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Prima Guerra Mondiale. Gli Standschutzen Tirolesi 
di Ninni Raimondi
 
Prima Guerra Mondiale. Gli Standschutzen Tirolesi 
 
 
In questa bella Fotografia, Soldati Austriaci appartenenti agli  Standschutzen, sul Fronte Tirolese durante la Grande Guerra  
 
Nel maggio 1915, quando si aprì il conflitto con l’Italia, l’Austria-Ungheria era in guerra da dieci mesi e aveva già perso contro la Serbia e la Russia un milione di uomini, tra morti, feriti, dispersi e prigionieri. 
 
Per fare fronte all’apertura di un terzo fronte la monarchia asburgica estese l’età dei richiamati dai 18 ai 50 anni e chiese aiuto alla Germania, che nel giugno 1915 inviò truppe dell’Alpenkorps. Per presidiare il fronte tirolese vennero richiamati anche gli Standschützen, milizie territoriali tirolesi composte da ultracinquantenni e da giovani non ancora diciottenni, iscritti ai casini di bersaglio del Tirolo e del Vorarlberg. 
Pur inferiori numericamente rispetto alle forze italiane, gli Standschützen e le poche unità di marcia, insieme alle guarnigioni dei forti, tennero il fronte fino all’autunno 1915, quando i reggimenti Kaiserjäger e Landesschützen vennero trasferiti in Tirolo dalla Galizia e diedero il cambio all’Alpenkorps. 
Sebbene il fronte del Tirolo non fosse tra i principali, i combattimenti in montagna sottoposero i soldati ad enormi fatiche: i trasporti, la costruzione di ricoveri, il congelamento e le valanghe furono tra le principali cause di malattia, di infortunio e di morte. 
 
Con il trascorrere del tempo il numero degli Standschützen andò assottigliandosi: oltre alle perdite, i giovani venivano in parte impiegati come lavoratori militarizzati oppure – con il crescere dell’età – erano inquadrati nell’esercito regolare, mentre gli anziani venivano spostati nelle retrovie o congedati. 
 
I Bersaglieri Tirolesi vestivano giacca e pantaloni di panno, con calzettoni di lana o fasce mollettiere, scarpe chiodato, sul bavero avevano cucita l'aquila Tirolese, armati di fucili che mostravano l'usura del tempo e sorpassati da modelli più moderni, tuttavia si distinsero sempre per abnegazione e senso del dovere. 
 
Nonostante le improvvisazioni lo spiegamento di uomini nel Tirolo meridionale e sulle Dolomiti, dall'Ortler al Kreuzberg, tenne duro e fu lasciato aperto in alcuni punti soltanto dopo l'avanzata austriaca del 1917 ad est del fiume Adige. 
 
Non si vuole elencare qui tutti gli eventi bellici.  
Basterà ricordare le battaglie del 1915 sugli altipiani di Folgaria e Lavarone, l'offensiva del 1916 nella valle dell'Adige, i combattimenti del 1917 sull'Ortigara e l'offensiva italiana del 1918 sul ghiacciaio della Presanella. Contro ogni posizione discordante di provenienza nazionalistica sorta negli ultimi sessant'anni si intende sottolineare che i tirolesi italiani fecero volentieri tutto il loro dovere in ognuno dei reggimenti dei Kaiserjager e dei KaiserSchützen per difendere la loro patria natìa e nonostante esistesse la concreta possibilità di fuggire in Italia. 
La popolazione di vaste zone del Tirolo meridionale (Primiero, le basse Giudicarie, Ala, Avio) venne fatta sgomberare su iniziativa dei generali austriaci senza alcun riguardo e molte famiglie che risiedevano lungo il confine con l'Italia vennero deportate e/o evacuate in zone interne della monarchia. 
Chi conosce la durezza con cui la dittatura militare austriaca si espresse, considerando il Tirolo come una terra nemica, i cui rappresentanti politici dovevano essere rimossi, si meraviglia che, specie gli StandSchützen, abbiano eroicamente operato per la difesa territoriale, quasi un ultimo ricordo dell'impero dei molti popoli nel quale si poteva vivere bene assieme. 
 
Gli StandSchützen, come corpo militare, non erano mai esistiti prima del 1915, ma nel maggio di quell'anno arrivarono a comprendere in totale circa ventitremilacinquecento uomini, di cui 3442 tirolesi italiani e 2080 del Vorarlberg. Essi erano strutturati in battaglioni ognuno dei quali raggruppava uomini provenienti dallo stesso distretto amministrativo; in più, nel Tirolo del sud, essi erano suddivisi in compagnie.  Complessivamente essi contavano 41 battaglioni e 132 compagnie.  
Dopo il congedo degli uomini più anziani ed il passaggio di molti nelle file dei Kaiserjager e dei KaiserSchützen rimasero ancora - nel 1917 - dodicimilasettecento elementi tedeschi con 833 ufficiali e duemilanovecento tirolesi italiani con 102 ufficiali. 
 
