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Bombe ed elogi alle BR
 
Bombe ed elogi alle Br 
di Ninni Raimondi
 
Bombe ed elogi alle Br: così gli antagonisti cercano di alzare il livello dello scontro 
 
È di ieri la notizia che per la manifestazione di Torino del 22 febbraio organizzata dai centri sociali contro un comizio elettorale di CasaPound si è proceduto con perquisizioni e arresti (uno arrestato, uno “irreperibile”, uno ai domiciliari e altri con l’obbligo di firma) nei confronti di numerosi antagonisti. La manifestazione sfociò in scontri con la Polizia durante i quali fu lanciata una bomba preparata con pezzi di metallo che ferirono alcuni agenti. Lo scalpore e l’indignazione per questa “nuova tecnica” fu grande e riempì le cronache anche grazie alla pubblicazione su Il Giornale delle immagini delle ferite riportate dagli agenti, con ancora i frammenti infissi nelle carni, a prova di quello che era accaduto. 
Curiosamente un paio di giorni prima delle elezioni del 4 marzo proprio sull’account Twitter della Polizia di Stato apparve un comunicato dove la “scheggia” era indicata come di legno, e immediatamente (1 marzo) è stato ripreso da una testata on line vicina agli “antagonisti” per definire una “bufala” la cosa: “Appare invece una chiara bufala – si poteva leggere – la notizia circolata all’inizio, da ambienti del Viminale, su ordigni contenenti chiodi e bulloni, costruiti appositamente per il ferimento dei poliziotti”. Ma dalle fotografie pubblicate da Il Giornale appariva chiaramente che la bomba fosse stata confezionata con pezzi di metallo per ferire e forse uccidere, quindi non si capisce il fine del comunicato postato su Twitter a meno che di pensare che due giorni prima dalle elezioni si sia voluto regalare agli antagonisti una sorta di assoluzione elettorale. 
In realtà il frammento metallico che si vede infisso sul corpo di un agente di Polizia tecnicamente si chiama “piastrina piana”, è un oggetto da ferramenta, ed è anche particolare perché rispetto allo standard è “asimmetrico”. E quindi non dovrebbe essere difficilissimo indagando fra officine di produzione e importatori risalire alla sua origine. 
 
Vista quindi dimostrata l’esistenza a Torino di antagonisti antifascisti che si dilettano a confezionare ordigni esplosivi atti a ferire o uccidere possiamo tornare indietro di qualche mese, e precisamente all’attentato dinamitardo avvenuto a capodanno 2017 alla libreria Il Bargello di Firenze, facente parte della rete di CasaPound. Nulla è dato a sapere sulla natura della scheggia che ha distrutto un occhio e la mano all’artificiere della Polizia, se anche in questo caso la “confezione” era con frammenti metallici, ma qui possiamo pensare addirittura a un doppio innesco. Uno falso in grado di ingannare l’artificiere, e quello vero per far esplodere l’ordigno una volta spostato. E anche questo si può fare con materiale comunemente in commercio. Fra l’altro, la libreria Il Bargello era già stata colpita da un altro attentato dinamitardo il 2 febbraio 2016. 
Andando a ripercorre le gesta delle “Nuove Brigate Rosse” si vede chiaramente che erano uno sparuto gruppetto di invasati originario dai centri sociali degli anni ‘80, poi passati almeno a una rapina di autofinanziamento, alla morte dell’agente Emanuele Petri per un casuale controllo della Polizia Ferroviaria, costato poi la vita anche al suo collega Bruno Fortunato rimasto gravemente ferito e suicidatosi qualche anno dopo; e che fecero in tempo, prima di essere debellati nel 2009, ad uccidere Marco Biagi e Massimo D’Antona. 
 
Finora il “target” degli antagonisti è stata CasaPound.  
Ma ci sono i termini per verificare, e proprio dalle bombe variamente confezionate, di un processo di “innalzamento del livello dello scontro” come già successo. Chi ci è passato non ha proprio voglia di rivedere lo stesso copione. 
Licenza Creative Commons  21 Marzo  2018
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