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Il Punto
Due chiacchiere? 
di Ninni Raimondi
 
Ce le facciamo due chiacchiere? 
Dunque dicevamo ... 
 
 
         
 
 
Bonafede: riecco le udienze. Slitta l’intesa coi cancellieri 
Domani l’inizio della Fase 3 della Giustizia. Ma il tavolo tecnico sullo smart working per i cancellieri slitta al 6 luglio 
 
«Ripartiamo con le udienze»: ad assicurarlo è ancora una volta il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, a margine della messa per le vittime della strage ferroviaria di Viareggio, nel giorno del suo undicesimo anniversario. Una promessa, quella del Guardasigilli, che si scontra con le perplessità dell’avvocatura, convinta che prima di settembre non sarà possibile tornare alla normalità, in primis per un ricorso considerato eccessivo dello smart working da parte del personale di cancelleria, senza la cui presenza – data l’impossibilità di accedere ai registri – sarebbe praticamente impossibile celebrare udienze. E in secondo luogo per via dei rinvii di quasi l’ 85% delle udienze fissate tra il primo e il 15 luglio. 
 
Il nodo smart-working 
Il nodo da sciogliere rimane, dunque, quello relativo all’organizzazione delle cancellerie, di fatto in mano ai Capi degli uffici. Una prerogativa prevista dai decreti che, in questi mesi di lockdown, sono stati emanati con lo scopo di riorganizzare l’attività giudiziaria, praticamente paralizzata, e ribadita da Bonafede, che ieri ha specificato come «sull’organizzazione delle udienze il ministro della Giustizia non può entrare nel merito, se non a livello generale». Il Guardasigilli ha però provato a tranquillizzare gli addetti ai lavori, sottolineando i lavori in corso «affinché l’attività giudiziaria nel Paese possa riprendere, con tutte le precauzioni», per garantire, dunque «il ritorno alla normalità: i cittadini devono sapere che la pandemia non ferma la giustizia italiana». Sul rientro dei cancellieri in Tribunale esiste già una circolare, diramata dal capo del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, Barbara Fabbrini, secondo cui il Dl Rilancio già consente di rimodulare il ricorso al lavoro agile. Rimane onere dei Capi degli uffici riorganizzare tutto. 
 
Slitta il tavolo sul personale di cancelleria 
Ma ciò che preoccupa ulteriormente l’avvocatura è lo slittamento del Tavolo tecnico – in presenza dei sindacati di categoria – per la programmazione delle attività delle politiche per il personale dell’Amministrazione giudiziaria, con un apposito focus sulle tematiche relative allo smart- working, previsto inizialmente il 23 giugno scorso e posticipato al 6 luglio, ovvero cinque giorni dopo la proclamata riapertura delle aule d’udienza. Una contraddizione, dal momento che il 30 giugno avrebbe dovuto costituire la data ultima del blocco delle udienze. La priorità, per Bonafede, è ora «concentrarsi sulla celerità dei tempi del processo», sia penale sia civile, «poiché non basta dire che è stato superato il vecchio regime normativo della prescrizione: adesso i cittadini chiedono che ci sia un processo che abbia tempi brevi e, nei limiti del possibile certi», ha aggiunto. 
 
Priorità: riforma del processo. Oggi l’incontro tra Bonafede, Cnf, Ocf, Aiga e Unione Camere civili 
«C’è una riforma del processo penale che è del Parlamento – ha proseguito – e che bisogna che vada avanti con velocità». La legge delega al Governo per l’efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie si trova ora in Commissione Giustizia, dove è in corso l’esame e dove oggi riprenderanno i lavori, che prevedono, su proposta della senatrice Grazia D’Angelo, del M5s, anche una serie di audizioni. Contemporaneamente, Bonafede incontrerà oggi in via Arenula Consiglio nazionale forense, Ocf, Aiga e Unione delle camere civili per il tavolo sulla riforma, incontro che replicherà domani con al tavolo, oltre alle associazioni, anche l’Unione delle Camere penali. 
 
