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Casa Pound
 
La bufala del mancato sgombero di CasaPound 
di Ninni Raimondi
 
Sulla cronaca di Roma dei principali quotidiani di oggi (e sulle alcune testate online di sinistra come Giornalettismo e FanPage) vengono riportate nell’ordine due notizie false: il mancato sgombero di CasaPound e la presunta minaccia, rivolta dai vertici del movimento agli uomini della guardia di finanza, “se entrate sarà un bagno di sangue“. Un pomeriggio romano ad alta tensione, almeno stando alle ricostruzioni giornalistiche. Peccato che si tratti di due fatti che semplicemente non sono mai accaduti. Così come non è avvenuta alcuna perquisizione, cosa che invece era stata riportata “per filo e per segno” sul Corriere della Sera ieri pomeriggio, prima che il pezzo a firma Ilaria Sacchettoni venisse rimosso. Probabilmente dalle parti di Rcs qualcuno si è accorto di aver preso una cantonata. 
 
Qual è dunque la verità?  
Esiste una indagine della Corte dei Conti aperta nel marzo scorso per presunto “danno erariale” riguardante lo stabile di via Napoleone III numero 8 a Roma.  
Ieri pomeriggio sarebbe dovuto avvenire un controllo della guardia di finanza nella massima tranquillità, concordato con le famiglie italiane in grave emergenza abitativa che abitano nel palazzo. Una fuga di notizie (false) ha attirato sul posto alcuni giornalisti, pronti a raccontare “il blitz e il tentativo di sgombero di CasaPound”. Una totale fantasia, testimoniata da diversi fattori, tra cui la totale assenza di agenti anti sommossa. Il caos creato intorno alla vicenda ha fatto sì che il controllo venisse rinviato, soluzione concordata tra le famiglie abitanti dello stabile e gli uomini della guardia di finanza. Un clima di cordialità e serenità, che cozza pesantemente con le minacce riportate (senza citare fonte alcuna) sempre da diversi organi di stampa riguardanti improbabili “bagni di sangue”.  
 
Sul controllo e sul presunto danno erariale è poi intervenuto il presidente di CasaPound Italia, Gianluca Iannone: “CasaPound non ha nulla da nascondere. Anzi, è nel nostro interesse che questo controllo avvenga, perché è il modo per dimostrare che il movimento, avendo solo sede legale nel palazzo ed esplicando l’attività politica in senso stretto nelle sezioni sul territorio, non ha recato danni alle casse dello Stato, mentre i locali di via Napoleone III sono utilizzati in via esclusiva per l’emergenza abitativa. Naturalmente, però, non accetteremo mai che questo nostro pur legittimo interesse entri in conflitto con la dignità e i diritti degli italiani che, proprio grazie all’azione di Cpi, hanno trovato casa in uno stabile che era abbandonato da decenni e che prima del nostro ingresso giaceva inutilizzato e nel degrado più assoluto”. 
Licenza Creative Commons  24 Ottobre  2018
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