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Per Draghi l’accordo sul petrolio russo è “un successo” 
di Ninni Raimondi
 
Per Draghi l’accordo sul petrolio russo è “un successo”. Ma i fatti (e il ministro tedesco) lo smentiscono 
 
 
Per Mario Draghi l’embargo al petrolio russo è “un successo” dell’Ue, come riporta anche l’Agenzia Nova. Per altri esponenti di spicco di altri Stati membri è l’esatto opposto. I fatti dicono – noi lo avevamo già notato – che non c’è alcun successo e perfino nessun accordo. 
 
Draghi, embargo al petrolio russo “un successo”. Ecco perché non è così 
Il presidente del Consiglio Draghi spara un po’ di entusiasmo a caso sull’embargo al petrolio russo e sentenzia: “L’accordo è stato un successo, era impossibile immaginare di essere uniti su un embargo di circa il 90 per cento del petrolio russo solo qualche giorno fa, non era credibile un successo completo”. Poi però aggiunge: “Si è tenuto conto della situazione specifica dell’Ungheria e della Repubblica Ceca che sono chiusi e non hanno accesso sul mare e, quindi, se interrompono il petrolio russo occorre essere sicuri di avere petrolio anche da altre fonti”. Ma allora quale accordo si è raggiunto, “dottor” Draghi, dal momento che la questione in ballo era esattamente quella dei Paesi che avevano beneficiato dell’esenzione? 
 
E la domanda è talmente “assurda” che paradossalmente risponde alle perplessità di un altro politico di spicco in Europa, ovvero  il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck, che sul tema al contrario è molto franco e poco propagandistico, definendosi “non contento” del blocco solo parziale del petrolio russo. Perché questa è la ciccia, chi era esente prima, lo è pure dopo l’inventato “accordo”. Anzi, Habeck tuona pure in modo molto polemico contro Orban: “Mi irrita che le persone giochino a poker per i propri interessi in modo così nefasto”. Questo a prescindere dal giudizio di valore sulla frase in sé, visto che – ovviamente – il presidente ungherese cerca semplicemente il bene dell’Ungheria, e noi dovremmo imparare in tal senso, riuscendo a difendere il nostro. 
 
Il finto accordo 
Si è partiti con il problema delle esenzioni per i Paesi come Ungheria e Repubblica Ceca, e si è finito mantenendolo. Misteriosamente, vertici europei e stampa parlano di “accordo raggiunto”, ma sulla base sostanziale del nulla. “Se ne parlerà al più presto” dice Ursula Von Der Leyen, mentre soltanto qualcuno (il ministro tedesco, appunto) ha il coraggio di dire le cose come stanno. Tutto è come prima, e l’Ue è più divisa che mai. 
 
1 Giugno  2022