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M5S nel caos: resa dei conti Di Maio-Conte 
di Ninni Raimondi
 
M5S nel caos: resa dei conti Di Maio-Conte. Scissione quasi inevitabile 
 
Se non sarà scissione, uno dei due caccerà l’altro dal M5S: è resa dei conti Di Maio-Conte dopo la frattura sul Colle che ha gettato i grillini nel caos. Nelle partita per il Quirinale, con l’endorsement a Conte del garante/fondatore Beppe Grillo per Elisabetta Belloni, che ha visto lo stop di Di Maio, il M5S si è spaccato in due in maniera quasi insanabile. A maggior ragione che il leader ufficiale, l’ex premier, sembra riavvicinarsi all’ala “dura e pura”, la stessa a cui si appella l’ex M5S Alessandro Di Battista, per capirci. Il problema è che non è chiaro Grillo da che parte sta. 
 
Nel M5S resa dei conti Di Maio-Conte: sarà scissione? 
Delle due l’una: da statuto, nel M5S non sono ammesse correnti, ma quella di Di Maio lo è a tutti gli effetti, sarà cacciato o il ministro degli Esteri se ne andrà prima, con una scissione? I 5 Stelle sono nel caos più totale e nessuno sa cosa succederà. Ma la resa dei conti è già iniziata. “Era nella cabina di regia M5S, anche lui chiarirà. Non a me, ma agli iscritti”. Così Conte replica alle accuse di Di Maio, che ha accusato l’ex premier di “aver fallito” e ha chiesto una “riflessione interna”. “Se Di Maio parla di fallimento, se ha delle posizioni”, ribadisce Conte, “le chiarirà perché anche lui era in cabina di regia, come ministro l’ho fatto partecipare”. Quindi “anche lui”, chiarisce l’ex premier, dovrà chiarire “i comportamenti, l’operato e se la sua agenda era condivisa o meno”. 
 
Lo scontro sulla Belloni candidata al Colle 
Dal canto suo, Di Maio fa diffondere una nota d’agenzia. “In cabina di regia non si è mai parlato di fare annunci roboanti su presunti accordi raggiunti con Pd e Lega, oggi smentiti anche dal segretario dem Letta. Non si provi a scaricare le responsabilità su altri. È chiaro che ci sono diversi aspetti che vanno chiariti”. Il chiarimento, come da copione, almeno in apparenza sarà pubblico e presumibilmente online, interpellando la base del movimento. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’operazione Belloni candidata al Quirinale, nome poi bruciato. In merito Di Maio afferma convinto che nulla si sapeva della decisione di Conte di andare a dichiarare alla stampa “sulla presidente donna”. Conte dal canto suo rinfaccia a Di Maio di aver tentato abboccamenti con gli altri partiti. 
 
Conte dice che con Letta va tutto bene 
Un dato è certo: il ministro degli Esteri è stato il primo a decidere di sostenere il gruppo di senatori M5S che spingeva per il Mattarella bis. Ora quindi si intesta il buon fine dell’operazione. Ma il vice di Conte, Riccardo Ricciardi, dà il polso di che aria tira: “Di Maio dovrà rendere conto al Movimento di alcuni passaggi”. Se “ci sono gruppi che ritengono di fare politica dentro i palazzi, questo non rappresenta il vero M5S”. Conte spiega: “Abbiamo lavorato per avere una donna al Quirinale, ci abbiamo creduto fino in fondo”. Parole confermate dal segretario del Pd Enrico Letta, il quale garantisce che “il fallimento dell’ipotesi Belloni” è stato solo un “cortocircuito mediatico”. A sentire il presidente del M5S i rapporti con il Pd vanno a gonfie vele e l’alleanza giallofucsia uscirebbe rafforzata dalla battaglia per il Colle. 
 
Di Battista appoggia l’ex premier 
A soffiare sul fuoco della crisi del Movimento ci pensa pure Alessandro Di Battista, che si schiera con Conte. “Da anni è necessaria una riflessione politica all’interno del Movimento. Ma è vigliacco mettere oggi sul banco degli imputati l’ultimo arrivato che al netto di idee diverse su alcune questioni considero persona perbene e leale”. L’ex M5S è ancora molto ascoltato dai “duri e puri” grillini e il suo appoggio a Conte viene subito accolto dall’ex premier. “Se si potesse riaprire un dialogo con lui a me farebbe sicuramente piacere. Mi fa piacere il suo apprezzamento: lui è una persona intelligente che esprime delle opinioni e con il quale il dialogo c’è sempre stato”, dice Conte. 
 
Dibba attacca ancora Di Maio 
Dibba però non si limita a difendere l’attuale presidente del M5S. “Credo che a Luigi interessi più salvaguardare il suo potere personale che la salute del Movimento. Il M5S sta precipitando verso una scissione? O si arriva a una resa di conti, o faranno prima a cambiare il nome del M5S in Udeur. I 5Stelle che mi chiamano sono preoccupati. Ma ciò che sta accadendo io lo avevo già previsto due anni fa”, fa presente l’ex M5S. “Il Pdl, cioè il partito dei Letta, Gianni ed Enrico, voleva Draghi. Eleggere la direttrice dei Servizi al Quirinale, al di là della persona, a molti sembrava un precedente pericoloso. Era un’obiezione così insensata? Io avrei preferito altre soluzioni. Ma certamente Belloni avrebbe rappresentato un segnale di discontinuità in un Paese gattopardesco”, sottolinea Di Battista. 
 
Scissione quasi inevitabile 
In merito alla possibile (se non inevitabile) scissione, Dibba non la esclude. “In questo scenario lei valuta ancora di creare un suo partito?”, gli chiedono. “Prima vengono le battaglie politiche. Poi vedremo”, è la replica. In sostanza, se il M5S si spacca, a Di Battista non serve più farsi un partito tutto suo, ma mettersi con Conte. Il puntò è capire quanti sono effettivamente i 5 Stelle che fanno capo a Di Maio. E soprattutto aspettare che si palesi il garante, finora silente. Certo è che Grillo ha appoggiato la Belloni fuori tempo massimo, quando il suo nome era già bruciato. Dopo di che si è guardato bene dall’intervenire, vista la figuraccia. Ma sul destino del “suo” M5S dovrà per forza prendere posizione. 
 
31 Gennaio  2022