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Senza Speranza: l’ipocondria fatta ministro 
di Ninni Raimondi
 
Senza Speranza: l’ipocondria fatta ministro 
 
 
“La quarta dose si farà e sulle mascherine al chiuso decideremo tra due settimane”. Sono bastate poche parole per attenuare la tiepida speranza primaverile che aveva accompagnato la fine dello stato d’emergenza. Il ministro Speranza non sarà ricordato certo per l’empatia, quanto per un’ipocondria istituzionale. Infatti, si è poi subito corretto, piegando verso una quarta dose solo per gli anziani. È così che funziona con gli ipocondriaci, vanno a tratti. Sono parole che però ci danno il metro degli ultimi due anni, dove si è istituzionalizzata una paura sociale ed istituzionale permanente, condensata nel mantra “la pandemia non è finita”. 
 
L’ipocondria istituzionale del ministro Speranza 
Da oggi infatti finisce lo stato d’emergenza ma come dichiara il ministro stesso cambia semplicemente la “gestione”, per provare a portarla su “binari di ordinarietà”. In soldoni il ministero non sa che fare e nonostante l’allentamento delle misure restrittive il dibattito è lungi dal normalizzarsi. Soprattutto sul nodo quarta dose, dove si affronta la polemica sull’obbligo per tutti oppure no. Continua Speranza a Rai Radio 1: “Servirà un’indicazione univoca da parte dell’Europa da quale età partire per gli anziani, siamo una comunità, quando si parla di quarta dose non si parla di quarta dose per tutti”. Insomma, se l’Europa dovesse decidere per l’obbligo l’Italia non farebbe altro che accodarsi. Non proprio una novità. Ha poi continuato: “C’è stata una riunione proprio martedì a livello di ministri della Salute – spiega – La riunione si è chiusa con un mandato alla commissaria europea di sentire Ecdc ed Ema e di arrivare in un tempo breve, possibilmente 7 giorni, a una proposta unitaria su questa materia. È una proposta che noi dovremo valutare chiaramente sul piano scientifico. Perché, lo ribadisco, queste scelte non sono di natura politica, ma sono di natura scientifica”. 
 
Allentamento o stretta? Cosa ci aspetta ora 
In Europa la strada sembra già tracciata. Il ministro della Salute francese, Olivier Véran, ha dettato già quella che sarà la strada per molte nazioni europee. Secondo Véran gli studi scientifici cominciano a mostrare che dopo quattro mesi, l’effetto della dose di richiamo diminuisce nelle persone di 60 anni e più. Il Consiglio Ue, attualmente presieduto dalla Francia, vorrebbe quindi che i 27 Stati membri, così come il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e l’Agenzia europea dei medicinali (Ema), si accordassero su una posizione comune in merito a questo secondo richiamo. La commissaria europea per la salute, Stella Kyriakides, come riportato da Euractiv ha ricordato che “il Covid è ancora molto presente, con indicatori in aumento in diversi Paesi dell’Ue, compresi in alcuni casi i ricoveri e la mortalità”. “Quindi la vaccinazione rimane essenziale“, ha insistito. 
 
Cosa ci aspetta ora?  
Allentamento o stretta? Dall’esperienza maturata negli ultimi anni sappiamo che il diritto è facilmente “pieghevole” quando l’emergenza irrompe nella normalità, soprattutto quello italiano, dove bello e cattivo tempo e movimenti intestinali dei singoli riescono sempre ad avere la meglio sul pragmatismo che dovrebbe appartenere ad una classe dirigente. Tutto sta nello stabilire quale sia un ragionevole criterio d’emergenza e se Speranza è tra coloro che possono stabilirlo, dovremmo iniziare a preoccuparci seriamente anche per uno starnuto di troppo. 
 
5 Aprile  2022