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La Raggi di nuovo in tribunale
 
La Raggi di nuovo in tribunale. Se condannata dovrà dimettersi 
di Ninni Raimondi
 
Aula 24 della palazzina B del Tribunale di piazzale Clodio. Il processo per falso che vede tra gli imputati anche il sindaco di Roma, Virginia Raggi, entra oggi nel vivo. La Raggi è in aula per ascoltare le testimonianze di tre poliziotti della Squadra Mobile, che hanno svolto le indagini a suo carico coordinate dalla Procura di Roma. Quella odierna è la seconda udienza del processo che si è aperto il 21 giugno scorso. 
La vicenda giudiziaria ruota introno alla nomina di Renato Marra, fratello di Raffaele, che da vigile urbano è diventato capo del Dipartimento Turismo del Campidoglio.  
Per questo episodio Marra è già sotto processo con l’accusa di abuso d’ufficio.  
La Raggi è accusata di aver mentito al responsabile Anticorruzione del Campidoglio proprio in relazione alla nomina di Marra.  
Una nomina che fece molto scalpore. Prima venne congelata e poi revocata in seguito all’arresto di Marra per concorso in corruzione con l’imprenditore Sergio Scarpellini in un’altra inchiesta relativa a una somma di denaro utilizzata da Marra per l’acquisto di una casa nella zona di Prati Fiscali. 
 
Sono i tre agenti che verranno ascoltati oggi ad aver acquisito le ormai famose chat che dimostrerebbero come la Raggi abbia agito in maniera diversa dalla versione fornita alla responsabile Anticorruzione del Campidoglio.  
La Raggi dichiarò alla funzionaria di aver deciso in totale autonomia in merito alla promozione, con relativo aumento di stipendio di ventimila euro, di Renato Marra. Tuttavia le chat dimostrerebbero il contrario, facendo emergere le pressioni del fratello Raffaele, che in qualità di capo del personale del Campidoglio non avrebbe potuto occuparsi della promozione del fratello. Se la Raggi venisse ritenuta colpevole di aver dichiarato il falso, in base al codice etico del Movimento 5 Stelle dovrebbe dimettersi, oltre a subire il provvedimento di espulsione dal Movimento, previsto per qualunque condanna di primo grado. 
Licenza Creative Commons  16 Luglio  2018
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