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Che fine ha fatto il caso Skripa
 
Che fine ha fatto il caso Skripal? 
di Ninni Raimondi
 
Adesso che si è esaurita l’ammuina anglo/franco/statunitense contro la filo-russa Siria: che fine ha fatto il dossier Skripal? 
Che ne è di quello scottante dossier secondo il quale il Colonnello Skripal, defezionista del KGB, e sua figlia Yulia (mi sembra si chiami così, proprio come l’invitta B. Alpina Iulia a Nikolajevka) sarebbero stati avvelenati dal Cremlino? 
Che ne è di quel dossier in cui, con una formula quanto meno dubbia, «è altamente probabile che la Russia sia responsabile dell’attentato» veniva tirato in ballo direttamente Putin? 
Quel dossier non è stato uno scherzo, perché ha scatenato una breve ma intensa riedizione della «guerra fredda», con tanto di espulsione di diplomatici russi dalle capitali europee e dagli Stati Uniti, e ha rovinato relazioni bilaterali con nefaste ricadute anche sul piano delle relazioni commerciali. 
 
L’accusa inglese all’indirizzo del Cremlino ed enfatizzata dagli organi stampa e TV mondiali era pesante (oltre che evidentemente strumentale): «Impiego di armi chimiche in territorio straniero» e «Terrorismo di stato»… altro che crisi di Cuba! 
Un’accusa simile, adesso che si è esaurito lo spauracchio dell’intervento in Siria, non può passare nel dimenticatoio e oggi che Skripal e figlia sono guariti, sarebbe bene che quegli organi stampa e tv che hanno starnazzato senza prove concrete si occupassero di fare chiarezza su un comportamento giornalisticamente poco deontologico, attribuibile più a isteria anti-russa, quando non a falso ideologico vero e proprio. 
 
In quel caso, Inghilterra e Stati Uniti per ipocrisia e l’Europa per agitazione da servetta hanno rimediato una ben magra figura a fronte di un imperturbabile Putin. 
Licenza Creative Commons  11 Maggio 2018
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