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La Corte costituzionale della Romania sfida l’Unione europea 
di Ninni Raimondi
 
La Corte costituzionale della Romania sfida l’Unione europea 
 
Dalla Polonia alla Romania, serie di campanelli d’allarme per Bruxelles. Nei mesi scorsi c’è stato molto clamore a seguito della decisione della Corte costituzionale polacca secondo cui in alcune aree la legge di Varsavia prevale sulle decisioni della Corte di giustizia dell’Unione europea e dei trattati europei. In molti hanno visto in questa decisione una forte scossa per l’Ue, visto che i giudici dell’alta corte polacca hanno minato alla base uno dei principi cardine dell’Unione stessa, secondo cui in certi casi le leggi europee prevalgono su quelle degli Stati membri. 
“La sentenza della Corte costituzionale polacca mette in dubbio molte di queste cose – aveva dichiarato al riguardo Ursula von der Leyen – siamo preoccupati per l’indipendenza dei giudici da tempo, perché l’immunità dei giudici è stata spesso rimossa senza giustificazione, questo minaccia l’indipendenza del sistema giudiziario che costituisce un pilastro dello stato di diritto. La situazione è peggiorata”. 
 
Così la Romania sfida l’Unione europea 
Al momento la Polonia rimane ancora membro dell’Ue e la possibilità che segua l’esempio del Regno Unito rimane altamente improbabile. Ciò non mette a riparo Bruxelles da futuri choc. Uno di questi è arrivato appunto la settimana scorsa dalla Romania. In relazione a un caso di frode sui fondi europei in cui sono coinvolti doversi politici rumeni, la Corte costituzionale di Bucarest ha dichiarato che le decisioni della Corte di giustizia europea non si applicano alla Romania e quindi il diritto rumeno prevale su quello comunitario. 
 
Anche in questo caso è improbabile che questa decisione segni l’inizio di un processo che porterà la Romania a uscire dalla Ue, ma alcuni europarlamentari cominciano ad essere preoccupati. A tale proposito l’europarlamentare olandese Helnia Sophie in ‘t Veld ha chiesto al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, di prendere posizione. Perché a suo avviso sussiste il forte rischio che l’Unione si possa disintegrare. 
 
8 Gennaio  2022