisione territoriale della Germania e, insieme, di un’occidentalizzazione dei tedeschi residenti tra il Reno e l’Elba, già nel settembre del 1948 il deputato socialdemocratico Carlo Schmid mise in guardia gli altri membri del collegio parlamentare con queste parole: «Non esiste un popolo tedesco occidentale e non ne esisterà mai uno! […] Oggi, sotto la supervisione degli Alleati, siamo chiamati a dibattere e deliberare sulla legge fondamentale che conferisce funzioni sovrane al popolo tedesco residente su una singola porzione della Germania. Non siamo dunque chiamati a fare la Costituzione della Germania, o anche solo della Germania occidentale. Non dobbiamo fondare alcuno Stato.  
Quello che oggi possiamo fare è solo una legge fondamentale per un frammento di Stato.  
 
La vera Costituzione che abbiamo oggi è e rimane lo statuto di occupazione. 
 
Stanti questi presupposti, è chiaro che la Repubblica federale non ha mai avuto una vera legittimazione democratica.  
 
20 Settembre  2021