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Istat, 286mila occupati in meno dell’era pre-Covid 
di Ninni Raimondi
 
Istat, 286mila occupati in meno dell’era pre-Covid: e tanto precariato 
 
L’Istat aggiorna i suoi dati storici e quelli attuali rispetto all’era del pre Covid, come riporta Il Fatto Quotidiano. 
 
Istat, nel pre – Covid 286mila occupati in più 
Nel febbraio 2020 c’erano oltre 23 milioni di occupati, contro gli attuali 22,7 milioni attuali. Questi i numeri che l’Istat fornisce rispetto alla situazione del pre Covid, ovvero prima che la pandemia e la sua gestione facessero crollare l’economia italiana (ed europea). Ma nel frattempo ad allarmare è anche l’aumento notevole del precariato: nel dicembre 2021 i contratti a termine sono diventati oltre 3 milioni, un picco che era stato superato solo nel maggio 2018. 
 
“Sostanziale stabilità” o stallo? 
Si parla di “sostanziale stabilità”, il che però cozza un pochino con i titoloni che la stampa – anche d’agenzia – diffonde definendo l’Italia addirittura “locomotiva d’Europa”, basandosi esclusivamente sul valore Pil, per di più osservato dopo un crollo enorme quale è stato quello dell’anno 2020. Comunque, anche il calo demografico registrato nel nostro Paese ha portato a una caduta della popolazione a 24,9 milioni di persone, rispetto ai 25,4 del febbraio 2020. E questo ha generato una sorta di “illusione ottica” sul tasso di occupazione. La realtà è però che 286mila lavoratori non hanno ancora “recuperato” la propria posizione. 
 
L’aumento del precariato a dicembre è considerato un “fenomeno in parte naturale“, dovuto al fatto che durante le feste nazionale l’aumento degli stagionali sia fisiologico. Ma ci sono altre ragioni che non fanno stare molto tranquilli: in ambito industriale la ripresa successiva al Covid è condizionata dall’inflazione, e le aziende tendono ad essere molto prudenti nelle assunzioni. Altro dato interessante è l’occupazione femminile, salita al 50,5%. Ma anch’essa, a quanto si legge, è condizionata da ingressi spesso precari, o al massimo part time. Da osservare con attenzione – infine – l’aumento degli ingressi nel mondo del lavoro dei giovani (nella fattispecie la fascia d’età 25 – 34 anni), cresciuti per oltre 29mila. 
2 Febbraio  2022