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Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi
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L'Opinione del Direttore: 
Vediamo di cosa si parla 
 
di Ninni Raimondi
 
Vediamo di cosa si parla 
 
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“Non fu lui a portare la droga”. Caso Morisi verso l’archiviazione (tanto ormai le elezioni sono passate) 
 
“Non fu lui a portare la droga dello stupro“: verso l’archiviazione l’indagine per cessione di stupefacenti che vede coinvolto Luca Morisi, l’ex responsabile della comunicazione sociale della Lega. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, il contenuto delle chat con Petre Rupa (“Nicolas”) e “Alexander” prese in esame dagli inquirenti sembra infatti scagionare l’ex capo della “Bestia” social di Matteo Salvini. Tali chat infatti proverebbero che non fu lui a portare la boccetta con il Ghb, la cosiddetta droga dello stupro, in Corte Palazzo a Belfiore. 
 
Morisi scagionato dalle chat: “Non fu lui a portare la droga” 
Nel registro degli indagati sono attualmente iscritti uno dei due ragazzi rumeni, Petre Rupa, e lo stesso Morisi, ma è probabile che anche Alexander finisca indagato, in quanto lui stesso nella chat ammette di aver portato insieme all’amico a casa di Morisi il Ghb. In ogni caso, tutte le ipotesi di reato verranno derubricate a una questione amministrativa. Questo perché la dose di droga liquida rinvenuta nell’automobile di Petre è compatibile all’uso personale. Lo stesso vale per gli 0,31 grammi di cocaina trovati a casa di Morisi. I quantitativi di entrambi gli stupefacenti rinvenuti sono dunque minimi. Pertanto non sarebbero tali da presupporre il reato di spaccio e probabilmente neanche quello di cessione di sostanze stupefacenti. Nei confronti di Morisi rimane la segnalazione al prefetto come “assuntore di stupefacenti”. 
 
Probabile archiviazione senza interrogatorio 
Non a caso l’avvocato difensore Fabio Pinelli da subito aveva chiesto ai pm di Verona di ascoltare il suo assistito perché pronto a dimostrare di non aver ceduto alcuna sostanza illecita. “Siamo a disposizione per chiarire ogni passaggio e soprattutto perché abbiamo la prova che nessun reato è stato commesso”, aveva dichiarato. Ora, alla luce delle chat, l’interrogatorio di Morisi potrebbe anche essere ritenuto superfluo dai pm. 
 
Il caso politico e la Lega nel mirino 
L’inchiesta a orologeria comunque ha sortito l’effetto di scatenare il caso politico, con Morisi che ha lasciato l’incarico e la Lega nel mirino a pochi giorni dal voto delle amministrative. In effetti, il caso era noto dal 14 agosto, ma è stato tirato fuori con ritardo sospetto. A detta di tanti, e non solo della Lega. Morisi infatti è finito sulla gogna mediatica, tutti i giornaloni hanno parlato di indagini per cessione di droga. Ora, a elezioni concluse, scopriamo – si fa per dire – che l’ex capo della comunicazione social della Lega non ha ceduto la droga. 
 
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Omicidio del carabiniere Cerciello, trovato morto l’unico testimone chiave 
Trovato morto in casa, nel silenzio più totale, senza l’intervento delle forze dell’ordine. Il 49enne Sergio Brugiatelli, unico testimone chiave dell’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega, è deceduto così lo scorso 26 settembre nel quartiere Marconi, a Roma. A riportarlo oggi è Leggo, che riferisce di aver appreso la notizia “casualmente attraverso alcuni residenti della zona”. Dagli ambienti giudiziari non era infatti trapelato alcunché al riguardo. Stando a quanto raccontato dai vicini di casa, Brugiatelli sarebbe morto a causa di un ictus cerebrale. 
 
Omicidio Cerciello, la “strana” morte del testimone chiave 
“Negli ultimi tempi era sempre taciturno. Ci raccontava che quanto era accaduto quella notte, quando venne ucciso Mario Cerciello, lo aveva provato molto e ne sentiva ancora il rimorso”, hanno raccontato a Leggo i vicini di casa del 49enne. Scompare così il supertestimone mediatore della compravendita di cocaina tra i due americani Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth e lo spacciatore Italo Pompei. La testimonianza di Brugiatelli fu dirimente per ricostruire la dinamica della vicenda, in cui perse la vita il carabiniere Cerciello Rega. 
 
