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Gasolio: l’impennata dei prezzi affossa i Tir e arricchisce l’erario 
di Ninni Raimondi
 
Gasolio: l’impennata dei prezzi affossa i Tir e arricchisce l’erario 
 
Il rincaro delle materie prime ha comportato non solo l’aumento del gas e della luce ma anche del gasolio. Secondo i calcoli della Cgia di Mestre: “Se un anno fa il prezzo del diesel alla pompa era di 1,35 al litro, oggi è pari a 1,65 euro (+ 22,3%). Pertanto, il costo del pieno per un mezzo pesante di oltre 11 tonnellate è salito di 150 euro”. Quindi se un Tir percorre mediamente 100 mila km all’anno e consuma 3,5 litri circa al chilometro, rispetto a 12 mesi fa, un autotrasportatore ha subito un incremento di costo di quasi 8.600 euro per ogni automezzo. Una situazione di cui beneficia solo il fisco. Vediamo perché. 
 
L’erario ha incassato un miliardo in più 
L’Ufficio studi degli artigiani mestrini ha stimato che nel 2021 l’erario ha incassato un maggior gettito di circa 1 miliardo di euro. Da dove nasce questo tesoretto? La risposta è semplice. Se aumenta il prezzo del greggio lo Stato, che applica sulla base imponibile dei carburanti l’Iva al 22%, aumenta le entrate. Non dobbiamo altresì dimenticare che la base imponibile contiene anche le accise. Un tema che approfondiremo più avanti. Ora ci basta dire che si tratta (come dice la Cgia) di una doppia tassazione. Le tratte che più hanno risentito di questo balzo dei prezzi del gasolio sono la Genova-Bari (+156 euro), la Reggio Calabria-Roma (120 euro), la Bologna-Napoli e la Milano-Roma (+100 euro) e la Venezia-Torino (69 euro). 
 
Alla luce di questa situazione gli artigiani mestrini chiedono al Governo di restituire agli autotrasportatori e a chi utilizza quotidianamente un autoveicolo per ragioni professionali (taxisti, autonoleggiatori, agenti di commercio), questo “tesoretto” da 1 miliardo di euro, aumentando, ad esempio, il credito di imposta sui carburanti che ai trasportatori viene riconosciuto trimestralmente. Una soluzione semplice che aiuterebbe delle categorie particolarmente colpite dalla crisi. Ma torniamo al costo del gasolio. 
 
Il nodo delle accise 
Dicevamo che sul prezzo alla pompa incidono le accise. Ma per l’esattezza di cosa si tratta? Stiamo parlando di tributo indiretto applicato sulla produzione o sul consumo di determinati beni. Nel nostro caso il peso delle accise sul prezzo alla pompa dei carburanti è impressionante: sulla benzina verde incide per il 41 %, sul gasolio per autotrazione per il 37,5% e sul Gpl per il 18%. Se poi si aggiunge l’Iva la metà di ciò che paghiamo per un litro di carburante finisce al fisco. 
 
Un raffronto con le altre nazioni 
Si tratta, è bene ricordarlo, di una vexata quaestio. Non per questo però il tema non va affrontato. Anzi, siamo curiosi di sapere ciò che avviene fuori dei nostri confini.  Secondo Il Sole 24 Ore, Il prezzo industriale di benzina e gasolio italiani è sotto la media Ue ma tutto il vantaggio si perde con i disincentivi fiscali più penalizzanti (Iva e accise). L’anno scorso (quindi prima dei rincari) l’Unem (l’associazione delle compagnie) aveva calcolato che il divario fra l’Italia e la media europea era di circa 3 centesimi al litro. 
 
Cioè (al netto delle tasse) il gasolio italiano costava 3,7 centesimi al litro in meno rispetto alla media europea, la benzina 2,7 centesimi in meno. Ma se sommiamo le penalizzazioni fiscali, il divario cambia segno. La benzina italiana diventava più salata di 10,2 centesimi al litro rispetto a quella europea; il gasolio addirittura 12,5 centesimi in più. Oggi con gli aumenti senza nessun taglio delle tasse la situazione è peggiorata. 
 
Per l’erario è una manna. Un tributo che non ha evasori. Ed è una tassa che paghiamo anche se non utilizziamo l’automobile. Infatti, il 70% circa delle merci viaggia su gomma e che l’89% del traffico merci su strada è ad appannaggio del trasporto nazionale, per essere precisi. 
 
Però qualcuno può consolarsi. Sono pronte le regole per fruire del nuovo bonus mobilità sostenibile, il credito d’imposta previsto per chi ha sostenuto spese per l’acquisto di mezzi e servizi di mobilità a zero emissioni e ha rottamato un vecchio veicolo di categoria M1. In pratica riceverà 750 euro (sotto forma di un credito d’imposta) chi ha sostenuto spese per l’acquisto di biciclette, monopattini elettrici, e-bike, abbonamenti al trasporto pubblico, servizi di mobilità elettrica in condivisione (sharing) o sostenibile. Continuiamo, dunque, a tassare il gasolio e a mandare la gente in monopattino così la terra si raffredda e Greta è felice. 
 
2 Febbraio  2022