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Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi
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Censura e giustificazionismo 
di Ninni Raimondi
 
Censura e giustificazionismo: la sinistra insabbia le violenze degli immigrati a Peschiera 
 
Riflettendo sui fatti di Peschiera sembrerebbe che sia passato un secolo dalle accuse delle femministe contro gli alpini, colpevoli di inesistenti molestie ai danni di alcune donne durante il raduno di Rimini. C’è anche chi ha proposto di cancellare l’evento annuale perché simbolo del “maschio bianco e etero” che il femminismo tossico proprio non tollera. Un fischio, il cosiddetto catcalling, e un complimento, seppur grossolano, si sono tramutati in aggressioni e stanno facendo perdere il reale significato delle violenze sessuali. Questo continuo gridare al lupo al lupo sminuirà le denunce delle donne veramente vittime di abusi. E probabilmente è proprio questa la strategia: accusare anche falsamente gli italiani di molestie ai danni delle donne per minimizzare gli stupri reali degli immigrati. Nel 2020, gli stranieri sono stati arrestati e denunciati per il 41 per cento delle violenze sessuali. 
È vero che gli italiani commettono violenze sessuali contro le donne ma è anche vero che il tasso di propensione degli immigrati a tale crimine è del 7,6 superiore a quello degli italiani. 
 
Dalle violenze della notte di Capodanno a Milano a quelle di Peschiera del Garda 
Crescono con un ritmo senza precedenti le violenze e le molestie sessuali commesse da bande di immigrati e da ragazzi della cosiddetta seconda generazione. Come la Francia, l’Inghilterra e la Svezia, l’Italia è ormai preda di gang feroci di stranieri che, sentendosi impunite, colpiscono nella più completa indifferenza. Abbiamo assistito alle barbarie di piazza Duomo a Milano durante la notte di Capodanno, leggiamo quasi quotidianamente nelle cronache locali degli stupri commessi da immigrati nelle città italiane e delle violenze delle baby gang che terrorizzano interi quartieri, e ora abbiamo visto l’ondata di violenze che si è abbattuta su Peschiera del Garda, dove si sono ritrovati circa duemila ragazzi stranieri. Alle grida di battaglia “L’Africa a Peschiera” e “Le donne bianche qui non salgono”, bande di nordafricani hanno assaltato la cittadina, rubando, saccheggiando e molestando ragazzine di ritorno da Gardaland. Tale tsunami di violenza si sarebbe potuta evitare se solo il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese avesse ascoltato l’appello del sindaco di Peschiera del Garda, Maria Orietta Gaiulli. Forse il ministro era troppo occupato nel predisporre l’accoglienza agli immigrati trasbordati nei porti italiani dalle navi delle Ong. 
 
L’ipocrisia e il doppiopesismo della sinistra e del femminismo tossico 
Da chi ha sostenuto a spada tratta con le proprie politiche l’immigrazione clandestina, non ci saremmo certo aspettati una dura presa di posizione contro le violenze di Peschiera del Garda, ma nemmeno la più completa censura dell’identità di chi ha commesso tali barbarie. 
 
Non una parola sull’origine degli autori delle violenze nei post delle esponenti del Pd Laura Boldrini, Monica Cirinnà, Debora Serracchiani e Alessia Rotta. Il segretario Enrico Letta si è limitato a ritwittare il post della Serracchiani. Addirittura, le femministe di Non una di meno si sono autocensurate, preferendo non riportare nemmeno la notizia degli abusi sessuali a Peschiera del Garda. Le stesse, giunte a Rimini, avevano raccolto le denunce farlocche delle donne molestate dagli alpini, offrendo pure assistenza legale. Forse per le femministe, non tutte le donne sono uguali e meritano solidarietà. 
Pure gli umanitari Nicola Fratoianni, garante finanziario della Ong Mediterranea, Matteo Orfini e Riccardo Magi, entrambi sostenitori delle attività delle navi delle Ong, hanno preferito non commentare la notizia delle violenze di Peschiera del Garda. 
 