Il fronte tirolese venne suddiviso in diversi settori operativi, dall'Ortler fino alle Dolomiti di Lienz. Nel settore dell'Ortler, nell'ottobre del 1915, stazionavano le Compagnie di Rabbi e di Fondo, ognuna con cinquanta uomini, e sul Tonale 597 tirolesi italiani (tra cui le Compagnie di Cles e di Malè) con 1187 tirolesi di lingua tedesca. Nelle Giudicarie stazionavano 419 StandSchützen di lingua italiana, nella fortezza di Riva le unità di Riva ed Arco, e nella Valle dell' Adige 331 tirolesi italiani ed oltre mille tirolesi di lingua tedesca.  
E fu proprio qui, lungo l' Adige, che si verificarono i primi scontri con i soldati italiani, quando agli austriaci venne ordinato di ritirarsi da Ala a Mori. Il 27 maggio 1915 alla battaglia di Ala parteciparono 170 gendarmi e 651 StandSchützen di Ala e di Borghetto al comando del maresciallo maggiore Prospero Galvan.  
Sulla collina Salandra ed a Costa Violina presso Marco il 4 settembre e 1'11 novembre ebbero luogo altri combattimenti (comandante maresciallo maggiore Eugen Lohbichler) così come in Vallarsa. Il 19 maggio 1915 l'arciduca Alberto donò agli StandSchützen la bandiera di combattimento. Ambedue i citati marescialli ricevettero la medaglia d'oro al valore. 
 
La Compagnia di Vallarsa, forte di trecento uomini e comandata dal maresciallo Borghetti, tenne la posizione di Anghebeni, nel bel mezzo della linea del fuoco, prima di ritirarsi ad Albaredo. 
 
Nel settore Folgaria-Lavarone stazionavano 392 StandSchützen italiani.  
Anche qui si ebbe un decorato di medaglia d'oro al valore, Anton Reyer, che nello scontro del 13 giugno a Casotto aveva fatto prigionieri 59 soldati italiani.  
La gendarmeria austriaca conservò la fiducia della popolazione, con la quale era andata sempre d'accordo in tempo di pace. Nel settore Valsugana stazionavano il battaglione Moena ed altre formazioni di tirolesi italiani, in tutto 953 uomini.  
Nel settore di Fiemme si trovava una parte del battaglione Moena e del battaglione Gardena, complessivamente 860 uomini di cui 636 tiro lesi di lingua italiana. 
Nel 1916 all'arrivo dei reparti operativi dell' esercito la disposizione dei reggimenti StandSchützen venne modificata: destinate al Tonale le Compagnie di Cles (157 uomiini) e di Malè (90 uomini), alle Giudicarie circa 300 uomini, a Riva le unità di Riva-Arco (83 uomini), in Fassa e sul passo Pordoi le Compagnie di Cavalese (220 uomini), Campitello (60 uomini), Moena (140 uomini) e Pozza (120 uomini). 
 
Nel 1917 a Riva ancora le unità di Riva ed Arco, nella Valle dell' Adige le Compagnie di Campitello (129 uomini), Pozza (131), Trento (199) e Vallarsa (66). Il fronte Folgaria- Valsugana-Fiemme era stato sguarnito in connessione con l'offensiva austriaca di quell'anno.  
Verso la fine del 1917 gli StandSchützen raggruppati in un certo numero di compagnie ed impiegati esclusivamente nei settori di Riva e della Valle dell' Adige. Si trattava precisamente di 13 gruppi comprendenti 58 compagnie. Un esempio: al IV gruppo (Riva) appartenevano le Compagnie di Riva, Arco, Trento, Vallarsa e Valsugana.  
Al gruppo "Valle dell' Adige" (I gruppo) le Compagnie di Cavalese, mentre del II gruppo (Fassa) facevano parte le Compagnie di Campitello e Pozza. Gli StandSchützen italiani vennero, in parte, assegnati a compagnie di lavoro, come alcuni uomini della Compagnia di Trento che finirono per essere impiegati in Val Pusteria. 
 
La cessazione dei combattimenti lungo il fronte meridionale del Tirolo ebbe luogo a causa dell' esaurimento dei mezzi finanziari ed economici da parte dell'Impero austroungarico (sia i soldati al fronte che i civili nei centri abitati soffrivano da tempo la fame).  
La grande, antica monarchia aveva voluto dare inizio - nel 1914 - ad un conflitto ritenuto inizialmente come una spedizione punitiva contro la Serbia.  
Con ciò aveva prodotto il precipitare di una valanga ed in pratica sottoscritto la propria condanna a morte. I vittoriosi si aggiudicarono il Tirolo tedesco ed il Tirolo meridionale ed altri terrritori slavi mettendo peraltro le mani su di un gregge assai inquieto e per nulla pacifico come la Cecoslovacchia e la Jugoslavia.  
 
L'Austria divenne così un piccolo stato dotato di un apparato burocratico da grande impero.  
Nel Tirolo così ridotto venne meno qualsiasi iniziativa pratica, i rappresentanti politici sparirono uno dopo l'altro. In Sudtirolo ebbe inizio la resistenza popolare contro l'italianizzazione forzata, il Tirolo di lingua italiana diventò una provincia d'Italia come tante altre.  
L'Italia e prima di tutto il fascismo non conoscevano il concetto di autonomia delle province e dei comuni. 
 
PER NON DIMENTICARE 
Foto Archivio Storico Biblioteca Nazionale d'Austria 
 
7 Luglio  2022