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Madonna blasfema al Pride, trovati i responsabili: altro che “infiltrati”, sono tre anarchici 
di Ninni Raimondi
 
Madonna blasfema al Pride, trovati i responsabili: altro che “infiltrati”, sono tre anarchici 
 
 
Hanno finalmente un volto i tre individui incappucciati che un mese e nove giorni fa avevano portato una statua blasfema della Madonna al corteo del Pride di Cremona. E no, non sono tre «infiltrati» dell’altra sponda ideologica — quella anti Lgbt e anti Pride — che a detta del segretario nazionale Arcigay Gabriele Piazzoni avrebbero mostrato il grottesco manichino con il seno nudo, un velo azzurro e l’aureola in testa per «screditare il buon nome della manifestazione»: si tratta invece di tre esponenti dell’area anarchica locale, individuati assieme ad altri dieci partecipanti, ritenuti loro complici, che distribuivano volantini nel corso della manifestazione. 
 
Madonna blasfema al Pride, la polizia identifica tre anarchici 
Si chiude quindi il cerchio intorno a un episodio che aveva suscitato un vespaio di polemiche. La ricostruzione dell’accaduto e l’identificazione dei 13 responsabili è stata resa possibile dal lavoro della scientifica, che nel corso della manifestazione aveva tenuto d’occhio di portantini e i loro complici filmandoli e fotografandoli. Gli atti di indagine sono stati trasmessi in Procura perché si valutino eventuali reati: l’ipotesi è quella di vilipendio di simboli religiosi.  
 
Ma quali “infiltrati”, sono stati gli anarchici 
L’esito delle indagini smentisce clamorosamente le illazioni del segretario dell’Arcigay, che in seguito al clamore sorto all’indomani del corteo a causa dell’indegno spettacolino della Madonna blasfema, si era subito dissociato accusando fantomatici «infiltrati»: «Hanno fatto del male al Pride e forse era proprio questo il loro obiettivo. Poi, come sempre accade, il gesto è stato strumentalizzato da chi non voleva che il Pride si facesse. La polemica gliel’hanno servita su un piatto d’argento. Sapevano che con quel manichino avrebbero catalizzato l’attenzione». Accuse mosse senza uno straccio di prova, «dimenticando» che i suoi sodali ad ogni occasione possibile fanno scempio sacrilego della religione cattolica. 
 
«Sfilare con una statua della Madonna blasfema è inqualificabile e irrispettoso — aveva dichiarato il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, finito nell’occhio del ciclone per il patrocinio del Comune al Pride — non solo verso chi crede e verso la storia della città, ma anche verso chi ha partecipato al corteo manifestando le proprie idee con rispetto».  
 
Ora sanno con chi prendersela. 
 
14 Luglio  2022