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Clamoroso Qatargate: eurodeputati pagati dalle spie del Marocco 
di Ninni Raimondi
 
Clamoroso Qatargate: eurodeputati pagati dalle spie del Marocco 
 
 
Il Qatargate non si ferma ai quattro arrestati e fa tremare l’Ue. È quanto emerge dagli ultimi aggiornamenti pubblicati dall’Agi, per un’inchiesta che comincia a dare segnali preoccupanti per le istituzioni di Bruxelles. La bomba viene direttamente da Francesco Giorgi, che incalzato dagli investigatori ha confessato di aver fatto parte di un’organizzazione utilizzata dai servizi segreti del Marocco e dal Qatar per interferire e condizionare gli affari europei, come riporta l’Ansa. 
 
Qatargate, la corruzione Ue potrebbe essere molto più ampia 
I quattro arrestati potrebbero essere soltanto la punta dell’iceberg di un sistema molto più complesso e ampio. Le ipotesi della procura di Bruxelles, infatti, si stanno estendendo alla possibilità che molti altri rappresentanti dell’europarlamento possano essere stati indotti a “moderare” le loro posizioni sull’emirato del Golfo, con l’ausilio di “incentivi” non esattamente leciti (per usare un ironico eufemismo). Non solo Antonio Panzeri, Eva Kaili, Francesco Giorgi, quindi. Soprattutto vista la confessione di quest’ultimo, il quale non solo ammette di aver gestito direttamente i contatti tra fonti esterne all’Ue e i politici coinvolti, in un contesto senza mezzi termini di natura organizzativa, ma fa anche altri nomi, come quelli di Andrea Cozzolino e Marc Tarabella, europarlamentari del gruppo S&D, che avrebbero ricevuto denaro con il tramite di Panzeri. Il Marocco, in particolare, sarebbe coinvolto nella vicenda di sospetta corruzione, grazie al suo servizio di informazione esterna, la Dged. Il quale avrebbe a sua volta versato altri “pagamenti”. 
 
I servizi segreti belgi, insieme alle intelligence di altri cinque Paesi, avevano del resto scoperto tutto già nel 2021, quando nel corso di un’operazione segreta avevano già trovato il denaro in casa di Panzeri. Ora l’ipotesi che prende sempre più quota è quella di altri europarlamentari a “libro paga” qatariota. Ovvero, senza giri di parole, un’organizzazione strutturata, voti comprati in via sistematica e relative “retribuzioni”. Tutto da verificare, chiaramente, ma gli investigatori stessi si stanno concentrando sui documenti e, soprattutto, sui tracciamenti bancari.  Non casualmente, in casa nostra, la Procura di Milano guidata da Fabio De Pasquale “segue i soldi” di Panzeri e della sua famiglia in Italia, setacciando ben sette conti correnti che potrebbero essere utili a fare ulteriore luce sulla faccenda. 
 
L’immagine di Bruxelles distrutta 
La questione non riguarda solo il Parlamento europeo, ma tutta l’Ue, considerando che per i cittadini dell’Unione non è che ci siano distinzioni tra assemblea, Commissione o Consiglio: un terremoto del genere rischia di distruggere una reputazione già compromessa per altri motivi ma che ora potrebbe subire anche l’erosione dell’immagine “onesta” che Bruxelles ha sempre esibito. D’altronde, perfino nella super-europeista Italia, l’inchiesta ha generato sgomento. Se perfino Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, ne rileva il peso, vuol dire che la questione è potenzialmente deflagrante. I dubbi di Bonomi, espressi durante l’Assemblea di Confagricoltura, sono del resto espliciti: “Quello che è successo a Bruxelles ci deve far riflettere, a parte l’elemento legato alla corruzione se verrà riscontrato e verificato, mi chiedo se alcuni provvedimenti siano stati presi perchè influenzati da economie straniere. Pongo il tema se le scelte su automotive sono scelte consapevoli o le abbiamo fatte spinte da pressioni esterne?”.  
 
Ovviamente, precisando sempre che “non si tratta di mettere in dubbio l’Europa, assolutamente”.  
Quello, per carità, giammai. 
 
15 Dicembre  2022