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Contibuti volontari INPS: convengono per integrare la pensione? 
di Ninni Raimondi 
 
Per andare in pensione ci vogliono minimo 20 anni di contribuzione. Cosa succede se non si raggiungono? 
In questi casi è possibile versare i contributi volontari Inps, pagando all’Istituto di previdenza anche la quota che avrebbe dovuto versare il datore di lavoro. Del resto, se non si raggiungono i requisiti minimi, si può dire addio alla pensione e a tutti i contribui versati nel corso della propria attività lavorativa. I contributi volontari Inps sono, quindi, una opportunità. C’è anche chi decide di versarli per integrare la propria pensione, ovvero accrescere il montante contributivo per ricevere un assegno pensionistico più interessante. Ma conviene davvero? 
 
Contributi volontari Inps: come funzionano 
I versamenti volontari all’Inps, possono essere effettuati dai lavoratori che hanno cessato o interrotto l’attività lavorativa, al fine di perfezionare i requisiti di assicurazione e di contribuzione necessari per raggiungere il diritto ad una prestazione pensionistica, o per incrementare l’importo, se sono già stati perfezionati qui requisiti contributivi richiesti. 
Prima condizione, dunque, è che sia cessato o interrotto il rapporto di lavoro. Si può fare richiesta anche se il rapporto di lavoro non è cessato per chi svolge attività con contratto di lavoro part-time (se effettuati a copertura o ad integrazione dei periodi di attività lavorativa svolta a orario ridotto) o per integrazione dei versamenti per attività lavorativa svolta nel settore agricolo. 
Per accedere alla contribuzione volontaria, l’Inps chiede che l’assicurato: 
 
- abbia almeno 5 anni di contributi (260 contributi settimanali ovvero 60 contributi mensili) indipendentemente dalla collocazione temporale dei contributi versati; 
- abbia almeno 3 anni di contribuzione nei cinque anni che precedono la data di presentazione della domanda. 
 
Non tutti, dunque, possono versare i contributi volontari Inps. 
Tra chi ha i requisiti, è interessante vedere quanto si paga. 
Innanzitutto, bisogna stabilire l’imponibile a cui si applicano poi le aliquote. 
 
Lavoratori dipendenti: l’importo del contributo dovuto è settimanale e viene calcolato sulla base delle ultime 52 settimane di contribuzione obbligatoria anche se non collocate temporalmente nell’anno immediatamente precedente la data di presentazione della domanda. 
Lavoratori autonomi (artigiani e commercianti): l’importo del contributo dovuto è mensile e viene determinato sulla media dei redditi da impresa denunciati ai fini Irpef negli ultimi 36 mesi di contribuzione precedenti la data della domanda; 
coltivatori diretti: l’importo del contributo è settimanale e viene determinato sulla base della media dei redditi degli ultimi tre anni di lavoro. Non può comunque essere inferiore a quello previsto per i lavoratori dipendenti. 
Le aliquote da applicare vengono stabilite dall’Inps con una circolare che viene diffusa annualmente, con l’aggiornamento Istat, in cui sono prese in considerazione tutte le categorie di lavoratori. Per il 2016, per i lavoratori dipendenti (non agricoli), l’aliquota è del 32,37%. Per gli artigiani titolari di qualunque età e collaboratori di età superiore ai 21 anni, l’aliquota è del 22,20%:
l’Inps calcola che mensilmente, in base al reddito, andranno a pagare dai 287,05 euro ai 851,57 euro. 
Per gli artigiani collaboratori di età non superiore ai 21 anni l’aliquota è del 19,20%: anche qui, il pagamento sarà da un minimo di 248,26 euro ad un massimo di 736,50 euro al mese. 
Per i commercianti, titolari di qualunque età e collaboratori di età superiore ai 21 anni, l’aliquota è del 22,29 %, che vuol dire pagare da un minimo di 288,21 euro ad un massimo di 855,03 euro al mese. 
Per i commercianti collaboratori di età non superiore ai 21 anni, l’aliquota è del 19,29%: si pagherà da un minimo di 249,42 euro ad un massimo di 739,95 euro al mese. 
Possono accedere alla contribuzione volontaria anche gli iscritti alla Gestione separata dell’Inps che non siano iscritti ad altra cassa e che non siano titolari di pensione.  Per l’anno 2016, l’aliquota è del 27% per i professionisti, del 28% per i collaboratori e figure assimilate. Poiché nel 2016 il minimale per l’accredito contributivo è fissato a 15.516 euro, l’importo minimo dovuto non potrà essere inferiore a 4.189,32 euro all’anno e 349,11 euro su base mensile per quanto concerne i professionisti e a  4.344,48 euro all’anno e 362,04 euro al mese  per tutti gli altri iscritti. 
 
I contributi volontari Inps convengono o no? 
Rispondere alla domanda non è semplice perché ogni storia è un caso a sè. 
In linea di massima si può dire che è utile versare i contributi volontari Inps per evitare “buchi” contributivi che non consentano di raggiungere i requisiti minimi per arrivare alla pensione. 
Se un lavoratore ha già versato per 18 o 19 anni, e non ha più la possibilità di lavorare, per qualunque motivo, ha senso pagare i contributi volontari Inps, per perfezionare i requisiti di accesso alla pensione. Stesso dicasi se un lavoratore si ritrova disoccupato per pochi mesi. 
 
La contribuzione volontaria può risultare meno conveniente, rispetto ad altre soluzioni, per integrare la pensione, perché la contribuzione volontaria non è particolarmente flessibile. 
Innanzitutto, non tutti ci possono accedere, e questo è già un primo limite. 
Secondo, le aliquote sono stabilite dall’Inps per categoria di lavoro, tenendo conto di quanto si percepiva durante il lavoro, ma non di quanto si dispone effettivamente al momento della richiesta. 
Gli importi da versare possono così essere troppo alti per qualcuno, bassi per chi vuole costruirsi un’integrazione cospicua della pensione. In questo senso, soluzioni alternative come i piani di accumulo, che permettono una maggiore personalizzazione, ovvero la scelta di importi e tempi di versamento, possono essere più efficienti per la previdenza integrativa. 
 
Da ricordare, cosa non di poco conto, che una volta scelto di versare i contributi volontari, non si può tornare indietro. O meglio, si smette di pagarli se si ritorna al lavoro, ma se, per caso, per mancanza di disponibilità economica, non si ha più la possibilità di pagare, si rischia di incappare in sanzioni anche piuttosto pesanti. 
Conviene, quindi, scegliere i contributi volontari Inps per integrare la pensione? Non esiste una risposta unica: è importante essere informati per poter scegliere sulla base delle proprie esigenze. 
Licenza Creative Commons 22 Novembre 2017