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La guerra dell’oro: stop alle importazioni di metallo giallo da Mosca 
di Ninni Raimondi
 
La guerra dell’oro: stop alle importazioni di metallo giallo da Mosca 
 
 
“Mosca deve continuare a pagare un alto prezzo per la sua aggressione”. Lo ha affermato Ursula von der Leyen al margine di un nuovo pacchetto di sanzioni varate dall’Unione Europea contro la Russia. 
 
L’oro di Mosca 
L’Unione Europea ha adottato la proposta di un nuovo pacchetto di misure per mantenere e rafforzare l’efficacia dei precedenti sei pacchetti di sanzioni contro la Russia, motivati dall’aggressione all’Ucraina. Ora viene introdotto un nuovo divieto: quello di importazione dell’oro russo, rafforzando i controlli sulle esportazioni di tecnologie avanzate. Le nuove misure rafforzeranno – inoltre – gli “obblighi di segnalazione” per rendere più rigido il congelamento dei beni nell’Ue. Si ribadisce poi che le sanzioni dell’Ue non mirano in alcun modo al commercio di prodotti agricoli tra paesi terzi e la Russia. “La brutale guerra della Russia contro l’Ucraina continua senza sosta. Pertanto, oggi proponiamo di inasprire le nostre dure sanzioni Ue contro il Cremlino, applicarle in modo più efficace e prorogarle fino a gennaio 2023” ha dichiarato il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. 
 
La strategia del G7 
Ovviamente non è farina del suo sacco. Infatti, le sanzioni sull’oro si inseriscono in una strategia pianificata dal G7, il cui principale obiettivo è quello di colpire una delle più importanti risorse per la Russia. “Colpiremo al cuore della macchina da guerra di Putin” ha dichiarato il primo ministro britannico Boris Johnson. “Lo stop dei Paesi del G7 a importare oro dalla Russia priverà il Paese di circa 19 miliardi di dollari l’anno.“Una privazione significativa”, ha invece spiegato il segretario di Stato Usa Anthony Blinken. Il blocco dell’oro colpirebbe soprattutto gli oligarchi russi che in queste settimane hanno utilizzato il metallo per convertire i propri beni, cercando di sfuggire alle sanzioni della NATO. La maggior parte del metallo giallo viene acquistato dalle banche commerciali russe che lo vendono all’estero o alla Banca Centrale Russa. Quest’ultima aveva affermato di voler riprendere gli acquisti di oro sul mercato per dare solidità alla propria valuta. 
 
Costa caro 
Le riserve auree russe sono state finora il principale asset per aggirare le sanzioni. Un esempio è quello che è successo in Svizzera a maggio quando sono entrate 3,1 tonnellate di oro russo, per un valore di quasi 200 milioni di franchi. Mosca ha una delle riserve auree più grandi del mondo, con un valore stimato di oltre 140 miliardi di dollari. La Russia è considerata il secondo produttore globale di oro, grazie ad un 10%, del totale estratto annualmente. Le disponibilità auree russe sono esplose dopo l’annessione della Crimea nel 2014 e il metallo prezioso è un’importante risorsa per la Banca Centrale, soprattutto dopo le precedenti restrizioni imposte dall’Occidente.  
 
Secondo l’Amministrazione Usa, dopo l’energia, l’oro è la seconda materia più esportata dalla Russia. Considerando che nel 2020, il 90% della produzione russa è stata destinata proprio ai Paesi del G7. Secondo i dati del World Gold Council, le riserve auree in Russia sono rimaste invariate a 2.301,64 tonnellate nel primo trimestre del 2022, rispetto agli ultimi quattro mesi del 2021. Una situazione che è destinata a far crescere le quotazioni dell’oro, soprattutto nei mercati del G7 dove adesso è stata esclusa una fetta importante di concorrenza. 
 
16 Luglio  2022