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Etruschi, uno studio del Dna svela il mistero sulle loro origini 
di Ninni Raimondi
 
Etruschi, uno studio del Dna svela il mistero sulle loro origini 
 
Pompei fu fondata dagli etruschi: la scoperta dagli ultimi scavi archeologici 
Tra scavi e studi Pompei non smette mai di stupire il mondo e l’ultima scoperta emersa dall’antica città campana, sepolta dalle ceneri del Vesuvio nel 79 d.C., potrebbe riscrivere in parte la storia italica. Se secondo il geografo greco Strabone la storia di Pompei ha origine dagli Osci, popolazione sannita pre-romana, 700 anni prima dell’eruzione del vulcano, dalle ultime ricerche degli archeologi si può invece presupporre che le radici della città campana siano invece strettamente legate agli etruschi per lingua e cultura seppure diversa nella sua più antica urbanistica. 
Molti anni prima che Roma vi innalzasse le sue insegne, quindi, sarebbero stati gli avi etruschi a fondare Pompei “seguendo il cielo e le stelle” come già accaduto per Veio, Cerveteri e Tarquinia. La spiazzante scoperta è stata annunciata in questi giorni all’Accademia dei Lincei da Massimo Osanna, direttore del parco archeologico, e dell’archeologo Carlo Rescigno, in seguito al ritrovamento di importanti reperti negli scavi del santuario a pianta rettangolare del Fondo Iozzino che collegava la città al mare. 
 
Pompei, i ritrovamenti degli archeologi 
Centinaia di anfore, ampolle e coppe contenenti vino rosso, bianco e infusi d’erbe, decorati da iscrizioni graffite di frasi rituali pagane per lo più dedicate ad Apa, antica divinità venerata dagli etruschi, accompagnate da croci, asterischi, alberelli e pentagrammi. Alcuni elementi di questo vasto vasellame rinvenuto ci permettono inoltre di conoscere il nome, anch’esso inciso, dell’offerente; tutti nomi rigorosamente etruschi originari del Lazio e dell’Etruria che fino ad oggi mai sono stati trovati in Campania. 
 
A migliaia di anni di distanza, sommersi da una società sempre più frenetica e globalizzata, ancora una volta la nostra terra, scoprendosi, sembra ricordarci chi siamo e da dove veniamo. Sembra spiegarci quali sono le più antiche origini del nostro popolo prima che così fosse definito. E lo fa attraverso il rinvenimento di antiche meraviglie che portano con sé segreti, misteri e una forte magia evocativa forse destinata a richiamare la nostra attenzione, perennemente distratta, ai valori più antichi della nostra identità. 
 
Un velo di mistero ha sempre avvolto l’antico popolo degli Etruschi. Chi erano e da dove venivano gli abitanti della zona compresa tra Toscana, Umbria e Lazio che ha dato origine alla più importante civiltà pre-romana dell’Italia centrale (e non solo)? Domande alle quali nessuno è mai riuscito a dare una compiuta risposta. 
 
Gli Etruschi “cugini” dei Latini 
A diradare un po’ la nebbia sulle loro origini ci pensa, oggi, una ricerca internazionale appena pubblicata da Science. Condotta dalle università di Firenze, Jena e Tubinga, ha analizzato – ricostruendolo – il Dna di 82 individui vissuti in 12 diverse località nella regione storica dell’Etruria tra l’800 a.C. e l’anno 1000 d.C. Si tratta del più grande studio sul genoma mai condotto sulla popolazione antica di quest’area. 
 
I risultati sembrano confermare una tesi che già aveva preso piede dagli addetti ai lavori. Quella, cioè, della comune origine di etruschi e popolazioni italiche. I primi, spiegano i ricercatori, “condividono il profilo genetico con altre popolazioni vicine come quella dei Latini”. Una componente genetica che avrebbe raggiunto “l’Italia centrale durante l’età del bronzo”. Escluse, dunque, le teorie che vorrebbero gli etruschi provenienti vuoi dal mar Egeo, vuoi dall’Anatolia. 
 
Il mistero ancora non svelato della lingua 
L’origine comune non riesce però ancora a spiegare – anzi, ne complica la comprensione – la complessità della lingua etrusca, dato che coloro i quali si possono oggi definire i loro parenti più stretti “furono probabilmente responsabili della diffusione delle lingue indoeuropee”. Un gruppo al quale la lingua degli etruschi non appartiene e resta, peraltro, in buona parte ignota sebbene i suoi riverberi giungano fino a noi. Si pensi ai numerosi nomi di città quali Volterra (l’etrusca Velàthri), Perugia (Perusna) o Siena (Sena). 
 
La domanda, insomma, rimane: “La persistenza di un’isolata lingua non indoeuropea, circostanza da gruppi italici che parlavano idiomi indoeuropei è un fenomeno intrigante e ancora inspiegabile che richiederà ulteriori indagini archeologiche, linguistiche e genetiche”. 
 
30 Settembre  2021