 
 
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Forse già il 21 luglio la radiazione di Palamara. Che risolverà pure le difficoltà nella riforma del Csm 
 
A difenderlo l’ex presidente dell’Anm sarà Stefano Guizzi, consigliere in Cassazione ed esponente di punta di Magistratura indipendente 
Inizierà il prossimo 21 luglio il procedimento disciplinare a carico dell’ex presidente dell’Anm Luca Palamara. Lo ha deciso lo scorso giovedì David Ermini che, oltre a essere il vicepresidente del Csm, è anche il presidente della Sezione disciplinare di Palazzo dei Marescialli. Ermini ha deciso dunque di imporre un’accelerazione ai tempi, puntando a chiudere prima della pausa estiva. La richiesta di fissazione dell’udienza disciplinare era stata trasmessa a piazza Indndenza soltanto due giorni prima dal procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi. 
Questa vicenda “ha segnato un punto di non ritorno, quello che è successo è irreversibile: l’impatto sull’opinione pubblica è stato pessimo ma proprio per questo c’è un gran desiderio di voltare pagina”, aveva affermato, sempre la scorsa settimana, Salvi durante la conferenza stampa in Cassazione, in cui aveva illustrato ai giornalisti le prossime mosse della Procura generale, competente per l’azione disciplinare. Si prevedono sanzioni molto dure. Non è esclusa la rimozione dall’ordine giudiziario. 
Palamara, come si può leggere nel capo di incolpazione, è accusato di “aver violato i doveri di correttezza ed equilibrio, tenendo un comportamento gravemente scorretto nei confronti dei colleghi che avevano presentato domanda per il posto di procuratore della Repubblica di Roma”. E poi di aver “interferito nell’esercizio degli organi costituzionali”. Tutto ciò sarebbe avvenuto alla presenza di “alcuni consiglieri del Csm” e di “Luca Lotti”, il parlamentare del Pd imputato a Roma nell’ambito dell’indagine Consip. Il riferimento, ovviamente, è al dopo cena del 9 maggio del 2019 all’hotel Champagne di Roma. Il pm romano, indagato a Perugia per corruzione, aveva il telefono infettato dal virus trojan e ciò ha permesso di registrare gran parte delle conversazioni avvenute quella sera con i consiglieri del Csm, poi dimessisi. Tale materiale, ampiamente utilizzato dalla Procura generale, “era stato trasmesso il 7 giugno del 2019”, anche se i giornali, come si ricorderà, avevano riportato nei giorni precedenti ampi passaggi di quei colloqui. 
 
Palamara, in particolare, avrebbe pianificato una “strategia per danneggiare Creazzo”, il procuratore di Firenze, uno dei principali aspiranti al posto di Giuseppe Pignatone. E poi l’aggiunto Paolo Ielo e lo stesso Giuseppe Pignatone. 
Su questo aspetto entra in gioco Stefano Fava, all’epoca pm a Roma, autore anche di un esposto diretto al procuratore generale di Roma su alcuni comportamenti tenuti dai due magistrati. Fava, attualmente giudice a Latina, consegnò poi a Palamara dei documenti che potevano mettere in difficoltà il procuratore aggiunto della Capitale. 
Si trattava degli incarichi dell’avvocato Domenico Ielo, fratello del pm. Alcune consulenze ottenute dalla società in amministrazione straordinaria “Condotte”. E poi un procedimento istruito da Ielo nei confronti di Brunella Bruno, magistrato amministrativo, sorella del commissario di “Condotte”, Giovanni Bruno. Il procedimento si era concluso con una assoluzione. L’astio di Palamara nei confronti di Ielo sarebbe dovuto al fatto che quest’ultimo aveva trasmesso a Perugia gli accertamenti della guardia di finanza sui rapporti fra Palamara e l’imprenditore Fabrizio Centofanti, causando dunque l’indagine nei confronti dell’ex presidente dell’Anm. 
 
Nel capo di incolpazione è indicata anche una conversazione fra Palamara e Fava avvenuta 16 maggio proprio sul processo a Brunella Bruno. 
Difensore di Palamara sarà Stefano Guizzi, consigliere in Cassazione ed esponente di punta di Magistratura indipendente, la corrente moderata delle toghe. Guizzi, grande esperto di disciplinare, ha ora due settimane di tempo per depositare la lista testi. Per quanto riguarda invece la composizione del collegio, essendosi astenuto Ermini già nella fase cautelare, il ruolo di presidente toccherà al laico in quota 5s Fulvio Gigliotti. Resta grande incertezza per i componenti. Alcuni degli attuali sono finiti nelle chat con Palamara e verosimilmente si asterranno. Non è invece da escludere una loro ricusazione. 
Per gli altri partecipanti alla cena del 9 maggio, gli ex togati di Magistratura indipendente Antonio Lepre, Paolo Criscuoli e Corrado Cartoni, e i due di Unicost, Luigi Spina e Gianluigi Morlini, invece, al momento non risulta fissata l’udienza. 
 
