Interni
Esteri
Cultura
Parolatio
Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi
Si avvisano i lettori che questo sito si serve dei cookie per fornire servizi e per effettuare analisi statistiche completamente anonime.  
 
Sarkozy “l’africano” 
di Ninni Raimondi
 
Sarkozy “l’africano”: le missioni ufficiose per conto dell’Eliseo 
 
Nonostante le indagini giudiziarie a suo carico l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy – al pari del nostro Matteo Renzi e del britannico Tony Blair- svolge missioni ufficiose per conto dell’Eliseo. Stiamo alludendo al suo recente viaggio in Ruanda, ma anche a quello in Madagascar. 
Sarkozy “l’africano” 
 
In Ruanda, per conto dell’attuale presidente francese Macron, ha cercato di riannodare le fila con Paul Kagame. Non dimentichiamoci che Sarkozy lavora anche come mediatore di molte multinazionali in Africa: in particolare in Costa d’Avorio e nello specifico in relazione alla celebre catena di alberghi nota come Accor Hotels di cui Sarkozy è membro del consiglio di amministrazione. Ma anche in Guinea non disdegna relazioni molto strette, questa volta nel settore minerario e in particolare con il gruppo minerario Beny Steinmetz Group Resources. Anche attraverso questa potente multinazionale ha cercato ufficiosamente di tutelare gli interessi francesi in incontrandosi con il presidente guineano Alpha Condé prima che questo venisse deposto da un colpo di Stato. Per quanto riguarda il Madagascar Sarkozy ha cercato di mantenere buoni rapporti con l’attuale presidente soprattutto in relazione a una vecchia contesa con la Francia relative a una serie di isole presenti sull’Oceano indiano. 
 
Come si muove Macron 
Ma oltre a tutelare i propri interessi in Africa – in modo indiretto, discreto e ufficioso – Macron tutela i propri interessi di potere in Francia anche attraverso altri strumenti assai più visibili. Per evitare che ci siano nuovi attacchi nei confronti di certi affari – alludiamo a nuove rivelazioni note come Macron Leak’s  – sia il servizio di intelligence nazionale DGSI (Direction Générale de la Sécurité Intérieure) che Viginum, stanno collaborando in modo sinergico per impedire interferenze straniere contro la Francia. Proprio per questo Viginum ha ricevuto 4 milioni di euro dal budget del Secrétariat Général de la Sécurité et de la Défense Nationale (Sgdsn). Attraverso questi nuovi finanziamenti, il nuovo apparato di intelligence open source francese dovrebbe consentire ai servizi di intelligence di individuare le operazioni di disinformazione oltre che di scoprirne l’origine. 
 
Naturalmente stiamo alludendo alla guerra “informativa” che la Russia e la Cina hanno già portato in essere contro la Francia e che potrebbero proseguire in questa tornata elettorale. Ma anche la Turchia è un altro player molto pericoloso per la Francia. Più in generale questo nuovo strumento dovrà fornire informazioni all’organismo di vigilanza dell’emittente francese e cioè al Conseil Supérieur de l’Audiovisuel, oltreché al Conseil Constitutionnel e alla commissione elettorale nazionale. Inoltre ci sono voci all’interno dell’Assemblea Nazionale francese, sempre più insistenti, che vorrebbero l’utilizzo di Viginum come strumento di guerra informativa preventiva. Si chiede cioè al governo francese, una volta individuato il sito che diffonde disinformazione, di bloccarlo soprattutto se quest’opera disinformativa – com’è il caso per esempio di quanto fa la Cina – è legata a falsi account costruiti sui social media. 
 
Una guerra “informativa” 
Possiamo quindi concludere che tutti vissero felici e contenti? Che le forze del bene trionferanno su quello del male? Forse nelle serie Tv. Ma non di certo nella realtà. In primo luogo è chiaro che questo strumento potrebbe servire a Macron per prevenire eventuali rivelazioni pericolose per la sua campagna elettorale (come quelle che sono state fatte per intenderci da WikiLeaks oppure da altri siti di giornalismo investigativo sui rapporti tra l’Egitto e la Francia). In secondo luogo all’interno degli apparati di intelligence francesi è in atto -come sempre d’altronde- una guerra per le risorse proprio in relazione alla capacità di contrastare la guerra di informazione. Infatti la Dgsi, la Dgse l’intelligence militare francese – e cioè la Drm – monitorano già le interferenze straniere attraverso il Colmi. 
 
Ma a complicare in modo rilevante la partita – cioè la competizione all’interno degli apparati di intelligence francese – vi è anche il ministero della Difesa, che ovviamente è coinvolto in prima linea sul fronte del controspionaggio nel contesto della disinformazione. Di cosa stiamo parlando? Del comando informatico francese, il Comcyber, con sede a Rennes, in Bretagna, che si serve per contrastare la guerra “informativa” da un suo centro specifico che è quello del Centre d’Analyse et de Lutte Informatique défensive, sotto il comando del capo di stato maggiore della difesa francese Thierry Burkhard. 
 
Staremo a vedere dunque se questi sofisticati strumenti di guerra preventiva contro la disinformazione saranno realmente efficaci o se invece -come succede ormai da oltre quarant’anni negli Stati Uniti tra Fbi, Cia e Nsa – non si faranno guerra fra di loro. Una guerra per il potere e per le risorse. 
 
8 Gennaio  2022