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Dossier del Viminale, fotografato il fallimento della Lamorgese nella gestione dell’immigrazione 
di Ninni Raimondi
 
Dossier del Viminale, fotografato il fallimento della Lamorgese nella gestione dell’immigrazione 
 
A Ferragosto, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha presieduto il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, dove è stato presentato il “Dossier Viminale 2022”. Alla riunione, erano presenti il sottosegretario all’Interno della Lega Nicola Molteni, il capo di Gabinetto del Viminale, il comandante operativo di Vertice interforze, il capo della polizia e direttore generale della Pubblica sicurezza, i comandanti generali dell’Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza, il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, i vertici del Servizi segreti, il capo del dipartimento della Protezione civile, il capo del dipartimento dei Vigili del fuoco, del Soccorso pubblico e della Difesa civile e il capo del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, il capo del dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione del Viminale, il comandante generale del corpo delle Capitanerie di porto – Guardia costiera, e il direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Il dossier si divide in quattro blocchi: “Sicurezza e ordine pubblico”, “Lotta alla criminalità organizzata”, “Immigrazione” e “Soccorso pubblico e lotta agli incendi boschivi”. In questo articolo, ci concentreremo sul fallimento della Lamorgese nella gestione dell’immigrazione clandestina. 
 
Dossier Viminale, fallimento Lamorgese: aumento degli sbarchi e dei traghettamenti delle navi delle Ong 
Nel periodo compreso tra il primo gennaio e l’11 gennaio, gli immigrati sbarcati in Italia nel 2022 sono aumentati del 40,36 per cento rispetto al 2021. In soldoni, sono sbarcati 13mila immigrati in più che significa un aumento dei costi dell’accoglienza pari 15 milioni al mese per i solo costi diretti. 
Il confronto è ancora più impietoso se analizziamo il numero degli sbarchi nel 2019. All’11 agosto, erano sbarcati 4.152 immigrati. Ciò significa che gli sbarchi nel 2022 sono aumentati del 1.000 per cento rispetto al 2019. Quindi, nel 2022, i contribuenti italiani hanno sborsato per l’accoglienza circa 50 milioni di euro al mese in più rispetto al 2019. 
 
Come certifica il Viminale, rispetto al 2021, è aumentato pure il numero degli immigrati traghettati in Italia dalle navi delle Ong. Questo perché sono state eliminate le restrizioni Covid (nessuna quarantena nei porti per il personale delle Ong), sono terminati i fermi amministrativi delle cosiddette navi umanitarie, e le organizzazioni straniere hanno acquistato navi più grandi e capienti. Gli immigrati traghettati dalle navi delle Ong sono passati dai 5.050 del 2021 ai 7.270 del 2022. Ciò significa un aumento del 44 per cento. 
Nel 2022, sono aumentate anche le operazioni di soccorso delle navi e delle motovedette militari italiane, passate dai 8.602 immigrati salvati nel 2021 ai 21.347. L’aumento è pari al 148 per cento. 
 
Rotta e Paese di origine degli immigrati 
Alle tradizionali rotte migratorie (Libia, Tunisia e Algeria), nel 2022, è esplosa quella dalla Turchia. Gli immigrati, partiti dalle coste turche e sbarcati in Italia, sono aumentati del 93 per cento. Ciò è dovuto anche al ritorno dei talebani in Afghanistan e al disimpegno della Turchia nel fermare la rotta migratoria. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha sempre utilizzato gli immigrati come merce di scambio con l’Europa. 
Gli immigrati scappano dalla guerra? Secondo il dossier del Viminale, decisamente no. Le prime tre nazionalità dichiarate al momento dello sbarco sono quella tunisina, egiziana e bengalese. Nel 2022, l’83 per cento degli immigrati proviene da Paesi non in guerra e riconosciuti dalla comunità internazionale. Ciò si riflette, infatti, sulle decisioni adottate in merito alle richieste delle domande di asilo. 
 
Se dalle decisioni adottate sottraiamo l’anomalia solo italiana della protezione speciale (ex protezione umanitaria), si evidenzia che, dal primo agosto 2021 al 31 luglio 2022, solo il 29,1 per cento degli immigrati aveva i requisiti per la richiesta di asilo. Peraltro, la percentuale degli immigrati che ha ottenuto la protezione internazionale è decisamente aumentata perché ucraini e afghani (evacuati con i corridori umanitari militari) hanno potuto beneficiare di procedure velocizzate e semplificate. 
 
I già scarsi rimpatri di immigrati sono diminuiti ulteriormente, passando dai 4.321 del periodo compreso dal primo agosto 2020 al 10 agosto 2021 ai 3.955 del periodo compreso dal primo agosto 2021 al 10 agosto 2022. 
 
La barzelletta dell’accoglienza finanziata dall’Unione europea 
Il “Fondo asilo migrazione e integrazione 2014-2020” (Fami) è uno strumento finanziario istituito con regolamento dell’Unione europea (n. 516/2014) per supportare i Paesi membri nella gestione dell’accoglienza di immigrati. In altre parole, è la cosiddetta solidarietà europea. L’Italia dal 2014 ha ricevuto solamente 798 milioni di euro a fronte dei miliardi spesi annualmente nell’accoglienza di immigrati. Il “Documento di economia e finanza” (Def) del 2018 stimava una spesa prevista per l’accoglienza degli immigrati dai 4,648 miliardi di euro ai 5,047 miliardi di euro. Nel 2017, invece, furono spesi 4,363 miliardi di euro. 
Dal primo agosto 2021 al 31 luglio 2022, l’Italia ha utilizzato 18 milioni di euro del Fami.  
 
Al 10 agosto 2022, erano 95.184 gli immigrati ospitati nei centri accoglienza per un costo mensile di circa 110 milioni di euro (solo costi diretti). 
 
26 Agosto  2022