Interni
Esteri
Cultura
Parolatio
Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi
Si avvisano i lettori che questo sito si serve dei cookie per fornire servizi e per effettuare analisi statistiche completamente anonime. 
 
Draghi vuole il Quirinale 
di Ninni Raimondi
 
Draghi vuole il Quirinale e tratta con i partiti. Stop dell’Economist: “Al Colle è un male per l’Italia e l’Ue” 
 
Alla fine Mario Draghi ha rivelato le sue intenzioni: vuole andare al Quirinale, e ieri ha aperto delle irrituali consultazioni con i partiti. Intanto The Economist boccia le mire dell’ex numero uno della Bce: “Draghi al Colle è un male per l’Italia e per l’Ue“. Ieri nella prima, inutile giornata di votazioni – con il previsto trionfo delle schede bianche -, il premier ha incontrato Salvini per fare il punto sul Quirinale. 
 
Draghi vuole andare al Quirinale e apre le contrattazioni con i partiti 
Dal canto suo, il leader della Lega ha giustamente alzato la posta: se SuperMario vuole il Colle, Salvini vuole un rimpasto di governo e almeno mandare via la Lamorgese dal Viminale (magari per tornarci lui). Si parla infatti di un governo con i leader dei partiti, in caso di elezione di Draghi a Presidente. Il punto è in sostanza questo: Draghi non può fare come gli pare, andare a fare il capo dello Stato magari indicando il premier e lasciando tutto com’è. 
 
Le consultazioni irrituali con Salvini, Letta, Conte e Renzi 
Draghi sta contrattando con i partiti la sua ascesa al Colle. Dopo l’incontro con Salvini ha sentito il segretario del Pd Enrico Letta, il leader del M5S Giuseppe Conte e a quanto pare anche il leader di Italia Viva Matteo Renzi. Il banchiere, il supertecnico ora deve fare il politico, insomma. Perché vuole il Colle, nonostante il suo posto – così dicono, anche all’estero – sia a Palazzo Chigi, per gestire i soldi Ue del Pnrr, per tenere unita la maggioranza, per rassicurare Ue e mercati. Ma a quanto pare Draghi se ne frega e vuole andare a fare il presidente della Repubblica. Ecco perché ora deve ascoltare le richieste dei partiti. 
 
L’aut aut di SuperMario 
L’aut aut di Draghi è chiaro: se non va al Colle resta a Palazzo Chigi dettando l’agenda e non ascoltando più nessuno. Alle prime proteste dei partiti, “arrivederci e grazie”. Insomma, il “nonno al servizio delle istituzioni” è molto combattivo ed esigente. Anche Salvini però potrebbe scegliere la prova di forza: proporre un nome per bruciare Draghi, un Franco Frattini, per esempio. Nominato di fresco presidente del Consiglio di Stato, ex ministro e commissario Ue, potrebbe piacere anche al centrosinistra. I giochi comunque si chiudono domani: da giovedì, con la quarta votazione, si farà sul serio. Fino ad allora si prevedono schede bianche e contrattazioni a oltranza (qui il calendario del voto di oggi). 
 
L’alt di The Economist: “Draghi al Colle un male per l’Italia e per l’Ue” 
Nella corsa di Draghi si mette di traverso pure la bibbia della finanza. L’Economist infatti ribadisce: “Dopo 12 mesi di inusuale quiete e unità nella politica italiana ed europea il passaggio di Draghi al Quirinale potrebbe mettere tutto questo a rischio”. Secondo il settimanale britannico, nel caso in cui SuperMario andasse al Colle “sarà difficile trovare un successore in grado di tenere insieme l’attuale eterogenea coalizione”. Inoltre, se l’attuale premier non dovesse essere eletto, “la sua posizione verrebbe ridimensionata, e quindi potrebbe trovare difficoltà anche nel prosieguo dell’incarico di presidente del Consiglio”. 
 
In sostanza, chiusa la partita per il Quirinale, a prescindere da quella che sarà la strada di Draghi, secondo l’Economist, “anche supponendo che si possa trovare un sostituto, è improbabile che lui o lei possano contare sul sostegno dei partiti che è riuscito a ottenere Draghi. Anche perché i partiti politici che attualmente lo sostengono vorranno iniziare a posizionarsi per le prossime elezioni“. 
 
Non è così scontato che il premier riuscirà ad andare al Colle 
Una cosa è certa, se Draghi si impunta per il Colle non è poi così tanto il SuperMario, salvatore della Patria, ma un politico alla stregua dei vari leader della sua maggioranza. E come tale deve mercanteggiare. Non può più decidere da solo. Anche perché intanto i partiti plaudono al dialogo ritrovato e si dicono pronti a valutare candidati alternativi al premier. Se non sarà un Mattarella bis (il sogno proibito di quasi tutti), sarà un Frattini o chi per lui. Per non parlare dei franchi tiratori, ingestibili e imprevedibili. Non è così scontato che Draghi andrà al Colle. 
 
25 Gennaio  2022