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Né carne, né sangue, né spirito: Siamo, ormai, atomi senz’anima 
di Ninni Raimondi
 
Né carne, né sangue, né spirito: Siamo ormai atomi senz’anima 
 
Distanziamento sociale e dogmatismo scientifico: Orwell diventa realtà 
Con l’inizio della fase gestionale l’emergenza causata dal coronavirus e la graduale apertura delle attività commerciali, a seguito del T.S.O. al popolo italiano, la parola d’ordine, nemmeno troppo implicita, è divenuta distanziamento sociale. Dai provvedimenti governativi alle ordinanze dei presidenti delle giunte regionali prevale su tutto la dimensione della distanza quale metodo (antico) per evitare il contagio.  
Anziché ricordare e rispettare le normali regole di igiene, dobbiamo ora ripassare le nozioni di metro, centimentro, decimetro etc… 
 
Dogmatismo scientifico 
Certo, ritornare su quanto si è studiato è sempre cosa utile, ma qui si sta davvero andando oltre. Il vero dogmatismo scientifico sta facendo della scienza, o meglio di una certa scienza, il criterio per regolare i rapporti umani e sociali in nome di una tutela collettiva della salute che, seppur fondamentale e imprescindibile, non può e non deve arrivare mai a comprimere in maniera assoluta alcuni diritti i quali, prima che nella Costituzione o in convenzioni internazionali, sono fondati sulla natura umana nel senso classico del termine. 
Tra conferenze stampa quotidiane, dirette serali a reti unificate, sta andando in scena l’unica cosa che resta della penosa politica italiana: l’affermazione del liderismo con i suoi fronzoli, orpelli ed il suo seguito di cortigiani e “tifosi” da tastiera.  
L’umanità si è incanalata verso una lenta desertificazione e atomizzazione dove le relazioni umane sono oramai “da remoto”, gli sguardi distanziati e spesso diffidenti, la voce innaturale in quanto alterata da mascherine che ci rimandano ad uno strano carnevale sulla cui utilità la dea scienza non ha saputo rilasciare un oracolo degno di questo nome. 
 
Distanziamento sociale: Orwell diventa realtà 
Il carico ossessivo quotidiano di parole e immagini ci dovrebbe far riflettere su quanto accade in questi momenti di “prigionia obbligata”, ma non è così.  
Questo, beninteso, non significa negare la realtà o dimenticare i volti delle donne e degli uomini che non ce l’hanno fatta, confluendo indistintamente in una cifra color rosso aggiornata giornalmente dalla Protezione civile, ma semplicemente prendere coscienza di come il virus (dal latino veleno) globale ha contributo a porre le basi per il nuovo umanesimo: il trionfo dell’omologazione sociale.  
La distopia di George Orwell, profetizzata nel celebre romanzo “1984”, è realtà.  
La “pravda” è imposta e non più cercata, l’uomo finisce di essere uomo e la sua stessa ricerca di Dio svanisce nel panteon del sincrestismo religioso cui ci ha condotto la nuova “Chiesa in uscita” (prima di tutto da se stessa). 
Dal distanziamento sociale al progressivo trionfo del virtuale, il paradosso di una società dissociata diverrà finalmente realizzabile.  
 
Rimane però da chiedersi come essa potrà ancora dirsi umana 
Iparadigmi sociali stanno mutando sotto la pressione di una pedagogia autoritaria che traghetta l’Occidente, rapidamente e con decisione, verso forme di regime post-democratiche e post-comunitarie. Se dovessimo scegliere una caratteristica emblematica della società che il potere sta cercando di instaurare, non esiteremmo a indicare l’atomismo sociale come cifra del mondo che viene. Del resto, all’alba dell’era pandemica, una delle misure principali della profilassi simbolica che concorse alla neo-liturgia del controllo, via via consolidatasi nel modello di «nuova normalità», fu appunto il cosiddetto «distanziamento sociale». 
L’espressione è particolarmente significativa perché, tra le molte disponibili per indicare l’atto del mantenere una certa distanza dal prossimo, non si scelse, ad esempio, quella più propria di «distanziamento individuale», ma appunto una formula che indicasse un comportamento da assumere come qualità dell’intero corpo sociale. Se un individuo può distanziarsi da un altro, proprio in quanto individuo, la società non può distanziarsi da sé stessa, in quanto la sua essenza è l’aggregazione. 
 
Distanziamento sociale e nuova normalità 
Il nuovo ordine iniziava così ad abituarci al suo caratteristico stile comunicativo, fatto di paradossi e ossimori. Chi non ricorda la nauseante retorica dell’«avvocato del popolo», quando pronunciò l’assurdo «se ami l’Italia, mantieni le distanze»?  
A tutti i non ancora assuefatti, quell’associazione di amore e separazione stridette in maniera sinistra e sospetta. Oggi possiamo comprendere, a ragion veduta, che non si trattava di maldestre formule d’occasione, ma piuttosto di ben ponderate tappe di un corso coatto di educazione civica al cambiamento imminente. 
 
L’antico adagio divide et impera assume nella società post-democratica una gamma inedita di dimensioni e applicazioni, favorite in gran parte dalle più recenti innovazioni tecnologiche.  
Tralasciamo di considerare le strategie classiche di creazione di fronti avversi funzionali alla preservazione del sistema o la tattica di disgregazione dei centri di potere intermedi, quali ad esempio famiglia o comunità; concentriamoci invece su qualcosa di veramente peculiare. 
 
31 Gennaio  2022