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Dopo il convegno di Torino l’universo “no green pass” diventa movimento? 
di Ninni Raimondi
 
Dopo il convegno di Torino l’universo “no green pass” diventa movimento? 
 
Il convegno di Torino dello scorso 8 dicembre contro l’obbligo di green pass, che ha visto la partecipazione di esimi studiosi quali i filosofi Massimo Cacciari e Giorgio Agamben, il giurista Ugo Mattei, magistrati e intellettuali come Carlo Freccero, è stato strumentalizzato per fini politici (il caso del Giornale, che ha utilizzato la presunta appartenenza politica di alcuni degli intellettuali presenti per bollare la sinistra come no vax) oppure presentato come una sorta di delirio mistico-religioso-complottista collettivo (il caso del Corriere). Operazione più che prevedibile, ovviamente, e giustificata da motivazioni anche politiche: guai a mettere in discussione l’operato del governo. 
 
E, soprattutto, guai a domandarsi – e a domandare agli italiani – se ciò che si è fatto e si sta facendo (i lockdown, l’imposizione di fatto del vaccino, le restrizioni, ecc.) sia non utile (lo è, ci si augura) ma la scelta migliore che poteva essere adottata. Ancora più guai a domandarsi se i vaccini abbiano effetti collaterali. E se tutti coloro che sono stati dichiarati morti per covid-19 sono effettivamente morti di tale malattia. 
 
Le domande scomode del convegno di Torino 
Domande che invece si sono posti i partecipanti al convegno di Torino: siamo sicuri che non ci nascondano dati relativi a effetti collaterali dei vaccini? E’ lecito dire che un anziano con patologie gravi o malato terminale colpito da covid-19 e deceduto è morto di covid-19? I dati non sono stati gonfiati? E ancora: la misura del green pass, che svincola lo Stato da ogni responsabilità e che rende la vita impossibile ai non vaccinati o non tamponati è misura veramente permessa dalla Costituzione? Non è il caso di domandarsi se la pandemia – lo stato di emergenza costante – non sia un pretesto per imporre misure liberticide? Se non addirittura per testare il livello di sopportazione della popolazione? Come mai siamo lo Stato con più vaccinati e che è stato chiuso più a lungo eppure siamo lo Stato con più morti? Che ci sia un errore di strategia? 
 
Il convegno di Torino contro il green pass non è stato soltanto un momento di sintesi e riflessione rispetto all’operato del governo. Un momento in cui tante domande che in un primo tempo venivano poste – e che continuano a tormentare molti – vengono ora ricordate. Questo per evitare che l’allineamento generale della classe politica e dei media mainstream conduca a un obnubilamento della mente. E e alla conseguente caduta nell’oblio di problemi e domande che devono avere una risposta. E’ stato anche l’atto di nascita di un movimento culturale e intellettuale che potrebbe avere un peso importante nella politica dei prossimi anni. Probabilmente manifestandosi anche nella forma di movimento. Solo La Stampa ha parlato di «prova di partito»[3]. A molti, invece, questo sembra essere sfuggito. 
 
Un vero e proprio “partito”? 
Fino a ora, le proteste contro il green pass sono state organizzate attraverso i social network da persone che condividono un sentimento di opposizione verso le imposizioni. Pretendendo delle risposte alle domande sopra riportate. Ora le proteste si trasformano in un qualcosa di più strutturato, coi suoi principi e i suoi leader. Agamben lo ha detto bene: «Chi vuole superare il draghismo è con noi», dove con «draghismo» si fa riferimento, presumibilmente, non solo alla politica di Draghi (Draghi-centrica, diciamo così) ma anche all’impostazione (secondo alcuni autoritaria e illiberale) che caratterizza l’attuale contesto politico. Già da queste parole si evince che quello di mercoledì non era affatto un incontro di protesta contro una misura governativa. Era piuttosto un confronto – il primo di molti – per proporre agli elettori un’alternativa politica a quella attuale (nella quale i partiti, salvo FdI, sono ormai indistinguibili l’uno dall’altro). 
 
Non nascerà, quindi, il partito no Green pass o no vax. Nascerà un partito di stampo social-liberale che capterà l’insoddisfazione e la paura di milioni di persone per il clima che si respira in Italia? Ed è probabile che possa anche avere un seguito, come è facile capire ponendosi una semplice domanda (e molte altre potrebbero essere poste): quante persone si sarebbero fatte il vaccino se non ci fosse stato l’obbligo di green pass? O, di converso, quante persone che si sono vaccinate non si sarebbero vaccinate senza il Green pass – e dunque: quante persone hanno subìto un’imposizione? Anziché fare ironia e minimizzare, occorrerebbe riflettere attentamente sulla risposta. 
 
14 Dicembre  2021