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Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi
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Green pass è roba di sinistra 
di Ninni Raimondi
 
Ma quale “regime”: lo schifo del green pass è roba di sinistra 
 
Dal patentino di antifascismo al certificato verde, la svolta autoritaria è inequivocabilmente di marca liberal e viene da molto lontano 
In questi mesi di follie pandemiche, con i talebani del vaccino e i partigiani del green pass a dettare legge, in tanti hanno accusato Draghi e il suo governo di somigliare a una dittatura di stampo fascista. Abbiamo visto in giro cartelli contro il «nazipass» e svastiche composte con le siringhe del vaccino. Al di là della totale assenza di senso della misura di certi paragoni, green pass e restrizioni non hanno nulla a che fare con il «nazifascismo». Anzi, è vero esattamente l’opposto. È proprio il giro di vite impresso prima della pandemia, con la scusa dell’antifascismo, che è stato un laboratorio per la stretta autoritaria odierna, con la scusa del Covid. Vediamo perché. 
 
Il green pass non nasce dal nulla 
Prima dello stato di emergenza sanitaria sine die, se andiamo a vedere bene, ogni stretta autoritaria è stata giustificata con l’antifascismo. Dove, ça va sans dire, «fascista» è tutto quello che non è allineato al pensiero unico dominante, globalista, mondialista e politicamente corretto. Alla fine, insomma, pure l’Italia si è ridotta come gli Stati Uniti, dove «fascista» è una parola jolly per dire «brutto e cattivo» da parte dei nuovi «belli e buoni». Che poi, a essere precisi, sarebbero «bell* e buon*». Negli ultimi anni e prima dell’avvento del Covid ai cittadini sono state rifilate misure di stampo sovietico come se niente fosse (ovviamente da governi di centrosinistra). Questo perché, appunto, era in gioco la narrazione dominante, che non può e non deve essere contraddetta. Ora che il processo appare compiuto – tanto che, a leggere i sondaggi, la gente è contenta di divieti e restrizioni perché «la salute viene prima di tutto» – possiamo vedere benissimo cosa è successo. 
 
Libertà d’espressione? 
Partiamo da un caposaldo della democrazia: la libertà di espressione. Se in questi ultimi tempi siete trasaliti quando Mario Monti ha parlato esplicitamente di censura a fin di bene, ebbene sappiate che la svolta autoritaria era già in corso da tempo. L’ex premier, ospite a In Onda, aveva detto con nonchalance: «Bisogna trovare modalità meno democratiche nella somministrazione dell’informazione». A detta del senatore a vita, «d’altra parte è come se fossimo in guerra. Ma nessuno si è posto il problema di adeguare la comunicazione a una situazione di guerra. Credo che, andando avanti la pandemia o in futuri disastri per la salute, bisognerà trovare un sistema che dosi dall’alto l’informazione». A dosare dall’alto ovviamente deve essere «il governo ispirato e istruito dalle autorità sanitarie». 
E le parole di Monti non sono certo rimaste lettera morta. Il caso più eclatante è stata la querelle del mese scorso sui dati del bollettino Covid. Le regioni chiedevano di scorporare i positivi asintomatici dai malati di Covid, ma Iss e Cts, ossia proprio le autorità sanitarie di cui parlava l’ex premier, hanno detto di no. E il governo si è adeguato. Risultato? Gli asintomatici sono rimasti nel conteggio, dando un quadro di continua, infinita emergenza. Questo perché l’informazione è stata dosata dall’alto per dare un quadro falsato della pandemia. 
 
Ma come dicevamo, questo abuso di potere arriva da lontano. Vi ricordate le commissioni sulle fake news?  
Sia a livello di Unione europea che nel nostro Parlamento sono spuntati questa specie di soviet supremi per regolare l’informazione online.  
Alla faccia dell’articolo 21 della Costituzione. Obiettivo di tali commissioni? Censurare, di fatto, ogni informazione non allineata alla narrazione mainstream, spesso essa stessa fake news.  
 
Insomma, dei controllori che possono marchiare come spargitori di bufale siti e organi di informazione che provano a dire qualcosa fuori dal coro. Anche in questo caso sono spuntati come funghi (velenosi) i paladini dell’antifascismo, che hanno fatto la doppia equazione «verità scomoda uguale fake news uguale pericolo fascismo».  
Così, a buffo. La stampa allineata al governo – tutti i principali quotidiani – da mesi combatte a suon di presunti sbufalatori le posizioni di chi è contro il green pass o di chi preferisce non vaccinarsi (fintanto che non diventi obbligatorio per tutti). 
 
22 Febbraio  2022