 
 
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Cassazione: aver augurato “buon appetito” al 41bis non è uno scambio di informazioni 
 
No alla sanzione inflitta dal Dap, secondo cui il divieto era finalizzato a impedire comunicazioni. «Un atto privo di intento comunicativo» 
Dopo aver dichiarato che è illegittimo sanzionare il detenuto al 41 bis che ha dato “la buonanotte” a un gruppo diverso da quello di socialità, ora la Cassazione – con diverse ordinanze – ha dichiarato illegittimo anche la sanzione data a due detenuti al carcere duro per aver detto “buon appetito” ad altri detenuti ristretti fuori dal loro gruppo di socialità. Uno di loro è Giuseppe Madonia. Accade che il magistrato di Sorveglianza di Sassari aveva annullato la sanzione disciplinare del richiamo inflittagli per avere salutato ( augurando appunto “buon appetito”) altri detenuti ristretti nel suo varco. Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) ha fatto reclamo, ma il tribunale di Sassari l’ha rigettato. 
Il Dap ha rilevato che il reclamo si fondava sul disposto dell’art 41 bis che prevede l’impossibilità di comunicare tra detenuti di diversi gruppi di socialità e che vieta quindi ogni forma di dialogo e comunicazione tra detti detenuti, sottolineando che la comunicazione può anche essere non verbale; tuttavia il Tribunale di Sorveglianza ha osservato che quel divieto di comunicazione serviva ad evitare uno scambio di notizie e doveva essere costituito da uno scambio di contenuti: pertanto il mero saluto era, invece, una forma espressiva neutra, dalla quale non poteva evincersi quale tipo di informazione potesse essere scambiata. 
 
Ma il Dap, il ministero della Giustizia, le direzioni delle carceri di Sassari e Viterbo hanno fatto ricorso in Cassazione sostenendo che il divieto in oggetto era finalizzato a impedire comunicazioni e che il Tribunale di Sorveglianza si era arrogato il potere di valutare se la singola comunicazione era pericolosa o meno. 
Ma non solo. Ha fatto ricorso anche il Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Sassari, deducendo erronea applicazione di legge: ha sostenuto che il Tribunale di Sorveglianza aveva fornito un’interpretazione della norma che superava un limite imposto espressamente, e sostanzialmente aveva configurato come diritto la facoltà di procedere allo scambio comunicativo, poiché il termine “comunicazione” doveva intendersi quale comprensivo di ogni forma di contatto, il quale può rivelarsi anche nel saluto, nel gesto, nelle movenze e in ogni scambio alternativo all’ordinario che può definire un ruolo e un messaggio occulto. 
 
Per la Cassazione, però, i ricorsi sono inammissibili. Ha ricordato lo scopo del 41 bis, ovvero quello di impedire i collegamenti con un’associazione criminale, terroristica o eversiva. Quindi è vietato che comunichino persone dello stesso gruppo criminale, per questo motivo esistono i gruppi di socialità dove i componenti sono fatti da persone che non appartengono alla stessa organizzazione. Ma cosa intende per “comunicazione”? La Cassazione spiega che intende il processo e le modalità di trasmissione di una informazione da un individuo a un altro attraverso lo scambio di un messaggio connotato da un determinato significato. Nello specifico, perciò, secondo la Cassazione il Tribunale di Sorveglianza ha correttamente rilevato che la mera dichiarazione di saluto doveva considerarsi di natura neutra, nel senso che non vi era modo di cogliere una particolare informazione trasmessa in quel modo: in definitiva, un atto privo di un vero e proprio intento comunicativo. Quindi, aver sanzionato chi ha augurato “buon appetito”, ha determinato una inutile afflizione, non prevista e quindi non consentita. 
 
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