Interni
Esteri
Cultura
Parolatio
Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi
Si avvisano i lettori che questo sito si serve dei cookie per fornire servizi e per effettuare analisi statistiche completamente anonime. 
 
Guarita e con due dosi, non le funziona il green pass 
di Ninni Raimondi
 
Guarita e con due dosi, non le funziona il green pass: la fanno scendere di notte dal treno 
 
L’hanno costretta a scendere dal treno alle dieci di sera, da sola, ben conoscendo il livello di degrado e di mancanza di sicurezza che regna nelle stazioni ferroviarie italiane: tutto questo perché, nonostante le due dosi di vaccino e la guarigione, il controllo del green pass segnava semaforo rosso per un cavillo burocratico. E’ quanto successo ad Anna Fossi, 21enne ligure, che ha raccontato al Fatto la vergognosa disavventura. 
 
Gli sceriffi del green pass non sentono ragioni 
Anche in questo caso l’umanità di chi controlla il green pass non è pervenuta: troppo impegnati a recitare la parte degli zelanti sceriffi (vogliamo vedere se di fronte a un bel gambiano esagitato e altro un metro e novanta avrebbero preso la stessa decisione con altrettanta serenità) per mostrare un po’ di umana pietà. La dura lex schizofrenica ha preso il posto comprensione, così come della pietà, con le parole di un medico che manda una madre ad abortire in un parcheggio o nega alla madre di tenere la mano al proprio figlio che stamorendo. E’ la stessa assenza di pietà che butta giù dall’autobus un ragazzino disabile perché si è dimenticato del green pass. Che condanna a due mesi di carcere una donna per aver violato l’isolamento (da negativa al test) per aver soccorso un motociclista. 
 
Un intoppo burocratico 
«I controllori sono stati anche gentili, mi hanno solo detto che dovevo scendere altrimenti avrebbero chiamato la polizia. E io non avevo voglia di discutere anche con la polizia», racconta la ragazza. Come detto, non si trattava di una renitente al vaccino: le due dosi le aveva ricevute, poi si era recata nel Nord della Francia per l’Erasmus dove a fine gennaio era risultata positiva al Covid. Per la legge italiana la nostra Anna avrebbe diritto al green pass rafforzato che le consente di accedere al trasporto pubblico. Ma c’è un piccolo intoppo: il green pass della ragazza, quello ottenuto con due dosi, era scaduto il 12 febbraio, e «mi hanno detto che per avere il nuovo certificato dopo la guarigione dovevo andare dal mio medico in Italia. Così ho preso il treno per Bruxelles e poi da lì l’aereo per Malpensa, tutto con un tampone antigenico negativo, gratuito perché ho la tessera sanitaria francese».  
 
Costretta a scendere 
Nel tragitto da Malpensa a Milano, tutto liscio. Poi una volta salita sul treno per la Liguria, «Hanno controllato il Green pass e mi hanno fatto scendere alla prima fermata. Avevo i tamponi francesi, quello positivo e il successivo, negativo». Nemmeno di fronte all’evidenza e all’eccezionalità del caso, nemmeno di fronte alla prospettiva di lasciare una ragazzetta da sola in stazione per tutta la notte i controllori hanno ritenuto di «lasciare correre».  
 
Anna è stata costretta a scendere e ad aspettare che la madre la venisse a prendere dalla Liguria, onde evitare di passare le ore che la separavano dall’arrivo del prossimo treno, la mattina successiva, in balia di sbandati e immigrati.  
Chissà come si dorme soddisfatti, la notte, sapendo di aver fatto rispettare la legge. 
 
16 Febbraio  2022