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Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi
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La smania 
di Ninni Raimondi
 
La Smania 
 
Sempre più persone presenti alle proteste, sempre più voci ad unirsi al coro, sempre più gruppi e comitati, sempre più copie di volantini distribuiti, di manifesti attacchinati, sempre più soldi con cui finanziare la lotta, ma a quale fine?  
 
La smania della crescita sembra non riguardare solo la ripresa economica, “redentrice” di questo periodo buio, ma pure i discorsi sulla bocca di molti “ribelli” del giorno d’oggi.  
L’impressione è che tutto andrà per il verso giusto quando il numero degli oppossitori al dominio aumenterà, così come aumenteranno i loro sforzi. Aldilà del fatto che l’escalation sembri direzionata nel senso contrario, così che i dissidenti dello stato d’obbedienza paiono sempre meno, viene da chiedersi se ci sia un fondo di consapevolezza nelle parole che si ripete o negli atti che si compie regolarmente, o se siano solo una vaga adesione a una causa senza riflessione, nè sul fine che si vorrebbe raggiungere, nè sui mezzi che si vorrebbe adoperare.  
Si “scende in piazza” a reclamare libertà, ma di che tipo di libertà si sta parlando?  
 
Quella della società della merce?  
Quella della manipolazione tecnica dell’esistente?  
E oltretutto a reclamare a chi? Allo stato che decide sulla vita degli individui, sui loro spostamenti, sul loro comportamento? Alla società civile e all’opinione pubblica, che ti infamano come No Vax o complottista, che ti vorrebbero rinchiusa nel tuo appartamento o in un ospedale psichiatrico? Occorrerebbe semmai fermarsi a riflettere, e al posto di ambire a “crescere”, cercare di andare oltre. Cercare di far emergere i propri desideri ed ascoltarli anche quando si scontrano con lo scettico realismo dei disillusi. Cercare di sperimentare mezzi che contemplino la propria messa in gioco, che non necessitino di masse anonime, ma di facce conosciute se non solamente di sè stesse. Cercare di riconoscere le cause del proprio malessere e attaccarle per fermarne i mortiferi effetti. Cercare la qualità aldilà della quantità, che da sola non porta a nulla di sostanzialmente differente di ciò che già è. In sostanza smettere di protestare ed iniziare ad agire. Senza mediazioni di alcun tipo. Senza il timore di ciò che gli altri penseranno.  
 
Consumando la propria esistenza senza paura dell’esaurimento. Per andare verso un oltre indefinito e inimmaginabile. Dove le cattive passioni si scatenano. Dove la libertà indomita lacera coi propri artigli il corpo in decomposizione del dominio. Dove il viversi le relazioni non collida con il godimento di sè. Contro il gregge compatto dell’obbedienza occorre opporre individualità distinte, ognuna con i propri obiettivi e il proprio approccio, consapevoli di ciò che desiderano e di come lo possano ottenere senza compromesso e delega, colpendo il nemico da svariate direzioni, ponendolo di fronte all’incapacità di reagire ad un offensiva che ha infinite sfaccettature. Di mattina presto sibilla Ebbene, signori, non vi sono criminali da giudicare ma le cause del crimine da distruggere. A detta della storiografia, le sibille sono state sia delle entità storicamente esistite che figure mitologiche greche e romane. Esse erano ispirate da un dio, dotate di virtù profetiche, in grado di fare predizioni e fornire responsi, ma in forma molto spesso oscura.  
 
Sibilla è anche il nome dell’ultima operazione coordinata dalla sempre carica in tema di repressione Manuela Comodi, pm di Perugia “affezionata” alle idee anarchiche (insieme al pm di Milano Alberto Nobili). La mattina dell’11 novembre i segugi del ROS sono stati sguinzagliati nelle abitazioni di anarchiche e anarchici. Le perquisizioni e le misure cautelari (un arresto in carcere, un altro arresto ai domiciliari e quattro obblighi di dimora) sono state giustificate per scovare gli psicoreati di istigazione a delinquere aggravata dalle finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico, come si dice nella neolingua della repressione statale. Quale psicoreato per intenderci? Aver scritto, negli ultimi quattro anni, in pubblicazioni anarchiche, che per farla finita con questo mondo bisogna attaccare chi ordina, giustifica e compie il massacro quotidiano sulle misere vite di tutti e tristi di molte. Massacro che ha il nome di società. Fieri del loro odore nauseabondo, le perquisizioni hanno dato esito positivo, a detta dei censori delle idee. Durante la poco gradevole visita di uomini armati e in passamontagna alle 4 del mattino, come successo a chi scrive, i rappresentanti dell’inquisizione hanno trovato in casa di sovversivi gli oggetti incriminati: giornali, manifesti che inneggiano alla rivolta contro l’esistente.  
 
