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Leva obbligatoria
 
Salvini ci riprova: “Reintrodurre la leva obbligatoria”.  
di Ninni Raimondi
 
Tutti i pregi della naja 
 
“Personalmente sono a favore della reintroduzione del servizio militare“.  
Così il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, rispondendo a chi gli chiedeva se fosse favorevole ad incrementare il servizio civile. “Sono favorevole a implementare il servizio civile – ha precisato subito dopo – ma anche, e questa è una posizione personale che non c’è nel contratto e non impegna il governo, al ritorno del servizio di leva“. 
Non è la prima volta che il leader della Lega manifesta la sua preferenza per una reintroduzione del servizio militare obbligatorio. Ma ora l’ha ripetuto da ministro dell’Interno, istituzionalizzando se vogliamo un tema tanto caro alla destra storica italiana. 
 
Vediamo come funziona la leva militare nel nostro Paese. L’obbligo di prestare servizio nell’esercito è previsto nella Costituzione della Repubblica, ma era stato istituito ai tempi della nascita del Regno d’Italia, quindi nel 1861. E’ stato quindi operativo per 144 anni, fino al 2004. L’articolo 52 della Costituzione recepisce il dovere della leva con la precisazione che si tratta di un obbligo “nei limiti e modi stabiliti dalla legge”. Risultano quindi chiamati al servizio nell’esercito tutti gli italiani maggiorenni di sesso maschile. L’obbligatorietà del servizio è però inattiva dal 1 gennaio 2005, come stabilito dalla legge 23 agosto 2004, n. 226. 
Per quanto riguarda gli obiettori, invece, nel 1972 è stato introdotto il riconoscimento dell’obiezione di coscienza, con l’istituzione del servizio civile per chi, dopo essere stato giudicato idoneo alla leva in seguito alle visite mediche, non volesse prestare servizio militare. 
La legge del 20 ottobre 1999 introduce il servizio militare femminile volontario: per la prima volta nell’esercito vengono dunque arruolate delle donne. Altre modifiche hanno riguardato la durata della naja. Fino al 1975 il fermo è stato di 15 mesi, dal 1976 è passato 12 per scendere poi a 10 dal 1997. L’ultima chiamata alle armi è stata per i nati nel 1985. 
Oggi presta servizio nelle forze armate solo chi ne fa espressamente richiesta: questo ha comportato da un lato una drastica riduzione degli effettivi, dall’altra una professionalizzazione dei nostri militari. 
 
Come è noto, il dibattito sul servizio di leva obbligatorio ha imperversato per anni: da una parte era schierato chi lo riteneva formativo per i giovani e utile per la nazione; dall’altra, pacifisti e antimilitaristi che invece lo condannavano come limitazione della libertà personale, istigazione alla violenza – i cosiddetti atti di nonnismo – obbligo a dover sottostare a ordine, disciplina e gerarchia. 
Vero è che un servizio di leva valido per tutti – e lo diciamo sposando per un attimo la causa degli antimilitaristi – scongiurerebbe il rischio di una casta militare. Non solo, come è noto la naja ha permesso la diffusione della lingua italiana a dispetto dei dialetti, come koinè da adottare in caserma. Processo ovviamente iniziato con le due grandi guerre. Inoltre le visite mediche dei cosiddetti tre giorni permettevano di rilevare molte malattie e disfunzioni che oggi tanti giovani purtroppo non sanno di avere perché non fanno controlli, per l’appunto. 
Infine, il servizio di leva obbligatorio era un momento di attività fisica e sportiva, di vita comunitaria con regole uguali per tutti, terreno fertile per grandi amicizie nonché contesto ideale per la formazione del cittadino consapevole di diritti e doveri, del rispetto della cosa pubblica, del senso di responsabilità. Oggi è evidente più che mai che tutto questo tra i giovani è venuto meno (con le dovute sacrosante eccezioni – a partire da chi fa militanza politica, per fare un esempio), perché né la famiglia né la scuola spesso sono in grado di garantire quelle basi che prima in un modo o nell’altro ti “inculcava” il servizio militare. 
 
Licenza Creative Commons  26 Maggio 2018
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