Interni
Esteri
Cultura
Parolatio
Fondato e diretto, nel 2003, da Ninni Raimondi
Si avvisano i lettori che questo sito si serve dei cookie per fornire servizi e per effettuare analisi statistiche completamente anonime. Proseguendo con la navigazione si presta il consenso all' uso dei cookie.. 
 
 
 
 
 
Ecco la flotta delle Ong: solo due navi sono registrate per ricerca e salvataggio 
di Ninni Raimondi
 
Ecco la flotta delle Ong: solo due navi sono registrate per ricerca e salvataggio 
 
Al momento, sono 12 le Ong attive davanti alle Libia che traghettano immigrati in Italia: la franco-tedesca SOS Mediterranee, Medici senza Frontiere, la spagnola Open Arms, le tedesche Sea Watch, Sea-Eye, SOS Humanity, Mission Lifeline, Louise Michel e Resqship, le italiane Mediterranea e ResQ, e la basca Maydayterraneo. Tra poco, anche Emergency inizierà i trasbordi davanti alla Libia con la nuova nave Life Support. La flotta delle Ong è composta da 17 navi, di cui sette si potrebbero definire veri e propri traghetti per le loro imponenti dimensioni. 
Le Ong possono beneficiare anche dell’ausilio di 5 aerei: Moonbird, Seabird 1 e Seabird 2 dei tedeschi della Ong Sea Watch, Colibri 1 e 2 della Ong svizzera Pilotes Volontaires. Per segnalare alle navi le partenze dei barconi di immigrati dalla Libia, questi aerei decollano da aeroporti italiani. Nel 2018, le autorità di Malta hanno vietato decollo e atterraggio di questi velivoli dai suoi aeroporti. 
 
Dove sono registrate le navi delle Ong 
Otto navi su 17 battono bandiera tedesca: la Humanity 1, la Sea Watch 3, la Sea Watch 5, la Sea-Eye 4, la Rise Above, la Resq People, la Nadir e la Louise Michel. Tre navi battono bandiera spagnola: la Open Arms, la Open Arms Uno e la Aita Mari. Due navi battono bandiera britannica: la Astral e la Aurora. La Ocean Viking e la Geo Barents navigano sotto bandiera della Norvegia, mentre la Life Support sotto quella di Panama. L’unica a battere bandiera italiana è la Mare Jonio. 
 
Come sono registrate 
Delle 17 navi, solo due sono registrate presso il registro Organizzazione marittima internazionale (Imo) come “navi da ricerca e salvataggio”, la Geo Barents della Ong Medici senza Frontiere e la Open Arms della Ong Open Arms. Sono registrate come “navi da supporto per operazioni in piattaforma” la Ocean Viking della Ong SOS Mediterranee, la Open Arms Uno della Ong Open Arms e la Sea Watch 5 della Ong Sea Watch. Sono registrate come “navi cargo” la Humanity 1 della Ong SOS Humanity e la Sea Watch 3 della Ong Sea Watch, mentre la nuova nave di Emergency, la Life Support (sull’Imo è ancora chiamata Sanco Chaser) e la Resq Ship della Ong italiana ResQ sono “navi da ricerca scientifica”.  
La Sea Eye 4 della Ong tedesca Sea-Eye è registrata come “nave da supporto per le immersioni”. La nave Aita Mari della Ong Maydayterraneo è un “peschereccio”, mentre la nave Mare Jonio della Ong Mediterranea è un “rimorchiatore”. Non sono registrate presso l’Organizzazione marittima internazionale le vele Nadir della Ong Resqship e la Astral della Ong Open Arms, la Louise Michel, la Aurora della Ong Sea Watch e la Rise Above della Ong dei centri sociali tedeschi Mission Lifeline. 
 
Abbiamo chiesto all’ammiraglio Nicola De Felice, autore del libro “Fermare l’invasione” edito da Herald Editore, se le 15 navi delle Ong non sono registrate come “navi da ricerca e salvataggio” possano fare sistematicamente operazioni di ricerca e salvataggio: “Assolutamente no, non hanno i requisiti tecnici e di sicurezza richiesti per tale attività. Su questa inadeguatezza, le navi delle Ong sono state sanzionate e fermate più volte, anche per mesi, dalla nostra Capitaneria di porto”. 
 
Meloni debole con Macron  
“Stupita da aggressività francese, bisogna isolare gli scafisti, non l’Italia” 
Giorgia Meloni, finalmente, risponde ad Emmanuel Macron.  
Lo fa durante la conferenza stampa della presidenza del Consiglio dei ministri appena conclusa. 
 
