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Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi
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Il fallimento del vaccino 
di Ninni Raimondi
 
Il fallimento del vaccino. Dose booster ogni 4 mesi? Esperti divisi 
 
Serve un nuovo vaccino – lo dice l’Oms -, con quelli in circolazione bisogna fare la dose booster ogni 4 mesi: ipotesi che divide gli esperti. Sono lontani i tempi in cui gli scienziati assicuravano lunga protezione con il vaccino anti Covid: i dati li hanno smentiti. Ora già si parla di richiamo ogni tot mesi. Una prassi impraticabile, spiega l’Organizzazione mondiale della sanità: “Una strategia di vaccinazione basata su richiami ripetuti” dei vaccini attuali “ha poche possibilità di essere appropriata o sostenibile”. 
 
Oms: “Serve un nuovo vaccino” 
E’ ufficiale: i vaccini anti Covid in circolazione non sono la soluzione. “In attesa che questi” nuovi “vaccini siano disponibili, e alla luce dell’evoluzione del virus Sars-CoV-2, occorrerà forse aggiornare la composizione degli attuali vaccini anti-Covid, al fine di garantire che continuino a fornire il livello di protezione raccomandato dall’Oms contro l’infezione e la malattia” causata dalle varianti. E’ il parere degli esperti. Insomma, la corsa al vaccino modificato per combattere Omicron è inutile, pare di capire. Serve un vaccino che fornisca protezione nel tempo. “Non abbiamo ancora visto i dati sulla quarta dose” di vaccino anti-Covid. “Siamo abbastanza preoccupati per una strategia che preveda vaccinazioni ripetute in un lasso di tempo breve. Non possiamo continuare a dare dosi di richiamo ogni tre o quattro mesi“. E’ l’avvertimento di Marco Cavaleri, responsabile per i vaccini dell’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali. 
 
Crisanti: “Booster? Non si possono vaccinare 50 milioni di persone ogni 4 mesi” 
“Non si possono vaccinare 50 milioni di persone ogni 4 mesi”: taglia corto Andrea Crisanti che, a Otto e mezzo. “Se avessimo avuto un vaccino capace di indurre un’immunità di 2-3 anni, oggi non saremmo in questa situazione. La priorità è produrre vaccini più duraturi e alla portata anche di Paesi a medio-basso reddito. Non credo che la soluzione al problema possa arrivare dal vaccino mRna che Pfizer o Moderna produrranno per la variante Omicron”, chiarisce l’esperto. “Il problema è strutturale, è legato alla formulazione di questi vaccini che inducono un’immunità di 4-5 mesi. Dl punto di vista strategico bisogna pensare a vaccini strutturalmente diversi. Il vaccino contro l’epatite B dura 20 anni”, evidenzia Crisanti. “Questo vaccino, paragonato ad altri, obiettivamente non è tra i migliori. E’ l’unico che abbiamo contro il Covid, ci protegge e lo dobbiamo fare. Ma a lungo termine vedo problemi”, conclude. 
 
Galli: “Non è sostenibile vaccinarsi ogni 4 mesi con il solito vaccino” 
Sulla stessa linea Massimo Galli. “Siamo davanti a una realtà diversa, quasi un virus diverso: bisogna riaggiustare il tiro. In Israele stanno facendo la quarta dose, aspettiamo i dati. Ma non è una strategia sostenibile vaccinarsi ogni 3-4 mesi con il solito vaccino, non è una strategia nemmeno praticabile. E’ vero, il vaccino tiene fuori dalla rianimazione e dal cimitero. I non vaccinati rappresentano il polmone per il virus e l’elemento di pressione per gli ospedali. Una delle cose da fare è vaccinare alla grande i più piccoli“, dice l’esperto, ospite a Cartabianca, tirando in mezzo i bambini. 
 
Bassetti: “Ci dobbiamo vaccinare una o due volte l’anno” 
Di tutt’altro parere invece Matteo Bassetti: “Ci dobbiamo abituare, con questo virus dobbiamo vaccinarci una o due volte l’anno“. “Gli hub vaccinali dovranno rimanere aperti per un paio d’anni, le persone dovranno avere la possibilità di andare a vaccinarsi con una cadenza di due volte l’anno”, sostiene l’infettivologo. “La variante Omicron nei soggetti vaccinati provoca una sindrome molto meno imponente rispetto alla variante Delta. Per i non vaccinati, invece, con Omicron cambia poco”, dice Bassetti, sempre a Cartabianca. 
 
In sostanza, anche a sentire l’Oms, un dato appare chiaro: il vaccino resterà l’arma contro il Covid, visto che già si parla di produrne di nuovi. Inutile dire che questo condiziona le decisioni dei governi. A partire da quello italiano, che finora ha basato il green pass sul vaccino, discriminando i non vaccinati. Il tutto mentre il virus è meno pericoloso e andrebbe trattato come una banale influenza. 
 
12 Gennaio  2022