Che grande scoperta.  
Niente è positivo. Se la libertà è il crimine che contiene tutti i crimini, allora la leggerezza del negativo è quella tensione che può rompere la dicotomia fra pensare e agire - rendendo affini il pensiero e l’azione - nei tentativi di distruggere la miseria di questo mondo, giustificata dalla sopravvivenza democratica.  
Contro la repressione che si può fare? Affinare ulteriormente ciò che scriviamo, scoprire una progettualità dirompente, rispondere alla propria etica, senza dimenticare mai chi è seppelito vivo in prigione. E soprattutto con i nostri mezzi (anche di fortuna) e le nostre semplici capacità, ricercare continuamente l’urgente demolizione dell’attuale edificio sociale.  
 
Sibille:  
con nessuna divinità, fede, profezia o mito, ma bastarde senza dio né stato con gli incubi di chi sogna l’utopia.  
Forse un mattino andando in un’aria di vetro, arida, rivolgendomi, vedrò compersi il miracolo: il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro di me, con un terrore di ubriaco.  
 
Poi come s’uno schermo,  
s’accamperanno di gitto alberi  
case colli per l’inganno consueto.  
Ma sarà troppo tardi; ed io me ne andrò zitto  
tra gli uomini che non si voltano,  
col mio segreto.  
(Eugenio Montale)  
 
Prima sono venuti a denigrare filosofi e ricercatori che criticavano pubblicamente la fondatezza di ragioni e dati dichiarati dal governo per legittimare l'imposizione di divieti e la sospensione di libertà. Ma i comuni mortali non frequentano chiostri speculativi e laboratori scientifici, per cui ben pochi si sono interessati a loro.  
Poi sono venuti a radiare i medici che dubitavano dei protocolli sanitari antipandemici stabiliti dal governo. Ma questi medici non vengono ospitati di continuo nei programmi televisivi, non vantano alcuna fama, per cui ben pochi si sono interessati a loro.  
Poi sono venuti a ricattare gli operatori sanitari che non volevano sottostare all'obbligo della vaccinazione. Quando questa minaccia si è fatta legge, in numero esiguo si sono rifiutati di scattare sull'attenti, per cui ben pochi si sono interessati a loro.  
Poi sono venuti a ricattare tutti i lavoratori sprovvisti di lasciapassare verde, che in fondo non è difficile ottenere: è sufficiente non essere terrapiattisti o complottisti e porgere il braccio, o al limite sborsare ogni 48 ore una piccola somma per farsi martoriare il naso, per cui ben pochi si sono interessati a loro.  
Poi sono venuti all’alba a perquisire e sottoporre a misure cautelari alcuni anarchici rei di considerare apertamente lo Stato un nemico da abbattere e di prendere parte coi propri contenuti alle proteste contro l’obbligo del lasciapassare verde.  
 
L'accusa a loro carico è quasi imbarazzante per pretestuosità e idiozia: istigazione alla violenza mediante un giornale clandestino.  
Tralasciando il particolare che il giornale in questione non è affatto clandestino, ma poi si pensa davvero — tanto per fare un facile esempio — che un attacco alle forze dell’ordine sia provocato dalla lettura di un articolo su un periodico indipendente, anziché dalla rabbia per il massacro di uno Stefano Cucchi o di un Federico Aldrovandi, per le violenze esercitate sui manifestanti, per le torture a Bolzaneto?  
Gli anarchici sono quattro gatti, si sa, e ben pochi si interessano a loro.  
 
Oggi sono venuti a bussare alle porte di alcuni oppositori al lasciapassare verde, i quali sono stati perquisiti ed incriminati (dal pool antiterrorismo della Procura di Milano) con l’accusa di «violenza privata aggravata» e di «atteggiamenti prevaricatori» nei confronti di alcuni giornalisti, insultati nel corso di recenti cortei. Anche qui, siamo davanti ad imputazioni iperboliche formulate per giustificare improvvidi provvedimenti.  
Ma i no-greenpass sono untori, come martellano i mass-media, e ben pochi si interessano a loro.  
 
E domani, da chi andranno domani?  
E lungo questa china, nel giro di breve tempo chi rimarrà a protestare?  
 
Nessuno, chi volete che interessi?  
Ha ragione il poeta — non ci sono più canzoni per far danzare l’orso.  
L’unguento del silenzio sulla brace di una sola parola.  
 
Immaginate il dubbio, l’incrinatura della notte e il freddo spettrale del gioco che deve decidere il ritorno degli esseri. 
Ecco! 
18 Novembre  2021