Meloni a Macron: “Francia e Germania non rispettano gli accordi” 
Rispondendo a una domanda sul timore di “ritorsioni francesi”, il premier risponde: “Se si parla di ritorsioni, nel contesto delle dinamiche europee, evidentemente qualcosa non funziona”. Poi la Meloni risponde a Macron e alle dichiarazioni espresse dal suo governo negli ultimi, concitati giorni: “Sono rimasta molto colpita dalla reazione aggressiva del governo francese, che dal mio punto di vista è incomprensibile e ingiustificata”, aggiungendo poi che “la Ocean Viking è la prima nave di una Ong che abbia mai attraccato in Francia. Questo ha generato una reazione nei confronti dell’Italia che dall’inizio di quest’anno ha fatto entrare quasi 90mila migranti”. 
 
Una risposta debole (ma vediamo che succede) 
Deboluccia, oggettivamente, la risposta del premier, che nei toni e nelle dinamiche cerca dialogo e comprensione da chi non ha dimostrato alcuna intenzione in tal senso. La risposta per le rime, ovviamente, c’è. Ma è il minimo sindacale, vista la gravità delle affermazioni francesi. Ciò nonostante, la replica di Meloni a Macron può avere una sua logica diplomatica e strategica. Se sulla “forza” della risposta c’è poco da rilevare, molto di più c’è da valutare sul fronte del ragionamento. Il presidente del Consiglio l’ha messa, cruda, sulla convenienza.  
 
Ma non ha nemmeno messo sul piatto eventuali rischi che potrebbe comportare un isolamento reale dell’Italia sulla questione dell’immigrazione. Non ha espresso, in buona sostanza, carte contrattuali da giocare. Non ha detto, per dirla in termini semplici, cosa farebbe se si procedesse sul serio a un “boicottaggio migratorio” come quello paventato dall’Eliseo. In questo mondo – ma anche nei precedenti – se non si mettono in chiaro le risposte, pur eventuali, si viene fagocitati da chi, dall’altro lato, sa di non correre alcun rischio.  
Vedremo cosa accadrà. 
 
Cara Meloni, sull’immigrazione è il momento di mostrare gli attributi 
Il premier Giorgia Meloni, ora, deve mostrare gli attributi. Non c’è un altro modo per vedere la cosa, dopo le ennesime e vergognose ingerenze francesi sul caso Ocean Vikings. Attributi o suicidio, se vogliamo porre in essere tutte le alternative disponibili. 
 
Il silenzio dopo le aggressioni francesi 
Finora non si muove una mosca. Il presidente del Consiglio Meloni è nel più assoluto silenzio. Un silenzio preoccupante e inquietante, considerando che dall’altra parte di rumore c’è chi ne ha fatto tantissimo, e in maniera vergognosa. La Francia presunta amica dell’Italia (tra l’altro, chi continua a diffondere questa fesseria andrebbe preso a pomodorate, per essere gentili) ha parlato e straparlato come nel suo, fastidioso, “stile”. Dapprima con quell’imbarazzante gioco delle tre carte della “accoglienza” alla Ocean Vikings “senza selezioni”, puntando già in quel caso il ditino contro di noi in una maniera, che, ci permettiamo di notare, era davvero prevedibilissima, una sorta di “jolly” da giocarsi alla prima occasione per accusarci di essere di chissà quale disumanità.  
 
Carta lasciata poco dopo, con una rapidità impressionante e pure abbastanza ridicola, facendo una marcia indietro imbarazzante, dichiarando di non voler accogliere nessun passeggero della Ong di sua appartenenza e perfino invitando gli altri Paesi europei a boicottarci e lasciarci da soli ad affrontare il boom di clandestinità. A tutto questo, il presidente del Consiglio non ha risposto manco una virgola. Nemmeno un post sui social network, nemmeno una nota da Palazzo Chigi. Niente di niente. Incontri con i sindacati, con segretari Nato. Ma di commenti su un’azione tanto vergognosa di Parigi manco l’ombra. 
 
Cara Meloni, tiri fuori gli attributi 
È il momento, presidente Meloni, di tirare fuori gli attributi. Si tratta di un dovere morale ed etico anzitutto dirglielo, da parte nostra, prima ancora che da parte sua metterlo in pratica. Quindi insistiamo, consapevoli di poter essere ancora una volta delusi, ma fieramente convinti di doverlo fare perché la nostra è anche una missione, che non si basa sul raggiungimento esclusivo dei risultati (soprattutto in tempi brevi, un aspetto che molti ingenui proprio non vogliono saperne di comprendere), ma sull’attuazione di uno stile di vita, prima ancora che culturale e politico.  
 
Questo stile ci porta a dover parlare e combattere sempre per la verità e per la giustizia di questa povera Nazione. Mostri, presidente Meloni, gli attributi. Risponda per le rime alla violenza francese, e abbia il coraggio di reagire. Metta sul piatto l’importanza che anche per l’Eliseo hanno le buone relazioni con noi. Non è tempo di mezzucci: la Francia ha chiesto al resto d’Europa di boicottarci, un atto di una gravità inaudita. Lei può rispondere o far finta di nulla.  
 
La sua coscienza e i consensi saranno ciò che deriverà dalle sue scelte. 
 
11 Novembre  2022