Il politicamente corretto della stampa italiana 
La giornalista marocchina di Repubblica Karima Moual, moglie del sottosegretario Pd Vincenzo Amendola, ha commentato così le violenze di Peschiera del Garda: “I figli di migranti sono tanti, molti sono ben integrati, ma c’è una parte che vive un disagio profondo e allarmante” come “questi ragazzi che sono stati protagonisti di devastazioni e molestie”. In un articolo, la Moual sembrerebbe quasi giustificare le aggressioni e le violenze, accusando l’Italia della non integrazione dei figli degli immigrati. “Ci avete ghettizzato, non stupitevi se chi non ha niente poi dà sfogo al suo disagio”, scrive la moglie di Amendola riportando la testimonianza di un immigrato. 
Continuando a giustificare l’ingiustificabile, non si fa altro che deresponsabilizzare gli autori delle violenze, solo perché stranieri, regalandogli la patente di impunità. Come fece nel 2017 Carmen Di Genio, allora avvocato e membro del Comitato pari opportunità della Corte d’appello di Salerno, che dichiarò “Non possiamo pretendere che un africano sappia che in Italia, su una spiaggia, non si può violentare, probabilmente non conosce questa regola”. Tale vergognosa affermazione arrivò in seguito ai bestiali stupri di gruppo commessi a Rimini da banda di stranieri, due fratelli minorenni marocchini, un 16enne nigeriano e un 20enne congolese. 
 
A difesa degli immigrati di seconda generazione, è arrivata anche la buonissima Antonella Boralevi. In un articolo pubblicato su Huffington Post, la scrittrice racconta la storia di uno straniero che ha difeso le ragazze molestate sul treno: “Non sappiamo il suo nome, e invece servirebbe. Servirebbe il suo viso. Servirebbe raccontare la sua storia. Mostrare e dimostrare che non è vero che ‘tutti’ gli immigrati di seconda generazione sono ‘pericolosi’. Che ognuno vale per sé”. Non abbiamo trovato altri riscontri di questa storia, ma una cosa è sicura: solo un immigrato contro un’orda di barbari violenti. 
 
I fatti di Peschiera rappresentano il palese fallimento della società multietnica 
La maggior parte dei quotidiani, nelle prime ora dopo i fatti di Peschiera del Garda, ha preferito censurare la nazionalità dei violenti, optando per un politicamente corretto “ragazzi”, sebbene i video già parlassero chiaro. Ora la procura di Verona ha aperto due inchieste parallele su quanto avvenuto il 2 giugno scorso: la maxi-rissa e le molestie. La prima inchiesta riguarda i disordini in città e in spiaggia tra Peschiera del Garda e Castelnuovo (dove giovedì scorso si sono dati appuntamento via social più di duemila ragazzini) e l’ipotesi di reato è di rissa aggravata, danneggiamenti e tentata rapina. Il secondo filone delle indagini, invece, si focalizza sulle molestie sessuali denunciate da cinque adolescenti lombarde sul treno che le riportava a casa dopo una giornata a Gardaland: secondo quanto trapela da fonti giudiziarie, non è escluso che la procura valuti in questo caso anche l’aggravante dell’odio razziale, sulla base delle dichiarazioni delle cinque vittime. 
 
Il papà di una delle adolescenti che hanno denunciato le molestie ha spiegato: “Quando mi ha detto che era bloccata, che le stavano tutti addosso e non riusciva nemmeno a respirare sono impazzito (…) Mia figlia era in balia di gente senza scrupoli e io ero a casa impotente. Se non fosse riuscita a scendere a Desenzano quelli non so cosa le avrebbero fatto”.  
Come già succede in Paesi come Francia, Inghilterra e Svezia, è logico presumere che questi focolai di violenza d’importazione scoppino sempre più frequentemente. Siamo seduti su una bomba sociale, il palese fallimento della società multietnica. 
 
9 Giugno  2022