La vicenda 
Nella notte tra il 25 e il 26 luglio 2019 il vicebrigadiere Cerciello Rega era impegnato con il collega Varriale in un’operazione partita con il furto di uno zaino. A denunciare il furto fu proprio Sergio Brugiatelli, che aveva fatto da intermediario tra i due giovani americani e un pusher per l’acquisto di droga. Elder e Hjorth a Trastevere cercavano cocaina, avevano ricevuto invece tachipirina. I due giovani avevano quindi rubato lo zaino chiedendo per la restituzione sia la droga sia i soldi pagati. Brugiatelli aveva avvisato i carabinieri, e all’appuntamento concordato si erano quindi presentati Cerciello Rega e Varriale, che avevano tentato di bloccare i due americani. È stato a quel punto che è spuntato il coltello, e che Elder ha colpito il vicebrigadiere a morte con undici fendenti nell’arco di meno di 30 secondi. Poi la fuga verso l’hotel Meridien di via Cesi, dove i due americani alloggiavano e dove sono stati rintracciati e arrestati. 
 
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Mascherine cinesi contraffatte, un blitz della GdF ne scova sei milioni: denunciati 3 stranieri 
 
Un’altra partita di mascherine contraffatte, rigorosamente made in China,  scovate dai Finanzieri del Comando provinciale di Roma: sono infatti oltre sei milioni i dispositivi di protezione individuali e i termometri non sicuri e privi di certificazione, sequestrati nel corso di un blitz avvenuto stamattina a Roma e nella zona industriale di Ciampino. Lo riporta RomaToday. 
 
Sei milioni di mascherine contraffatte sequestrate dalla GdF 
Nella mattinata di oggi le Fiamme Gialle del 3° Nucleo Operativo Metropolitano hanno passato al setaccio i depositi di stoccaggio situati nei quartieri Esquilino e Prenestino e nella zona industriale di Ciampino, rinvenendo milioni di mascherine Ffp2 e chirurgiche e partite di termometri a scanner infrarossi per la misurazione a distanza della temperatura. La merce, priva di qualsiasi requisito di sicurezza previsto dalla normativa vigente, si trovava all’interno di alcuni container e magazzini ad uso di quattro società di import-export. 
 
C’è anche una partita di scarpe da ginnastica 
La merce rinvenuta e sequestrata dalle Fiamme Gialle non si limita ai dispositivi sanitari: nel corso dell’operazione sono state trovate un migliaio di calzature Nike, Adidas e Converse contraffatte, oltre a monili e gioielli di bigiotteria ad alto contenuto di nichel, quindi tossici per la salute. Per quattro persone, di cui tre di nazionalità cinese e una italiana, è scattata la denuncia all’Autorità Giudiziaria di Roma per il reato di frode in commercio. Il blitz rientra nel complesso di operazioni dagli uomini della Guardia di Finanza capitoline per contrastare i tentativi di frode messi in atto per sfruttare la fase di emergenza sanitaria dovuta al Covid.  
 
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“Pericoloso processo mediatico”: avvocati penalisti contro inchiesta Fanpage 
 
“Questo non è giornalismo di inchiesta così come lo si vuol definire. È piuttosto il frutto di una vera e propria attività investigativa, sottratta a qualunque forma di controllo dell’Autorità Giudiziaria ed alle regole che presidiano la genesi e lo sviluppo delle vicende processuali”. Così l’Unione delle Camere Penali (Ucpi), prestigiosa organizzazione che rappresenta gli avvocati penalisti italiani, stronca l’inchiesta di Fanpage. 
 
Gli avvocati penalisti stroncano il metodo utilizzato da Fanpage 
Il documento dell’Osservatorio sull’Informazione Giudiziaria, Media e processo penale, pubblicato sul sito delle Camere Penali, è una staffilata contro il modus operandi attuato per portare avanti l’indagine giornalistica andata in onda giovedì scorso durante la puntata di Piazzapulita su La7. 
 
“Siamo giunti ad un crocevia estremamente pericoloso, nel quale le persone sono offerte in pasto all’opinione pubblica sulla base di informazioni raccolte nel corso di una vera e propria ‘indagine privata’, che addirittura precede e ‘genera’ la vicenda procedimentale propriamente intesa”, scrivono i penalisti. E ancora: “Un’indagine che non conosce termini da osservare, autorizzazioni da chiedere, contraddittori da rispettare, che si avvale dei mezzi più invasivi della privacy, di intercettazioni ambientali, telecamere nascoste e agenti provocatori, i cui risultati vengono divulgati senza alcun controllo. Altro che direttive sulle conferenze stampa, garanzie e presunzione di innocenza”. 
 
“Nuova pericolosa frontiera del processo mediatico” 
Secondo Ucpi “siamo dunque al cospetto di una nuova pericolosa frontiera del processo mediatico, che non possiamo non segnalare, perché essa è posta oltre confine ed è in grado di oltrepassare qualsiasi limite, tra quelli finora ipotizzati dal legislatore, al fine di salvaguardare il principio della presunzione di innocenza”. 
 
Dunque secondo i penalisti italiani “se non si porranno sanzioni effettive alla violazione del segreto istruttorio e limiti alle interpretazioni estensive delle norme sovranazionali in contrasto con la nostra costituzione (come del resto è accaduto in tema di mafia e di prescrizione), il ‘giornalismo d’inchiesta’ si sostituirà alla magistratura inquirente, con l’unico impellente target di raggiungere lo scoop, senza trovare alcun freno inibitore, neppure le sanzioni penali”. Perché “oggi è successo ad un partito politico, domani potrà accadere ad altri schieramenti, ed ancor peggio, a qualsiasi cittadino, al di là della personale visibilità o notorietà”. 
 
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Chieti, per tre anni costringe la moglie a dormire in terra perché russa: denunciato 58enne 
 
Da tre anni era costretta dal marito a dormire in terra perché russava: è successo a Chieti, in Abruzzo, dove una donna ha denunciato il coniuge chiedendone, al contempo, la separazione. Trent’anni di vessazioni e torture psicologiche, aggressioni verbali e fisiche, culminate nell’umiliante imposizione di dormire sul pavimento, come un animale domestico: secondo quanto riportato dalla cronaca locale l’uomo ha patteggiato due anni di reclusione con pena sospesa. 
 
Uomo costringeva la moglie a dormire in terra 
Dalle indagini condotte dagli agenti della squadra mobile cittadina è emerso «un quadro di relazioni domestiche improntato alla unilaterale sopraffazione morale e materiale da parte del marito, che si esprime nella continua denigrazione e umiliazione della moglie, deprivata del proprio ruolo familiare e perfino della propria dignità, nonostante si tratti di persona attiva e autosufficiente», si legge nelle carte dell’inchiesta. 
 
Per trent’anni la donna aveva subìto «continue vessazioni e umiliazioni da parte del marito, tanto che, alla fine dello scorso anno, si è determinata a chiedere la separazione». Apriti cielo: la decisione della moglie «ha scatenato nell’uomo una violenta reazione: dapprima, stando a quanto denunciato, ha imposto alla moglie e alla figlia di andare via di casa e, successivamente, utilizzando la propria macchina come ariete, ha volontariamente danneggiato, colpendola più volte fino a distruggerla, l’auto della moglie». 
 
Violenze e torture 
In quell’occasione la figlia 26enne aveva filmato la terribile scena con il telefonino: solo l’intervento di una volante aveva in quell’occasione evitato il peggio. Alle due donne non è rimasto altro da fare che abbandonare l’abitazione che dividevano con quell’uomo. Oltre all’episodio del pavimento, «negli ultimi due-tre anni», riferiscono gli inquirenti, «l’indagato è giunto a impedire alla moglie perfino di parlare, dicendole costantemente: “Stai zitta, sono bevuto e non sono padrone di me, posso fare qualsiasi cosa”». Una sera, l’uomo le aveva sferrato «un calcio alla gamba per il fatto che era tornata tardi dal lavoro e dunque non gli aveva fatto trovare la cena pronta». In un’altra occasione, invece, il 58enne l’aveva rincorsa con un utensile da giardinaggio «ingiuriandola e minacciandola, spaventandola al punto che non era voluta rientrare a casa». 
 
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Anche oggi barba, capelli e shampoo sono servite 
Grazie per aver letto 
8 Ottobre  2021